Qual è l’origine dei nomi femminili dietro alle Tunnel Boring Machine? E perché a queste grandi talpe meccaniche che attraversano montagne e scavano anche tunnel sotterranei per realizzare metropolitane, gallerie ferroviarie, stradali e idrauliche, sono sempre stati assegnati nomi di donne?
Martina è stata la prima Tunnel Boring Machine (TBM) da record che ha lavorato in Italia. E precisamente nel tratto della Variante di Valico tra Sasso Marconi e Barberino del Mugello: 15,62 metri di diametro, 110 metri di lunghezza e un peso complessivo di 4.500 tonnellate. In Australia, a Melbourne, Zelda e Gillian hanno da poco iniziato a scavare le gallerie del North East Link, che una volta completato sarà il tunnel stradale più lungo della città e dell’intero stato.
Una tradizione risalente al XVI secolo
La tradizione di assegnare nomi femminili alle Tunnel Boring Machine risale al 1500, quando minatori e operai che lavoravano con gli esplosivi invocavano la protezione di Santa Barbara contro i fulmini e il fuoco. E, di conseguenza, contro le morti causate da esplosioni. Con il tempo, la santa è diventata la patrona dei minatori e dei vigili del fuoco.
Donne che hanno lasciato un segno nella storia
Anche se le TBM hanno sostituito gli esplosivi nello scavo delle gallerie, è rimasta invariata la tradizione di invocare la protezione di Santa Barbara e assegnare un nome femminile ad ogni talpa meccanica. Ma questi nomi vengono scelti anche in ricordo di donne che hanno lasciato un segno nel corso della storia. La TBM Zelda in funzione a Melbourne, per esempio, si chiama così in omaggio ad una delle più importanti attiviste per i diritti delle donne nello stato australiano di Victoria, Zelda D’Aprano (1928-2018) che si batté per la parità salariale tra i sessi. Mentre Gillian, l’altra macchina in funzione a Melbourne, è stata chiamata così in onore della fondatrice della prima banca del latte materno del Paese, la dottoressa Gillian Opie.