Un approccio alle infrastrutture “green” che sia collettivo e condiviso, almeno in tutte le grandi città e nei loro piani di sviluppo. È questo l’obiettivo della Cop26, la Conferenza delle Nazioni Unite su i cambiamenti climatici che si tiene a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre. L’intento è quello di scovare soluzioni che, secondo gli organizzatori, vanno cercate anche nella sperimentazione di modelli di sviluppo innovativi per l’industria delle costruzioni, che deve sostenere tanto l’obiettivo della decarbonizzazione industriale quanto l’ambizione di dar vita a infrastrutture sempre più sostenibili.
Un tema globale al quale tante amministrazioni cittadine sono chiamate a dare una risposta nel breve termine per evitare che gli eventi atmosferici, sempre più devastanti e sempre meno gestibili, si trasformino in un incubo che blocca lo sviluppo e nega il benessere di intere collettività.
È quanto è accaduto – e in parte continua ad accadere – a New Orleans, una città simbolo della battaglia contro i cambiamenti climatici che proprio in questi ultimi mesi sta elaborando una risposta collettiva.
Dalla costruzione degli edifici alla struttura dei parcheggi, dal posizionamento dei parchi alle caratteristiche delle strisce pedonali, tutto è pensato e progettato per mitigare gli effetti nefasti degli uragani ma anche delle piogge.
New Orleans, dalla città ferita un futuro per le infrastrutture verdi
New Orleans, simbolo ormai universale dell’impatto drammatico degli eventi climatici, è oggi alla ricerca del suo riscatto da Katrina, il terribile uragano che nel 2005 spazzò la città lasciando alle sue spalle 1.800 morti e danni per 125 miliardi di dollari.
Un riscatto che passa per il rilancio delle infrastrutture “green”, l’unico argine possibile agli effetti devastanti di piogge torrenziali, inondazioni, uragani. E infatti, lo studio “The Benefits of Community-Driven Green Infrastructure”, pubblicato nei giorni scorsi e realizzato da una serie di organizzazioni cittadine tra cui la Water Wise Gulf South e l’Healthy Community Services, ha calcolato che «ogni dollaro investito in progetti infrastrutturali “green” sul territorio di New Orleans assicura un ritorno sei volte superiore in termini di benefici economici, sociali e ambientali».
La proporzione di uno a sei conferma il successo di una nuova generazione di infrastrutture, che vanno dalla gestione delle acque reflue al controllo dei fiumi cittadini fino alla raccolta delle acque piovane, e che saranno al centro dei dibatti della Conferenza Onu Cop26.
Infrastrutture green per mettere al sicuro la città
Dal Tremé al 7th Ward fino all’Upper 9th Ward, i quartieri dove vive buona parte della comunità afroamericana di New Orleans, sono anche quelli più esposti ai rischi di inondazioni. Eventi all’ordine del giorno, come conferma l’aumento del 46% di chiamate fatte negli ultimi cinque giorni al 311 , il numero cittadino per denunciare le emergenze legate ai problemi idrici. Il rapporto sui benefici delle infrastrutture green in città mette infatti in evidenza come – a parte gli uragani più devastanti – quello che colpisce duramente la quotidianità dei cittadini così come le casse pubbliche sono le piccole inondazioni che derivano da eventi atmosferici più contenuti.
Da qui la lista delle opere, in parte in costruzione e in parte da pianificare nel breve periodo, che potrebbero davvero mettere in sicurezza una delle città più belle degli Stati Uniti. Il rapporto parla ad esempio di barriere anti-pioggia per proteggere le fondamenta degli edifici, di pavimentazioni speciali capaci di drenare l’acqua in eccesso, e naturalmente di impianti di gestione idrica in grado di raccogliere l’acqua e convogliarla in una rete di tubazioni sotterranee evitando di far esplodere i corsi d’acqua cittadini. Un’ipotesi, questa, proposta sulla scia di grandi progetti di gestione idrica come la realizzazione di una rete di protezione dei fiumi di Washington D.C., alla quale sta partecipando anche il Gruppo Webuild.
Secondo il rapporto, i progetti oggi in campo nella città saranno in grado di gestire e trattenere nel breve periodo 6,5 milioni di galloni di acqua aumentando le aree verdi di 45 acri (18 ettari). Un buon inizio che tuttavia non basta per mettere al sicuro l’intera area urbana, affacciata sul Golfo del Messico e per questo esposta agli uragani che dalla fine di agosto ai primi giorni di settembre battono ogni anno le coste del Sud.
Proteggere l’ambiente, casa per casa
Quello che sta sperimentando New Orleans è un modello innovativo di investire nelle infrastrutture “green”. Ad oggi – complice anche l’assenza di grandi stanziamenti statali e federali – i vari quartieri della città si stanno muovendo in modo indipendente, ognuno con un proprio progetto e una soluzione personalizzata per ridurre al massimo gli impatti negativi degli eventi atmosferici.
Il Gentilly Resilience District, ad esempio, include sette progetti che puntano alla riqualificazione di zone differenti e alla realizzazione di reti idriche, soprattutto all’interno dei parchi, utili per deviare il corso dell’acqua in eccesso. Un altro progetto partito dalla cittadinanza prevede invece interventi a Duncan Plaza, Armstrong Park, oltre all’ampliamento della Lafitte Greenway. Gli interventi puntano alla realizzazione di giardini che corrono al fianco delle strade progettati per drenare tutta l’acqua in eccesso, così come le stesse strisce che delimitano i parcheggi sono state disegnate con vernici drenanti. Nell’insieme l’intero progetto permetterà di ridurre del 39% le inondazioni nell’area.