Negli ultimi tempi si è tornato a parlare a gran voce del Treno delle Dolomiti e il progetto è stato rilanciato. I motivi che hanno spinto di nuovo al centro del dibattito pubblico questo progetto, tornato più volte ad essere oggetto di attenzioni nel corso degli anni, sono diversi. Per prima cosa, c'è il fatto che nel 2026 è previsto il completamento del Tunnel di base del Brennero, la galleria ferroviaria che permetterà di collegare Fortezza a Innsbruck in soli 25 minuti – rispetto agli 80 odierni – grazie alla riduzione della lunghezza e della pendenza del tracciato. Questo è un aspetto determinante nella valutazione del progetto “Treno delle Dolomiti”, in quanto l'apertura del Tunnel ridurrà ulteriormente i tempi di percorrenza della linea Berlino-Palermo, avvicinando inoltre le città dolomitiche ad importanti centri oltreconfine, quali Monaco e Vienna.
Ferrovia delle Dolomiti: i fattori determinanti del nuovo progetto
Il Tunnel di base del Brennero non è l'unico fattore citato da chi propende per la realizzazione del Treno delle Dolomiti. Un’ulteriore spinta alla riconsiderazione del progetto è arrivata dalla candidatura e quindi dall’assegnazione delle Olimpiadi Invernali 2026, che si terranno come è noto tra Milano e Cortina. Una linea ferroviaria in grado di collegare Trento, Bassano, Feltre, Belluno, Calalzo, Cortina, Dobbiaco, Bressanone e Bolzano, e quindi di nuovo Trento – questo il tracciato del Treno delle Dolomiti - non può che essere vista come una grossa opportunità in vista di questo seguitissimo evento sportivo.
Dopo il Tunnel del Brennero e le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina, un terzo importante fattore che alimenta il progetto del Treno delle Dolomiti è il ripensamento della mobilità nei territori dolomitici. Fin dal 2009, anno in cui le Dolomiti sono state dichiarate Patrimonio dell'Umanità, l'UNESCO sottolinea infatti la necessità di limitare il traffico automobilistico per non compromettere questo ambiente unico.
Esistono anche, d’altra parte, le ragioni dei detrattori del Treno delle Dolomiti. Secondo coloro che rigettano il progetto della nuova ferrovia delle Dolomiti, si tratterebbe di un’opera estremamente costosa, il cui effettivo ritorno economico è per molti versi ancora in dubbio. Non manca, inoltre, chi punta il dito contro la pericolosità di avviare rumorosi cantieri in luoghi delicati e in parte incontaminati, come lo sono ad esempio le pendici del Gruppo del Sella e quelle al di sotto delle magnifiche 5 Torri.
Non bisogna dimenticare, però, che un tempo una ferrovia delle Dolomiti esisteva già: fu proprio il “treno storico delle Dolomiti” a risultare determinante per la riuscita delle Olimpiadi Invernali del 1956, svoltesi a Cortina d'Ampezzo.
Treno storico delle Dolomiti: storia della Ferrovia Calalzo-Dobbiaco
Ci sono ancora molte persone che ricordano nostalgicamente la Ferrovia delle Dolomiti, che fino al 1964 ha collegato Calalzo, Cortina e Dobbiaco. Heros Deppi, l'ultimo capostazione di Cortina D'Ampezzo, ricorda sulle pagine de Il Cadore che «con il trenino arrivavano personaggi da ogni parte del mondo, rappresentanti della politica, della TV, cantanti in voga al momento, registi, attori, tra questi ricordo Sofia Loren e Alberto Sordi», per poi sottolineare che la ferrovia venne messa in pensione «ignorando l’importanza culturale e turistica che rappresentava, quel trenino bianco-azzurro veniva soppresso».
Per più di quarant'anni la storica Ferrovia delle Dolomiti fu il principale collegamento tra la Val Pusteria e il Cadore, unendo le province di Bolzano e di Belluno.
I primi progetti per questa ferrovia di montagna furono realizzati già sotto il regno asburgico, a partire dal 1865. Solo durante la Prima Guerra Mondiale, però, i soldati austriaci prima e quelli italiani poi costruirono alcuni primi tratti di ferrovia a scartamento ridotto. Questi monconi vennero completati e unificati nel 1920, per permettere l'entrata effettiva in servizio per uso civile l'anno seguente.
Migliorata via via da continui interventi nei decenni successivi, la Ferrovia Calalzo-Dobbiaco giocò un ruolo da protagonista in occasione delle Olimpiadi Invernali del 1956, trasportando atleti, organizzatori, giudici e spettatori, nonché grandi personalità come Giovanni Gronchi, allora Presidente della Repubblica. Di certo il seguito di pubblico a quei tempi non era paragonabile a quello che si riscontra oggigiorno durante simili eventi, eppure quello che in origine poteva esser considerato un semplice “trenino delle Dolomiti” si ritrovò a fronteggiare un numero di utenti ben oltre i suoi standard, trasportando fino a 7.000 passeggeri al giorno.
Negli anni seguenti, visto il progressivo calo dei passeggeri e l'aumento dei costi di manutenzione – la cui necessità fu resa plateale da un tragico incidente del '60 che causò due morti – si decise di ridurre l'attività del trenino delle Dolomiti, sino a giungere alla decisione di chiudere del tutto la storica Ferrovia Calalzo-Dobbiaco il 17 maggio del '64.
Oggi, complici le esigenze di una nuova e più sostenibile mobilità, al centro del tavolo c'è il progetto di un nuovo Treno delle Dolomiti, ben più ambizioso di quello passato, innanzitutto per quanto riguarda la lunghezza del tracciato: non si parla più di collegare Calalzo e Dobbiaco, quanto invece di “circumnavigare” le Dolomiti – non a caso si fa spesso riferimento al progetto con il nome di “Ring Dolomiti”.
Nuovo Treno delle Dolomiti: il progetto
Il nuovo Treno delle Dolomiti permetterebbe di muoversi da Venezia a Cortina d'Ampezzo in meno di due ore, e di collegare i meravigliosi paesaggi dolomitici a tutte le grandi città mitteleuropee (e non solo). A moltiplicare la portata dell'opera ci sarebbe proprio l'unicità dei territori attraversati, con un tratto del tracciato a cremagliera che, imitando il famoso “trenino rosso del Bernina”, porterebbe il Treno delle Dolomiti ad arrampicarsi sulle pendici delle Tofane.
Visto il tracciato, i detrattori tuonano contro la pericolosità di aprire cantieri in un contesto montano come quello dolomitico. Ma alla base del progetto vi sono in realtà principi di sostenibilità ambientale: il nuovo Treno delle Dolomiti si propone come mezzo a basso impatto ambientale per raggiungere quelle stesse Dolomiti in modo ecocompatibile, tanto più che si ipotizza l'utilizzo di treni alimentati a idrogeno (anche se, al momento, non vi è notizia di locomotive a cremagliera di questo tipo).
Va peraltro detto a proposito del cosiddetto Ring Dolomiti - come sottolineato da uno dei sostenitori storici del progetto, Mauro Gilmozzi, ex Assessore trentino alle Infrastrutture e all'Ambiente – che «per gran parte questo anello c'è già».
A giocare a favore del nuovo Treno delle Dolomiti ci sono poi due nuove opere di successo in territorio altoatesino, con la recente riattivazione delle storiche ferrovie della Val Venosta e della Val Pusteria. Inoltre, è stata la stessa mente dietro al rinnovamento delle ferrovie sudtirolesi, Helmuth Moroder (uno dei massimi esperti altoatesini di mobilità), a proporre il progetto di un treno a cremagliera tra Cortina e Bolzano, capace di risalire l'altopiano dello Scillar.
Negli ultimi mesi sembrano però soffiare venti freddi sul Treno delle Dolomiti e il suo tracciato: la STA - Strutture Trasporto Alto Adige, che aveva avuto l'incarico di studiare la fattibilità dell'opera, ha comunicato esito negativo. C'è però un “ma”: se il treno dovesse arrivare effettivamente a Cortina, per stessa ammissione della STA, il numero dei passeggeri salirebbe, rendendo l'opera conveniente.
Il parere conclusivo spetta in particolar modo alla Regione Veneto. I tempi, però, stringono: il conto alla rovescia in vista delle Olimpiadi Invernali del 2026 è già iniziato.