È uno dei luoghi più aridi al mondo. E forse anche per questo quello che per primo e più degli altri ha investito nella tecnologia della dissalazione per assicurare acqua potabile ai cittadini.
Parliamo dell’Arabia Saudita, il paese che detiene il record mondiale di acqua potabile prodotta dall’acqua del mare, un risultato ottenuto adottando le più sofisticate tecnologie e che le ha permesso di entrare nel Guinness World Record grazie a Rabigh IWP, il più grande impianto al mondo che utilizza questa tecnologia per dissalare l’acqua.
Gestito da ACWA Power, l’impianto produce 600.000 metri cubi di acqua potabile ogni giorno che assicurano l’approvvigionamento per un milione di famiglie che vivono a Makkah Al Mukarramah e a Jeddah.«L’impianto – si legge in una dichiarazione rilasciata dal ministro dell’Ambiente saudita, Abdulrahman Abdulmohsen AlFadley – garantisce l’approvvigionamento della risorsa idrica per molti residenti, oltre a tutti quei pellegrini che questa regione accoglie durante il mese sacro del Ramadan e la stagione dell’Hajj».
Non a caso l’Arabia Saudita è già oggi il più grande produttore di acqua dissalata al mondo con 22,9 milioni di metri cubi al giorno. Secondo i dati raccolti dal Global Water Intelligence, un centro di analisi specializzato in questo ambito, il paese è al primo posto seguito dagli Stati Uniti con 15,5 milioni di metri cubi e dalla Cina con 12,2 milioni di metri cubi.
Una distanza molto più significativa se si considera la popolazione dei tre stati. L’Arabia Saudita conta infatti 36 milioni di abitanti contro i 334 milioni degli Usa e gli 1,45 miliardi della Cina. Una differenza che dimostra quanto il paese arabo stia investendo nella dissalazione come alternativa assoluta alla carenza di acqua potabile.
La dissalazione al giro di boa
La domanda mondiale di questa tecnologia che permette di convertire l’acqua del mare in acqua potabile è sicuramente in crescita. Un aumento dovuto agli effetti dei cambiamenti climatici che stanno registrando fenomeni di grave siccità in molti paesi, tra cui la stessa Italia, dove ha il suo quartier generale Fisia Italimpianti, uno dei principali operatori industriali nella tecnologia dell’osmosi inversa, quella più comunemente utilizzata negli impianti di dissalazione.
Secondo i dati pubblicati a ottobre da GWI DesalData, il braccio operativo del Global Water Intelligence, la domanda di questa tecnologia sta crescendo a ritmo serrato in molti paesi. Gli ordini per gli impianti di trattamento dell’acqua marina e salmastra hanno raggiunto i 5,1 milioni di metri cubi al giorno nel 2021, l’8% in più rispetto all’anno precedente.
«Sebbene sia necessario del tempo – ha dichiarato Carlos Cosin, presidente dell’Associazione internazionale di dissalazione intervenendo alla presentazione dei dati – stiamo vivendo oggi un punto di svolta per aumentare gli impianti che permettono di generare nuove risorse idriche come pilastro fondamentale per combattere il cambiamento climatico. La crescita della popolazione, i cambiamenti climatici e la scarsità di risorse rendono il riutilizzo dell’acqua una tecnologia sempre più richiesta».
Dissalare l’acqua del mare: una tecnologia efficiente
L’osmosi inversa è un processo che si compie in varie fasi. Nella prima fase l’acqua viene prelavata dal mare e pretrattata, un passaggio che implica una disinfezione seguita da una fase di filtrazione o altri tipi di processo che costituiscono il Pretrattamento.
L’acqua pretrattata viene pompata all’osmosi inversa mediante pompe ad alta pressione (fino ad un massimo di 80 bar), che consentono di vincere la pressione osmotica e di permettere il passaggio attraverso le membrane e quindi la rimozione dei sali.
A quel punto l’acqua, ormai a basso contenuto salino, viene inviata ad una nuova fase di post-trattamento, nel corso del quale l’acqua viene integrata con sali minerali e disinfettata in modo da renderla potabile.
Tra gli impianti significativi realizzati con queste tecnologie ci sono ad esempio l’impianto di Salalah, costruito in Oman, e l’impianto di Shuaibah 3, realizzato in Arabia Saudita, che produce 250.000 m3/g, fornendo acqua potabile ad oltre un milione di abitanti nelle città della Mecca, Jeddah e Taif. Entrambi i dissalatori utilizzano la tecnologia a osmosi inversa. Questi impianti sono realizzati dalla società Fisia Italimpianti, controllata dal Gruppo Webuild, che oggi ha raggiunto i 4 milioni di metri cubi al giorno di acqua trattata servendo oltre 20 milioni di persone.
L’Italia al centro della crisi idrica
L’estate 2022 per l’Italia è segnata da una profonda siccità. Siccità che ha prosciugato grandi fiumi come il Po e che ha riportato in primo piano un dato su tutti: ad oggi il 32% della popolazione italiana ha un accesso limitato all’acqua potabile, una percentuale concentrata soprattutto nelle regioni del Sud, come Calabria e Sicilia. Nonostante questi elementi critici gli impianti di dissalazione soddisfano appena il 4% del fabbisogno idrico del paese.
«La situazione italiana – ha dichiarato Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild – richiede un piano immediato e strutturato per risolvere una volta per tutte la grave crisi idrica in corso, sfruttando da un lato lo slancio positivo del governo nei confronti delle infrastrutture e dall’altro la competenze delle imprese che sono oggi in grado di fornire soluzioni per risolvere un problema molto grave tanto per l’Italia quanto per gli italiani».