L’Unione Europea deve investire di più nelle infrastrutture per ribaltare anni di ritardo e sostenere la recente ripresa economica della regione. A dirlo è la BEI, la Banca Europea degli Investimenti che – all’interno del suo Rapporto annuale – richiama il valore strategico delle infrastrutture come volano di sviluppo.
L’istituto, controllato proprio dai 28 stati membri dell’Ue, spiega che, sebbene gli investimenti pubblici, tanto nelle infrastrutture quanto in altri settori, abbiano superato la fase di declino, tuttavia rimangono ancora oggi al livello più basso degli ultimi 20 anni, in contrasto netto con gli investimenti privati. E il ritardo si fa sentire in modo più forte nei paesi più periferici dell’Unione.
«C’è bisogno – si legge nell’“Investment Report 2017/2018: From Recovery to Sustainable Growth” – di far tornare gli investimenti pubblici nelle infrastrutture una priorità e quindi di garantire una maggiore pianificazione, mettendoli in primo piano rispetto alle altre opportunità di investimento».
Il rigore finanziario – conseguenza della crisi economica globale esplosa dieci anni fa – è stato uno degli ostacoli più grandi agli investimenti e la loro carenza comincia a farsi sentire in tutto il continente, a partire dalla Germania che è crollata nelle classifiche internazionali. Come conferma il Global Competitiveness Report 2016-2017 del World Economic Forum, dal 2006 ad oggi, la più grande economia del Vecchio Continente è passata dalla terza alla 13esima posizione per la qualità delle sue infrastrutture. Nello stesso periodo è scesa al 16° posto per la qualità delle strade, all’11° per la qualità delle linee ferroviarie e al 12° per quella degli aeroporti.
Guardando invece agli investimenti totali ( quindi in tutti i settori), il Rapporto della BEI afferma che gli stessi sono aumentati ad un ritmo più veloce rispetto a prima della crisi. Tra il 2013 e il 2016 hanno raggiunto un tasso di crescita del 3,2% contro il 2,8% messo a segno prima del 2008.
«Questo rilancio degli investimenti – spiega il Rapporto – è stato supportato dalla ripresa economica, accompagnata da un miglioramento del tasso di occupazione così come del reddito disponibile».
Gli investimenti privati fatti dalle aziende – una parte del totale analizzato dalla BEI – sono aumentati soprattutto in alcuni settori come quello dei macchinari. E sono aumentati in questi anni anche gli investimenti delle famiglie.
Di contro, il sostegno pubblico è rimasto al palo, soprattutto in proporzione al PIL dell’Unione e infatti con una quota del 2,7% siamo al livello più basso degli ultimi 20 anni.
«Mentre la ripresa economica così come il rilancio degli investimenti privati si diffondevano – si legge nel Rapporto – si sente ancora forte l’assenza dell’azione politica che dovrebbe inserire le infrastrutture tra le priorità degli Stati, sostenere lo sviluppo, e mettere in primo piano le sfide strutturali che l’Europa è chiamata ad affrontare».
È vero che «gli investimenti nelle infrastrutture hanno interrotto il loro declino, ma è anche vero che sono tuttora inferiori del 20% rispetto ai livelli pre-crisi, e questo contribuisce a rallentare l’economia».
«Gli investimenti nelle infrastrutture – aggiunge il Rapporto – sembrano ormai stabili all’1,8% del PIL, in calo rispetto al picco del 2,2% registrato nel 2009, con i trasporti che più di altri settori vivono un momento di particolare difficoltà. Un ritardo che è ancora più forte in Paesi che già pagano la bassa qualità delle loro infrastrutture».
Il Report spiega inoltre che il rigore fiscale in molti paesi dell’Ue ha contribuito alla contrazione degli investimenti nelle infrastrutture, proprio perché si basava sul taglio della spesa in conto capitale (gli investimenti) a favore della spesa ordinaria, come quella sociale.
«Una parte del declino degli investimenti pubblici, compresi quelli nelle infrastrutture, può anche essere legato a cambiamenti economici strutturali. Tuttavia, in molti paesi la qualità delle infrastrutture esistenti è andata peggiorando insieme al taglio degli investimenti».
Citando i risultati annuali del Group Survey on Investment and Investment Finance (EIBIS), la BEI ribadisce nel Rapporto che per i prossimi tre anni i trasporti rappresentano la seconda priorità in termini di investimenti pubblici, dopo l’educazione.
Le aziende vedono infatti l’arretratezza delle infrastrutture in questo settore come un ostacolo al business, reso più difficile da superare anche a causa della rigidità delle regolamentazioni.
«Gli investimenti fatti dalle società di progetto – conclude il Rapporto – sono ancora inferiori ai livelli pre-crisi. Inoltre, le partnership pubblico-private rappresentano solo il 6% degli investimenti nelle infrastrutture. E le regole sempre più rigide per l’accettazione delle PPP così come la lentezza nell’azione dei governi mettono a rischio anche questi investimenti».