Tra Trentino Alto Adige, Lombardia e Svizzera si trova il valico automobilistico più alto di tutto il nostro Paese, nonché il secondo più alto d'Europa. Si tratta del Passo dello Stelvio, dall'alto dei suoi 2.758 metri sul livello del mare. Vista l’altitudine, non a caso, questo tracciato viene soprannominato dagli appassionati come “Tetto d'Italia” o come “Regina delle Strade”, ed è considerato ancora oggi – pur essendo passati quasi due secoli dalla sua realizzazione – un vero e proprio capolavoro nel mondo delle costruzioni stradali. Il passo dello Stelvio conta 24,7 chilometri di strada da una parte (versante nord-est) e 22 chilometri dall'altra (versante sud-ovest). E ancora, se il versante che si snoda in Lombardia conta in tutto 36 tornanti, quello che si inerpica dalla parte altoatesina ne vanta ben 48, per la gioia di ciclisti e motociclisti, oltre che di fotografi e instagrammer.
In realtà i versanti del Passo dello Stelvio sono in tutto tre. Tre chilometri a valle della parte lombarda, infatti, si incontra anche la strada che proviene dal Passo Umbrail – più conosciuto in Italia come Giogo di Santa Maria – a sua volta il valico più alto della Svizzera, posto a un'altitudine di 2.503 metri e costruito nel 1901, sul confine italo-svizzero. Vista la sua altezza, il Passo dello Stelvio non può che rimanere chiuso durante tutto il periodo invernale: solitamente questo valico automobilistico è infatti sommerso dalla neve da ottobre a maggio, anche se talvolta la neve arriva anche durante l'estate, causando delle chiusure improvvise (ma solitamente brevi) del passo.
Un valico particolarmente amato
Non deve stupire il particolare amore per questo valico che si trova tra le vette delle Alpi Retiche Occidentali e le vette delle Meridionali, è compreso all'interno del Parco Nazionale dello Stelvio e costituisce il collegamento tra Bormio e la Valtellina e tra Trafoi e la Val Venosta. Vi sono diversi motivi quindi per guardare con affetto a questa zona davvero spettacolare. Lo Stelvio è caro agli sciatori per il suo ghiacciaio che, protetto dalle cime dell'Ortles Cevedale, assicura a tutti gli appassionati la più estesa delle aree sciistiche estive alpine, con più di 20 chilometri di piste aperte quando tutte le altre sono chiuse, generalmente da aprile e novembre. Lassù è possibile praticare sci di fondo in piena estate e non è quindi un caso se il Passo dello Stelvio sia considerato prezioso dagli atleti dello sci italiano e internazionale, ma non solo.
Il valico è un vero e proprio tempio anche per gli appassionati di ciclismo che qui possono affrontare salite – da tutti i lati – faticose, ma scenografiche e appaganti come poche altre. A impreziosire il passo vi è il titolo di Cima Coppi che durante il Giro d'Italia il campionissimo si aggiudicò in occasione di una delle vittorie più importanti di tutta la sua ricca carriera. Non mancano ovviamente gli alpinisti e gli escursionisti che raggiungono il Passo dello Stelvio per affrontare le traversate e le vette da qui raggiungibili, così come i tanti turisti che approfittano di questo scenografico passaggio per spostarsi da una parte all'altra delle Alpi: si tratta, a detta di molti, di una meta che merita d'essere visitata almeno una volta nella vita, non fosse per la sua lunga e avvincente storia.
La storia del valico del Passo dello Stelvio
Il valico dello Stelvio non è certo stato costruito ieri. Pur essendo il secondo più alto d'Europa – secondo solamente al Colle dell'Iseran, più alto di soli 12 metri rispetto allo Stelvio e inaugurato nel 1937 – questo passaggio in mezzo alle Alpi è stato costruito in un'epoca in cui non c'erano molte macchine in grado di agevolare il lavoro dell'uomo. Si parla infatti dei primi decenni dell'Ottocento, quando Francesco II d'Asburgo – il primo dell'Impero Austriaco – decise di collegare Milano, allora sotto il dominio asburgico, con la Val Venosta, passando per la via più breve, ovvero la Valtellina. La prova non era da poco, vista l'asprezza dei versanti, l'altezza del Passo e la lunghezza del tracciato da costruire. Il progetto dell'opera fu affidato a un ingegnere di Sondrio, Carlo Donegani, esperto di ingegneria stradale d'alta montagna che aveva già dimostrato le sue doti nel progettare la strada che attraversa il passo della Spluga, alto 2.117 metri. Il passo, già dal Medioevo e ancora prima dall'epoca romana, era percorso da mercanti che passavano per il Giogo di Santa Maria per scambiare merci tra le terre elvetiche e il Ducato di Milano. Ma non esisteva nulla che potesse aiutare la costruzione via tra la Val Venosta e la Valtellina. Non stupisce quindi il gran numero di operai necessari per i lavori che iniziarono nel 1822 e finirono, tra il plauso generale, già 3 anni dopo, nel 1825, quando l'opera fu completata con una spesa totale di circa 3.000.000 fiorini.
Appena completato il valico questo fu immediatamente protetto da quattro fortificazioni militari. Dalla parte austriaca si consolidò lo sbarramento Gomagoi, con il forte Gomagoi, il forte Kleinboden e il forte Weisser Knott. Proprio sul passo, invece, fu costruito il forte Goldsee, del quale sono tuttora visibili le macerie.
Oggi il valico chiude durante tutta la stagione invernale. Nel corso dell'Ottocento e fino allo scoppio della Grande Guerra, invece, si racconta che il Passo dello Stelvio restasse sempre aperto, grazie all'opera di incessante rimozione della neve da parte di un servizio di spalatori, così da permettere il passaggio continuo delle diligenze.
Durante la Prima Guerra Mondiale il Passo dello Stelvio si trasformò in teatro di guerra, con scontri tra l'esercito italiano e quello austriaco: il primo voleva ovviamente bloccare l'avanzata del secondo, il quale del resto, viste le difficoltà del territorio, mise in campo un numero limitato di offensive. Si trattò dunque di una gelida guerra di trincea, col numero maggiore di morti causato non tanto dalle armi, quanto invece dal freddo e dalle slavine.