Il settore edilizio è spesso ritenuto uno dei più dannosi per la salute dell’ambiente. Nell’immaginario comune quando si pensa all’inquinamento i primi elementi che passano per la nostra mente sono le alte ciminiere delle fabbriche, nonché gli ingorghi di traffico nelle città. In realtà le ciminiere e i tubi di scarico rappresentano solamente una fetta dell’inquinamento complessivo prodotto dall’uomo. E le indagini degli ultimi anni lo dimostrano. Tra gli studi più citati in relazione all‘inquinamento provocato dal settore edile c’è per esempio il rapporto stilato dalla Global Alliance for Building and Construction in occasione della Cop25 di Madrid. In quello studio si dimostra che il settore edile è responsabile di un terzo del consumo globale di acqua potabile, del 50% dell’estrazione totale di materie prime, del 35% del consumo globale di elettricità, e infine del 39% delle emissioni mondiali di anidride carbonica. Ognuno di questi dati è allarmante, ma sicuramente a colpire maggiormente, in questo momento storico, è il dato relativo alle emissioni di CO2, il quale rende sempre più centrale il tema della decarbonizzazione del mondo dell’edilizia. Ma cosa significa decarbonizzare il settore delle costruzioni?
Il significato di decarbonizzazione
La principale sfida che il mondo si trova ad affrontare è come è noto quella dei cambiamenti climatici. Così come deciso a partire dai famosi Accordi di Parigi, e così come ribadito a Glasgow durante l’ultima Conferenza sul clima, l’obiettivo da raggiungere è quello di contenere l’aumento delle temperature al di sotto degli 1,5 gradi centigradi rispetto alle medie dell’epoca preindustriale. A determinare l’incremento delle temperature è in primo luogo la presenza di moli eccessive di anidride carbonica nell’atmosfera, in conseguenza dell’inquinamento di origine antropica. Molto del quale, come si è visto, è generato a livello dell’edilizia. È noto che attualmente la concentrazione di CO2 nell’atmosfera terrestre è di circa 390 ppm, ovvero di quasi 400 parti per milione; in epoca preindustriale, invece, la concentrazione era di sole 280 ppm.
I cambiamenti climatici, come è noto, non comportano solo l’aumento delle temperature. Si tratta infatti di un processo vizioso che porta all’aumento dei livelli dei mari, allo scioglimento dei ghiacciai e a fenomeni meteorologici estremi sempre più frequenti e sempre più forti, con siccità via via più gravi e, al contrario, un sempre maggiore rischio di inondazione. Per rallentare questo processo è necessario ridurre la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera, e quindi per l’appunto avviare un processo su larga scala – e capillare – di decarbonizzazione. A livello generale sarà quindi necessario inquinare molto, molto meno, fino ad arrivare a ridurre la CO2 presente in atmosfera attraverso apposite tecnologie in grado di “risucchiare l’anidride carbonica”.
Essendo il settore delle costruzioni tra i principali responsabili dell’inquinamento, tra le priorità vi è anche quella di decarbonizzare l’edilizia, attraverso diversi percorsi.
Come decarbonizzare l’edilizia
L’edilizia sostenibile è già di per sé volta alla decarbonizzazione dell’intero ciclo di vita dell’edificio. Sul fatto che sia necessario percorrere questa strada non ci sono dubbi: l’obiettivo della neutralità carbonica, e quindi di fatto delle emissioni zero, non può essere né posticipato né mancato. Ma da dove si può iniziare? Quali sono le priorità per la decarbonizzazione del settore delle costruzioni? A dare una risposta completa ci ha provato tra gli altri anche il Green Building Council Italia, il quale come è noto è un’associazione senza scopo di lucro che mira a incentivare la diffusione dell’edilizia sostenibile e circolare.
Il primo step, secondo il GBC Italia, dovrebbe essere costituito dall’incentivazione e dalla condivisione dell’uso di energia da fonti rinnovabili all’interno degli edifici e degli interi quartieri. Non basta però avere la certezza di poter contare su fonti green. È necessario anche costruire degli edifici effettivamente efficienti dal punto di vista energetico. E ancora, stando al GBC è obbligatorio sviluppare a 360 gradi il concetto di economia circolare, il quale si dispiega con il reimpiego dei componenti edili risultanti dalla decostruzione selettiva degli edifici, dall’uso di materiali riciclati e via dicendo.
Verso i Nearly Zero Energy Building
Gli edifici del futuro devono essere a zero emissioni, o quasi. L’etichetta più utilizzata per indicare queste costruzioni del futuro è NZEB, ovvero “Nearly Zero Energy Building”, a indicare edifici che hanno un consumo ridotto di energia che, in ogni caso, deve essere prodotta in modo del tutto sostenibile. Per raggiungere questo obiettivo la sostenibilità della costruzione deve essere studiata a tavolino in precedenza, attraverso la progettazione di elementi per l’isolamento dell’involucro, per le facciate ventilate, per il raffrescamento passivo, per lo sfruttamento delle risorse locali, per la riduzione degli sprechi, per l’eventuale produzione in loco di energia e via dicendo.
Va detto per completezza che, a fianco di NZEB, si parla anche degli NZCB, ovvero degli edifici a emissioni zero. I concetti potrebbero sembrare molto simili – e in effetti lo sono. Il secondo può però essere ancora più strettamente connesso alla decarbonizzazione in edilizia, concentrandosi direttamente sulla quantità di sostanze inquinanti emesse, andando a misurare i chilogrammi di anidride carbonica per ogni metro di superficie.
Il settore edilizio verso la decarbonizzazione
Come si può intuire, quindi, parlare di decarbonizzazione in edilizia significa fare riferimento a tanti temi differenti, spaziando dalle materie prime usate per la costruzione fino all’efficienza energetica degli edifici, per arrivare infine alla riutilizzabilità dei materiali al momento della riqualificazione.
Volendo dividere l’argomento delle decarbonizzare dell’edilizia in macroaree, si potrebbe parlare distintamente dei materiali da costruzione, dell’efficienza energetica e dello sviluppo urbano sostenibile.
Guardare ai materiali da costruzione significa ridurre le emissioni di carbonio relative alla costruzione vera e propria, a partire dall’anidride carbonica emessa per trasformare le materie prime in mattoni, in cemento, in assi e via dicendo.
Per quanto riguarda l’efficienza energetica, è necessario partire dalla riduzione del fabbisogno energetico dell’edificio, a livello di riscaldamento, di condizionamento, di illuminazione e via dicendo. Allo stesso tempo, si parla dell’eliminazione degli sprechi, nonché dell’uso di energia pulita, prodotta preferibilmente in loco.
Decarbonizzare l’edilizia, infine, significa anche pensare allo sviluppo urbano nel suo complesso: l’obiettivo deve essere quello di avere quartieri e città in cui sia possibile, vantaggioso e piacevole muoversi a piedi, in bicicletta o comunque con mezzi a bassissime o nulle emissioni. Come si può capire, quindi, la sfida della decarbonizzazione dell’edilizia non si conclude con la costruzione del singolo edificio.