A guardarlo dal Gran Canyon, il Colorado River sembra aver perso gran parte della sua grandezza. Il celebre fiume che per oltre 2mila chilometri attraversa il West degli Stati Uniti d’America fino a raggiungere il Messico, è forse la testimonianza più evidente di come i cambiamenti climatici, uniti ad uno sviluppo urbano incontrollato e ai mancati investimenti nelle infrastrutture stiano colpendo una delle regioni più ricche degli Usa.
Da anni il livello delle sue acque sta diminuendo tanto da convincere esperti, autorità politiche, attivisti ma anche numerosi organi di stampa ad accendere un faro sullo stato di uno dei corsi d’acqua più importanti del Paese.
A lanciare l’allarme nelle scorse settimane è stato il Bureau of Reclamation, il più grande gestore pubblico di acqua nell’Ovest degli Stati Uniti d’America, responsabile dal 1902 ad oggi della costruzione di oltre 600 dighe. Il 24 agosto scorso il Bureau ha pubblicato un’analisi secondo la quale nei prossimi cinque anni il livello delle acque del bacino del Colorado continuerà a diminuire in modo drastico, confermando inoltre che il 2018 può essere considerato il peggiore degli ultimi 19 anni.
Il Colorado River serve acqua ed energia a sette stati (Wyoming, Colorado, New Mexico, Utah, Nevada, Arizona, California) raggiungendo le case di 40 milioni di persone e supportando il 15% della produzione agricola statunitense.
Proprio per la sua incredibile ricchezza d’acqua, questo fiume è divenuto negli anni un vero e proprio motore, tanto per l’approvvigionamento idrico quanto per la produzione elettrica. Ma proprio il suo iper-utilizzo – al quale si aggiungono i fenomeni di siccità che stanno colpendo molti degli stati bagnati dal Colorado – ha ridotto in modo drastico il volume delle sue acque.
In particolare, secondo un’inchiesta realizzata da “ProPublica” (il primo sito internet ad aver vinto il Premio Pulitzer), dopo 110 anni di sfruttamento del Colorado River uno dei problemi principali sarebbe legato alle pratiche poco efficienti di utilizzo delle acque, quindi agli impianti e alle reti ormai datati.
Proprio a “ProPublica” l’ex-Segretario di Stato agli Interni ed ex-Governatore dell’Arizona, Bruce Babbitt, ha dichiarato: «C’è abbastanza acqua negli stati del West, il problema è che l’industria agricola non ha ancora adottato pratiche di gestione idrica efficienti».
Anche le statistiche dimostrano che la capacità del fiume è messa a dura prova. Ogni anno, l’ammontare di acqua utilizzata per scopi agricoli e per l’approvvigionamento idrico in generale eccede di 1,4 trilioni di galloni rispetto alla capacità fisiologica del Colorado, un uso da molti considerato indiscriminato che può mettere a rischio il futuro stesso del fiume.
Colorado River: una fonte di acqua e di energia
Da quasi un secolo l’imponente corso d’acqua garantisce l’approvvigionamento idrico a sette stati americani e 40 milioni di persone. Tutto questo è stato reso possibile grazie all’avvio di una serie di progetti idroelettrici e idrici lungo il tragitto del corso d’acqua.
Uno dei più conosciuti è la Hoover Dam, la celebre diga che ha una capacità annuale pari a 4 miliardi di kilowatt-ora. Oltre alla produzione elettrica, la diga dà vita al Lake Mead, il lago artificiale più grande del paese che garantisce l’approvvigionamento idrico per Nevada, Arizona, California. Un altro enorme progetto è il Big Thompson Project, lanciato nel 1937 con l’obiettivo di utilizzare le acque del fiume per favorire lo sviluppo delle aree agricole ai piedi delle Rocky Mountains. E oggi, 71,7 miliardi di galloni di acqua vengono deviati dal fiume e indirizzati alle comunità agricole e ai comuni di queste aree.
Ma le acque del fiume non servono solo per l’approvvigionamento idrico. Come nel caso della Hoover Dam, il Colorado River è anche una enorme fonte di energia. Tanto potente da permettere la costruzione di uno degli impianti elettrici più grandi degli Stati Uniti: la Navajo Generation Station. Aperta nel 1974 in Arizona, la stazione brucia ogni giorno 22mila tonnellate di carbone e produce energia sfruttando le acque del fiume. Per capire il valore strategico dell’opera, la sua proprietà è divisa tra il governo federale (maggiore azionista), e le utilities energetiche di California, Nevada e Arizona, che si sono divise il resto delle azioni in parti uguali.
Nell’insieme sono 10 i grandi impianti elettrici e idrici che punteggiano il corso del Colorado River, grandi impianti che – secondo quanto ricostruito da “ProPublica” – hanno contribuito allo sviluppo economico delle regioni toccate dal corso d’acqua, ma allo stesso tempo rischiano oggi di limitare in modo pericoloso la disponibilità di acqua del fiume stesso, che è stato ormai sfruttato al massimo delle sue potenzialità.
Il ruolo dell’agricoltura
Per quanto il fiume sia stato trasformato in una enorme utility progettata per rispondere ai bisogni di milioni di americani, lo sfruttamento maggiore delle sue acque continua a dipendere dalle attività agricole. Attualmente il 70% delle risorse idriche sfruttate all’esterno finiscono per alimentare le coltivazioni, la maggior parte delle quali producono cotone, fortemente sostenuto anche dal governo federale che dal 1995 ad oggi, in California, ha finanziato gli agricoltori del settore con 3 miliardi di dollari.
Altra causa del maggiore utilizzo delle acque del fiume è legata al consistente sviluppo urbano. In particolare Las Vegas è cresciuta più velocemente di ogni altra città del West statunitense. In 25 anni la sua dimensione è raddoppiata, e proprio per questa ragione, Las Vegas è oggi un pioniere nei sistemi di gestione idrica, al punto che molte altre metropoli come ad esempio Los Angeles stanno studiando quei modelli per esportarli nella loro realtà urbana.
Il controllo della California sulle acque del fiume Colorado
La California è sicuramente lo stato più ricco tra quelli che utilizzano le acque del fiume Colorado e non a caso è anche quello che, più degli altri, accede alle sue risorse idriche. Oltre un terzo delle acque deviate dal Colorado finisce infatti in California attraverso due enormi acquedotti. Il California Aqueduct garantisce l’approvvigionamento idrico tanto per Los Angeles quanto per San Diego. L’All-American Canal raccoglie invece l’acqua dall’ultima parte del percorso statunitense del Colorado, vicino al confine con il Messico, alimentando una delle zone agricole più ricche del paese, Imperial County, dove si produce frutta e verdura che viene venduta in tutto il territorio americano.
In termini di peso politico ed economico, la California ha un potere quasi incontrastato nella gestione delle acque del fiume, e quindi l’utilizzo corretto di questa risorsa preziosa dipenderà in futuro da quanto lo stato più ricco degli Usa sarà in grado di rendere più efficiente la sua rete idrica ed energetica.
Per quanto possa sembrare legata alla regione, la questione è nazionale. Secondo i calcoli del Pacific Institute, mangiando il cibo che proviene dalla California, ogni cittadino americano è indirettamente responsabile di un consumo idrico settimanale di 300 galloni. Del resto, la California insieme all’intero bacino del Colorado River, rappresenta la settima potenza economica mondiale a livello di Pil. Anche per questo la tutela del fiume non è solo una sfida ecologica, ma soprattutto il banco di prova per lo sviluppo futuro degli Stati Uniti d’America.