I dieci stadi più grandi d’Europa sono anche simboli delle città che li ospitano, spesso al centro di ambiziosi progetti di riqualificazione che ne migliorano l’aspetto senza alterarne il loro originale fascino. Ma il concetto di stadio ha radici millenarie che affondano nell’antica Grecia e che spiegano come queste strutture si siano evolute nel corso della storia.
La parola “stadio” deriva da stade, termine che i greci usavano per indicare la distanza percorsa nelle prime corse a piedi (circa 180 metri). I primi stadi erano lunghi e stretti, tipicamente a forma di U o di ferro di cavallo. Spesso erano scavati nei fianchi delle colline, come quelli di Tebe, Epidauro e Olimpia, sede dei primi Giochi Olimpici nel VIII secolo a.C.
I Romani migliorarono il design degli stadi greci, creando il circo e l’anfiteatro. Il circo, come il Circo Massimo di Roma, veniva usato per le corse dei carri; l’anfiteatro, come il Colosseo, era invece pensato per le gare dei gladiatori, concentrandosi più sulla vista offerta agli spettatori che sulle dimensioni dell’arena.
Dopo il declino dell’Impero Romano passarono quasi due millenni prima della rinascita degli stadi, guidata dalla ripresa dei Giochi Olimpici nel 1896. Considerato il “padre” degli stadi moderni, quello utilizzato per la prima Olimpiade dell’era moderna ad Atene è stato una ricostruzione di quello fatto erigere da Erode Attico. Seguì il White City Stadium nel 1906, che ospitava 150.000 spettatori e vantava la prima tribuna coperta della storia.
Con il passare del tempo, gli stadi diventano non solo più grandi e tecnologicamente avanzati, ma anche più sostenibili e multifunzionali. Un esempio è lo spettacolare Al Bayt Stadium realizzato da Webuild per la Coppa del Mondo FIFA Qatar 2022, un impianto ipertecnologico dove la sostenibilità si sposa con la tecnica ingegneristica.