Da Pretoria a Johannesburg, il Sudafrica è alla ricerca della sua strada per uscire dalla crisi economica innescata dal Covid-19. Nel paese più sviluppato del continente, ricco di materie prime e da anni al centro di una trasformazione economica che ha portato alla nascita di una diffusa classe media, la chiave per riaccendere il motore della produzione nazionale sembra essere ancora una volta quella degli investimenti infrastrutturali.
Il governo sudafricano sta infatti mettendo in campo uno sforzo mai visto proprio per rilanciare la costruzione di grandi opere nel paese: in totale 133 miliardi di dollari americani che saranno investiti entro i prossimi dieci anni e che, secondo le previsioni ufficiali, saranno in grado di creare 1,8 milioni di posti di lavoro e di rilanciare l’economia del Sudafrica dalla crisi pandemica.
Il piano è stato lanciato dal Presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, e punta in particolare a fornire una risposta immediata al crollo del Pil che nel 2020 si è attestato intorno al 8%.
Nel corso dell’intervento di presentazione del piano, il Presidente ha parlato in particolare di una “ripresa sostenibile” sottolineando come molte delle risorse previste saranno destinate a opere infrastrutturali in linea con la tutela dell’ambiente, dal trasporto su ferro fino ai moderni impianti di produzione energetica.
Il maxi piano per rilanciare l’economia del Sudafrica
Sono 276 i progetti contenuti nel piano decennale del Sudafrica e vanno dall’energia ai trasporti, dagli impianti idrici alla costruzione di nuove abitazioni.
Nella ricerca dei fondi necessari il governo sarà appoggiato anche dalla New Development Bank, l’istituto internazionale creato insieme a Brasile, Russia, India e Cina che ha già dichiarato l’intenzione di lanciare dei “green infrastructure bonds”.
L’impatto principale del progetto si avrà proprio nel settore dei trasporti ed energetico. Già nella prima fase, sul settore della mobilità saranno investiti 294 miliardi di rand sudafricani (19,2 miliardi di dollari Usa) arrivando a creare 298mila posti di lavoro; mentre nel settore energetico le risorse messe subito sul piatto sono pari a 270 miliardi (17,6 miliardi di dollari Usa) per 260mila nuovi occupati.
Entro i prossimi quattro anni – ha specificato il Presidente sudafricano nel novembre scorso – saranno spesi in generale i primi 62 miliardi di dollari americani, proprio per invertire la tendenza depressiva attivata dalla pandemia.
L’iniziativa rappresenta un’accelerazione del National Development Plan che il paese aveva già avviato con un orizzonte temporale ampio e una fine degli interventi prevista per il 2030. Quel piano, che poneva le basi proprio sul rilancio delle infrastrutture, è divenuto con la crisi del Coronavirus in Sudafrica una priorità per il governo che punta a raggiungere un doppio obiettivo: far ripartire il paese e allo stesso tempo modernizzare le sue infrastrutture.
Ferrovie e treni, la via sudafricana alla sostenibilità
Secondo un’analisi di PricewaterhouseCoopers la rete ferroviaria sudafricana rappresenta l’80% della dotazione ferroviaria dell’intero continente, ed è arrivata ad essere la 14esima rete ferroviaria più ampia del mondo.
Milioni di persone ogni giorno si muovono in treno tra le grandi città del paese, ma anche per travalicare i confini nazionali e raggiungere gli altri paesi dell’Africa Sub-Sahariana, come la Namibia, il Botswana, il Mozambico, lo Zimbabwe.
Inoltre, il Sudafrica vanta l’unica linea ad alta velocità del continente, inaugurata poco prima dell’inizio dei Mondiali di Calcio del 2010. Il Gautrain (questo il nome della linea) collega Johannesburg, Pretoria con l’OR Tambo International Airport ed è in grado di trasportare in media 40mila persone al giorno.
Nonostante la sua capillarità e la presenza di alcuni progetti virtuosi, la rete ferroviaria paga anni e anni di mancati investimenti. L’età media della flotta si aggira tra i 30 e i 40 anni e il 51% dei treni in funzione dovrebbe essere ritirato.
In ogni caso, ferrovie e strade sono gli architravi del trasporto sudafricano. Oltre alla mobilità su ferro, il paese ha investito da sempre nello sviluppo del suo sistema di strade, raggiungendo la più diffusa rete stradale del continente. Una rete efficiente e in larga parte moderna al punto che quasi il 90% delle merci viene trasportato proprio su gomma.
Come la rete ferroviaria, anche quella stradale ha bisogno di interventi di manutenzione e sviluppo che accompagnino la crescita demografica e le ambizioni economiche del paese. Secondo PricewaterhouseCoopers il 78% delle strade sudafricane ha superato i 20 anni di età e dovrebbe essere sottoposto a interventi di manutenzione.
A guardare i piani di sviluppo del governo, il sistema stradale rimarrà un asset anche se la volontà è quella di favorire negli anni una lenta ma progressiva trasformazione nel network dei trasporti che privilegi la mobilità sostenibile, attraverso ferrovie e linee metropolitane, rispetto a quella più inquinante su gomma.
Infrastrutture e logistica per far ripartire l’economia del Sudafrica
La più grande economia africana è oggi alle prese con la crisi più grande degli ultimi decenni. Una crisi che nelle intenzioni del governo non può e non deve bloccare il percorso di crescita che ha permesso al Sudafrica ormai già diversi anni fa di entrare nel club dei BRICS, l’acronimo che indicava i primi cinque paesi in via di sviluppo, tra cui anche Brasile, Russia, India e naturalmente Cina.
Gli investimenti sui trasporti e in generale sullo sviluppo degli snodi commerciali e logistici sono fondamentali proprio per sostenere la crescita economica del paese. Esportazioni e importazioni contano rispettivamente il 29% e il 30% del Pil sudafricano, a conferma di quanto gli scambi con i paesi stranieri, soprattutto del continente, siano importanti per l’economia.
Inoltre, le infrastrutture sono fondamentali per sostenere la vendita all’estero delle materie prime di cui il Sudafrica è ricco. Il paese è infatti il primo produttore ed esportatore di oro, cromo e platino. Il 90% del platino estratto a livello mondiale viene proprio dal Sudafrica.
Oggi la maggior parte delle merci entrano ed escono attraverso gli otto principali porti del paese, guidati dal porto di Durban, il più grande scalo portuale africano e uno dei più grandi dell’Emisfero Sud del pianeta. E proprio il porto di Durban è al centro di un ambizioso programma di ampliamento che prevede l’utilizzo di un terreno di 800 ettari per ingrandire i suoi moli, un progetto diviso a fasi che dovrebbe arrivare a conclusione solo nel 2050.
È quello l’orizzonte indicato dal governo per traghettare il Sudarifca tra i paesi sviluppati, puntando ancora una volta sulla modernizzazione delle sue infrastrutture.