Covid e Brexit. Sono queste le due parole che oggi descrivono al meglio il cambiamento che Londra sta vivendo in questi mesi. Un cambiamento che riguarda non solo il boom economico della città, ma anche la corsa delle grandi infrastrutture, progetti faraonici che avrebbero dovuto sostenere l’ambizione della capitale britannica di diventare un polo d’attrazione per la finanza e il business mondiali.
Anche Londra, la città che negli ultimi anni ha ridisegnato il suo skyline e rilanciato interi quartieri, deve oggi fare i conti con l’impatto del Covid-19, che ha colpito l’Inghilterra più violentemente che altrove. E lo ha fatto partendo dal suo progetto più rappresentativo, la Crossrail, la linea metropolitana ribattezzata Elizabeth Line in onore della Regina Elisabetta II.
I lavori proseguono, i cantieri sono in attività, ma le autorità londinesi hanno dovuto rimandare l’attesa inaugurazione della nuova metro cittadina, prevista inizialmente nell’estate del 2021 e adesso posticipata ai primi mesi del 2022. Ancora un anno quindi prima di salire sui vagoni di quella che, insieme al Gran Paris Express, si presenta come il più importante progetto di mobilità sostenibile in Europa.
I numeri della Crossrail
Ad oggi Crossrail rimane il più grande investimento pubblico di Londra. Il costo previsto per la sua realizzazione ha raggiunto i 19 miliardi di sterline (21,5 miliardi di euro), un investimento necessario per un’opera grandiosa: 73 miglia di nuovo tracciato (circa 100 chilometri), di cui 42 chilometri di tunnel per la cui realizzazione sono state rimosse 8 milioni di tonnellate di terreno, poi trasportate nell’isola di Wallasea in Essex per mettere le fondamenta di una nuova riserva naturale.
Ancora in questi giorni si scava nel sottosuolo di Londra per permettere di portare a termine i lavori di una nuova metro che da sola sarà in grado di trasportare 200 milioni di passeggeri ogni anno e tra le altre cose permetterà di raggiungere l’aeroporto di Heathrow dal centro della città in soli 33 minuti. Nonostante i rallentamenti legati al Covid-19, i lavori proseguono e la parte centrale dell’opera è di fatto conclusa con i primi test previsti già nei prossimi mesi.
Un punto di arrivo di un lungo percorso lanciato nel 2012, quando 8 tbm hanno iniziato le attività di scavo proseguendo a un ritmo di 100 metri alla settimana. Una volta completata, la nuova linea sarà costituita da 40 stazioni (10 di nuova costruzione) e taglierà la città da Ovest a Est unendo l’aeroporto di Heathrow con il West End fino al Business District, e in questo modo aumentando del 10% la capacità di trasporto dell’interno sistema ferroviario londinese.
Crossrail accorcerà i tempi di viaggio all’interno della città (da Canary Wharf a Heathrow si passerà dagli attuali 55 minuti a 34 minuti), portando inoltre la metropolitana a 1,5 milioni di residenti che oggi non sono ben serviti dalla rete di trasporto cittadino.
L’opera, approvata dal governo inglese nel 2007 con il Crossrail Act e finanziata dal Department of Transportation e dal Transport for London (l’Authority londinese dei trasporti), avrà un impatto significativo anche sull’economia. Secondo Crossrail, il valore aggiunto prodotto dall’opera si aggirerà intorno ai 42 miliardi di sterline (47 miliardi di euro), mentre la sua realizzazione contribuirà a dare vita a 55mila posti di lavoro, tra i diretti e quelli dell’indotto.
L’ampliamento della metro verso Nord
La nuova mobilità sostenibile di Londra non si ferma alla Elizabeth Line. Anche la Northern Line, la linea che da Kennington raggiunge Battersea a South London è al centro di un progetto di prolungamento. I lavori sono in corso per la realizzazione di due nuove stazioni, una a Nine Elms e l’altra a Battersea Power Station, vicina alla vecchia centrale elettrica, una zona che oggi è oggetto di un grandioso progetto di riqualificazione urbana. I piani dell’amministrazione prevedono che le due nuove stazioni vengano inaugurate già dall’autunno prossimo, nonostante l’impatto sui lavori della pandemia.
Lo sviluppo delle nuove linee diventa così una chiave essenziale della risposta che la città saprà dare a questa crisi. Fino al marzo dello scorso anno la corsa di Londra sembrava inarrestabile. Come illustrava un report di Oxford Economics, i ritmi di crescita della città erano più rapidi di quelli di Parigi e Francoforte, con un vero e proprio boom del mercato immobiliare, accompagnato a un aumento del costo della vita e naturalmente a una forte spinta proprio sulle infrastrutture.
Adesso Londra guarda al 2041, quando – secondo i calcoli del London Plan (il piano di sviluppo elaborato dall’amministrazione della città) – la metropoli avrà 2 milioni di abitanti in più, con 49mila posti di lavoro creati ogni anno e oltre 5 milioni di viaggi giornalieri addizionali sulla sua rete di trasporto.
Rispondere a questo cambiamento sarà la sfida del sistema di trasporto cittadino, una sfida che dovrà essere affrontata con tutte le restrizioni e le difficoltà imposte dal Covid-19.