Il 2017 sarà l’anno della grande ripartenza per il mercato mondiale delle costruzioni. Nuovi cantieri, grandi investimenti, opportunità di lavoro spunteranno sulla gran parte dei mercati internazionali, con alcune regioni che traineranno la crescita generale.
Secondo il Rapporto 2017 sul mercato delle costruzioni realizzato dal Cresme (il Centro ricerche economiche e sociali del mercato dell’edilizia, uno dei più prestigiosi centri di ricerca sul settore in Italia) nel prossimo anno gli investimenti a livello mondiale nelle costruzioni cresceranno del 2,7%, per raggiungere il 3% nel 2018 e il 3,3% nel 2019. In termini assoluti si passa dai 7.824 miliardi di euro del 2016 agli 8.037 miliardi del 2017, fino agli 8.281 miliardi del 2018 e agli 8.555 miliardi del 2019.
A sostenere questo trend, che durerà almeno fino al 2020, saranno l’Africa (dove gli investimenti cresceranno nei prossimi quattro anni del 4,4%), l’Oceania (+4,3%), l’Asia (+3%) e gli Stati Uniti (+2,9%).
I risultati dei big contractors
Analizzando i dati di sintesi del 2015, per valutare i trend, il Rapporto 2017 del Cresme valuta i risultati ottenuti dai 250 big contractors, tra cui Salini Impregilo, che si dividono il mercato delle grandi opere su scala mondiale, rilevando per i 250 big un fatturato cumulato nel 2015 di 1.397 miliardi di dollari, di cui 897 realizzati su mercati nazionali e 500 miliardi su mercati esteri.
Dall’analisi emerge un quadro sui settori e i mercati di riferimento per un business miliardario che inevitabilmente risente dei principali eventi mondiali, dalle incognite per la Brexit al calo del prezzo del petrolio, dal rallentamento della crescita cinese alle elezioni statunitensi.
I trasporti
Nel mercato globale delle grandi opere sono i trasporti a fare la parte del leone. Analizzando il fatturato realizzato sui mercati esteri, il comparto è l’unico – insieme a quello degli impianti idrici – a segnare una crescita tra il 2014 e il 2015, e assorbe da solo quasi il 30% del mercato globale delle infrastrutture.
Il Rapporto Cresme calcola infatti che nel 2015 il fatturato su mercati esteri dei big contractors attivi nei trasporti abbia raggiunto i 139,6 miliardi di dollari, in aumento del 2,8% rispetto all’anno precedente. Il settore si conferma così il più ricco sul mercato, davanti agli impianti petroliferi (114,4 miliardi), alle strutture edilizie (106,8 miliardi), all’energia (54,1 miliardi), tre comparti che al contrario hanno assistito nel corso del 2015 ad una contrazione del fatturato, rispettivamente dell’8,7, dell’8,4 e dello 0,5%.
Aeroporti, strade, ponti, tunnel, ferrovie, canali, porti sono quindi le opere dove si concentra la quota maggiore di investimenti pubblici e privati, dove aumenta la competizione tra i soggetti in campo e dove il mercato per i big contractors si fa economicamente più interessante.
Chi sale: Usa, America Latina, Nord Africa
Le regioni e gli stati che più di tutti gli altri hanno registrato tassi di crescita per i fatturati dei big contractors sono tre. Il primo è rappresentato dagli Stati Uniti: nel 2015 il fatturato è passato da 51 a 53 miliardi di dollari (+4,4%). Guardando al futuro, il mercato americano è uno dei più interessanti anche a seguito dell’esito elettorale. Il Presidente eletto Donald Trump ha infatti messo gli investimenti infrastrutturali al centro della sua agenda politica, annunciando un piano di rilancio simile a quello che gli Usa hanno vissuto dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Anche l’America Latina si conferma un mercato molto vitale. Il rapporto Cresme indica che il fatturato è passato da 50 a 53 miliardi, crescendo del 4,9%. In questo caso, sono paesi come Cile, Perù e Colombia a trainare la volata delle grandi opere nella regione.
La terza regione in crescita è quella nordafricana che mette a segno il balzo più elevato (+6,7% in un anno) passando da 23,5 a 25 miliardi di fatturato prodotto dai big contractors presenti. In Africa, il bisogno di nuove infrastrutture è elevato e molti Paesi hanno avviato progetti infrastrutturali, soprattutto di tipo energetico, per alimentare la crescita economica e sociale del continente.
Chi scende: Cina, Europa, Medio Oriente
Il rallentamento della crescita cinese ha scombinato il peso dei mercati nel business dei 250 big contractors mondiali. Il mercato asiatico e australiano – che vale 121 miliardi di dollari (il 25% del totale) – ha infatti subito nel 2015 una contrazione del 12%.
Un discorso simile vale per l’Europa e il Medio Oriente: il mercato dei big nel Vecchio Continente ha totalizzato 93 miliardi di dollari, in calo rispetto al 2014 del 6,4%, mentre in Medio Oriente le grandi aziende hanno fatturato nel 2015 77 miliardi di dollari (-3% sull’anno precedente). Il calo del Medio Oriente è principalmente dovuto ai progetti infrastrutturali legati al petrolio o al gas, mentre continua ad essere interessante per le imprese il mercato delle grandi opere civili. Il solo Kuwait – riporta lo studio – prevede progetti infrastrutturali per 83 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. E i Mondiali del 2022 rappresenteranno sicuramente un’ulteriore opportunità di crescita per tutti gli stati della regione.