La Statua della Libertà, l’Empire State Building, il Rockefeller Center, il Ponte di Brooklyn, Times Square, la stazione Grand Central Terminal: indubbiamente New York è una città ricca di attrattive per gli appassionati di architettura. E il fascino architettonico di questa città continua a cresce e a evolvere, con la costruzione di nuove importanti strutture: si pensi all’One Manhattan West e agli altri nuovi grattacieli pronti a ridefinire lo skyline newyorkese. Tra le costruzioni che maggiormente incuriosiscono i visitatori – e non solo – negli ultimi anni c’è senz’altro l’Oculus di New York, ovvero il World Trade Center Transportation Hub. Vediamo la storia e le caratteristiche di questa originalissima struttura, disegnata da Santiago Calatrava.
La storia dell’Oculus New York
Questa struttura dalle forme decisamente stravaganti è un importante nodo di trasporto della città, ed è posizionato nella porzione sotterranea tra la torre 2 e la torre 3 del World Trade Center. Rappresentando insieme ad altre costruzioni nel quartiere la rinascita della città dopo i tragici attacchi dell’11 settembre 2001, l’Oculus può contare su una preistoria molto lunga e interessante.
Lì dove sorge l’Oculus, infatti, nel 1909 era stato costruita una stazione denominata Hudson Terminal, che servì la città fino agli anni Sessanta, ovvero fino al momento in cui iniziarono i lavori per la realizzazione del complesso degli edifici del World Trade Center: al posto dell’Hudson Terminal venne costruita per l’appunto una stazione denominata World Trade Center. Distrutta dagli attacchi terroristici dell’11 settembre, nel 2003 la stazione è stata sostituita con una struttura provvisoria, per poi dare il via alla costruzione dell’Oculus: Santiago Calatrava presentò il progetto della struttura “alata” nel 2004, e la costruzione prese il via ufficiale nel 2008, per arrivare a una prima apertura parziale al pubblico e ai pendolari nel 2016.
L’Oculus di Calatrava
Indicata come una delle stazioni ferroviarie più costose di tutto il mondo, l’Oculus non manca certamente di stupire. Si tratta di una costruzione per gran parte sotterranea, che si sviluppa con una forma ellittica in pianta. All’esterno questa stazione della PATH (Port Authority Trans-Hudson) presenta invece due grandi archi protesi in modo fiero e audace verso l’alto, ricordando due ali di fenice. Questa visione fiera, anche per via del colore bianco, riesce a simboleggiare in modo efficace la rinascita di New York dopo i tragici eventi di inizio Millennio. Queste due arcate si innalzano di circa 50 metri da terra.
Se l’esterno colpisce, l’interno affascina in modo ancora maggiore. La superficie interna di ben 74.000 metri quadrati è infatti illuminata grandiosamente da una luce zenitale, caratteristica peculiare di questa struttura che dà il senso all’intero disegno. Il modello per la costruzione dell’Oculus sarebbe stato infatti il Pantheon romano, e nello specifico, il suo oculo – che dà il nome alla stazione. Se però nell’edificio fatto costruire da Adriano l’oculo è rotondo, nell’Hub di Calatrava si ha invece una lunga e stretta vetrata in chiave di volta, posta in mezzo alle due ali, come una spina dorsale.
Fin da subito questo progetto attirò delle critiche estremamente positive, anche in relazione al significato simbolico che l’architetto spagnolo e l’intera città di New York attribuivano alla nuova stazione del World Trade Center. Importanti critici di architettura come Herbert Muschamp e Michael Kimmelman ebbero a sottolineare per esempio la dimensione spirituale della nascente struttura.
Va peraltro detto che il Pantheon Romano non è l’unico modello di Calatrava. Altro importante riferimento sarebbe infatti la Galleria Vittorio Emanuele II di Milano, che avrebbe fornito all’architetto uno spunto diverso per concepire e progettare lo spazio urbano: all’interno dell’Hub, nelle intenzioni dell’architetto, il fruitore dovrebbe sentirsi protetto ma allo stesso tempo parte attiva del tessuto civile newyorkese.
L’Oculus di New York e l’italiana Cimolai
A essere italiani non sono solamente i riferimenti architettonici di Calatrava. Anzi: la struttura dell’Oculus di New York porta in buona parte una firma italiana, più precisamente pordenonese.
La struttura metallica dell’Oculus, infatti, è stata realizzata dall’azienda di carpenteria metallica Cimolai, fondata nel 1949 da Armando Cimolai e oggi diretta da Luigi Cimolai. Ogni singolo pezzo dell’imponente struttura è stato realizzato in Italia, e quindi trasportato a New York via nave. Cimolai, del resto, non è un’azienda nuova a questo genere di imprese internazionali: tra i grandi progetti seguiti dall’impresa di Pordenone ci sono infatti per esempio lo stadio di Atene, lo stadio di Cardiff, il Mo.S.E, The Vessel e tante altre strutture innovative.
Le critiche negative all’Oculus di Calatrava
L’Oculus di New York non è stato certamente esente da critiche negative. Si parte per esempio dalla questione legata al costo per la costruzione della nuova stazione del World Trade Center, che sarebbe raddoppiato rispetto alle stime iniziali, arrivando a sfiorare i 4 miliardi di dollari, con non poche voci arrivate a parlare di un esagerato spreco di denaro pubblico per un’opera che ha conosciuto dei forti ritardi nella costruzione. Vista la stravaganza delle linee esterne, non potevano mancare poi critiche dirette verso l’estetica dell’edificio, per alcuni eccessivamente pesante, e quindi lontana dall’ideale di leggerezza che due ali dovrebbero trasmettere.
Sono poi stati indicati alcuni errori più squisitamente tecnici, come per esempio l’esigua larghezza delle scale, le quali risulterebbero così inadeguate per accogliere i tanti pendolari nell’ora di punta. È poi stato sottolineato che il marmo bianco utilizzato per la pavimentazione potrebbe risultare scivoloso in caso di maltempo, non risultando quindi sicuro per gli utenti della stazione.
È difficile del resto trovare delle opere di Santiago Calatrava totalmente esenti da critiche negative o dubbiose: le sue costruzioni sono infatti state definite spesso controverse. Si pensi per esempio al Ponte della Costituzione di Venezia, il quale, assalito dalla tipica umidità lagunare, si è trasformato ben presto in un passaggio estremamente scivoloso, ma anche alla critiche raccolte per la Ciutat de les Arts i les Ciències realizzata a Valencia, nella sua città natale.
Al di là delle immancabili critiche, l’Oculus è certamente un edificio affascinante, che merita senza dubbio una visita durante un tour di New York. Si tratta del resto di un passaggio per molti versi obbligato, rappresentando il nodo fondamentale per la mobilità urbana tra Lower Manhattan e tutti gli altri distretti della città.