Sono la metà della popolazione londinese; il 47% della forza lavoro in tutti i settori produttivi, ma solo il 21% nelle infrastrutture. Sono le donne, una rappresentanza ancora esigua nel comparto delle grandi opere realizzate a Londra, sulla quale direttamente il sindaco Sadiq Khan ha voluto accendere un riflettore.
Il primo cittadino ha prima istituito una commissione di studio e poi commissionato un report che analizza proprio la diversity e l’inclusione nelle infrastrutture londinesi, un fenomeno che secondo Khan ha un valore assoluto per la capacità di Londra di crescere nel futuro e di confermarsi come una delle più vitali e moderne capitali europee.
Gender gap nelle infrastrutture di Londra: l’appello del sindaco Khan
La realtà fotografata dallo studio è stata sollevata come una questione politica dal primo cittadino di Londra, che ha inserito il tema dell’inclusione di genere come uno dei motori del piano di sviluppo delle infrastrutture londinesi, sottolineando l’importanza che anche questo comparto – così strategico per la città – sia equamente rappresentato.
«In qualità di sindaco di una delle città più attente alla diversity nel mondo – scrive Khan nell’introduzione al rapporto – voglio che uno dei più importanti settori economici rifletta la diversity delle esperienze che questa metropoli è in grado di offrire».
Non è un caso allora che proprio il sindaco abbia istituito un nuovo Infrastructure Advisory Panel (IAP), un organismo consultivo in tema di infrastrutture strategiche da realizzare, all’interno del quale il 70% dei componenti è rappresentato da donne.
«Le infrastrutture londinesi – prosegue Khan – servono milioni di persone nelle loro vite di tutti i giorni, rispondendo ai loro bisogni in termini di trasporti, accesso all’acqua, energia, infrastrutture digitali. Il settore delle infrastrutture occupa una parte significativa della forza lavoro di Londra proprio per permettere alla città di continuare a correre. Per questo è importante che rappresenti al meglio i londinesi che serve. Ma alcuni gruppi sono tuttora scarsamente rappresentati».
Lo studio sulla diversity nelle infrastrutture
L’analisi “Supporting Diversity and Inclusion in the Infrastructure Sector” è stata realizzata dal London Infrastructure Group, un gruppo di lavoro istituito dal sindaco di Londra, Sadiq Khan, per studiare e promuovere iniziative innovative alla Greater London Authority (l’ente amministrativo che governa la città) in tema di infrastrutture.
In questo quadro grande attenzione è stata posta al tema della diversity e della inclusione all’interno del settore, proprio perché quello delle infrastrutture è considerato un comparto critico per il futuro di Londra, capace di attrarre e di formare talenti che devono rappresentare la comunità nella quale vivono.
Per capire quali sono i livelli di diversity espressi dal settore in città, La Greater London Authority ha commissionato alla società BritainThinks lo studio, pubblicato nel mese di febbraio. L’intento finale è quello di raccogliere tutti i dati disponibili in tema di diversity e inclusione e individuare le politiche utili a promuovere una maggiore integrazione nel settore.
I numeri dello studio
Secondo quanto ricostruisce lo studio il settore delle infrastrutture, a Londra, è un fanalino di coda della diversity, soprattutto per quanto riguarda l’inclusione delle donne.
In generale nel settore solo un lavoratore su cinque è donna (il 21% del totale), con qualche piccola differenza in base ai vari comparti. Nelle infrastrutture idriche le donne sono appena il 19%, mentre arrivano al 22% nel settore energetico.
Sebbene le statistiche siano ancora severe in tema di inclusione, negli ultimi anni qualche passo in avanti è stato compiuto. Nell’idrico, alcuni gruppi importanti come Northumbrian Water, Severn Trent, NI Water e Affinity Water sono rappresentati da amministratori delegati donne.
Nel mondo dell’ingegneria, ad esempio, la Women’s Engineering Society riporta che le donne con ruoli di ingegneria sono passate dal 9 all’11% tra il 2015 e il 2017, con il dato migliore raggiunto nell’ambito dei trasporti, dove le ingegnere rappresentano il 15% del totale.
La presenza femminile si assottiglia ulteriormente quando si parla di mansioni operative, soprattutto operai, e di ruoli dirigenziali. Tra gli operai gli uomini rappresentano il 95% del totale, che scende al 77% tra i manager, un dato comunque maggiore alla media dei settori produttivi londinesi, dove la quota di dirigenti uomini si ferma al 65%.
L’esigenza di nuove professionalità
Alla base del progetto del sindaco non c’è solo una campagna di sensibilizzazione verso l’integrazione di genere, ma anche la consapevolezza che il settore ha bisogno di un rinnovamento interno e di competenze nuove e più moderne.
Il rapporto conferma infatti che il settore sta affrontando una crisi di competenze.
Nei prossimi dieci anni, solo nel settore energetico e delle utility ci saranno 221.000 posti vacanti che dovranno essere occupati. Entro il 2027 il settore idrico sarà invece chiamato a rinnovare la propria forza lavoro con 63.000 nuovi innesti. Per farlo alcune utility londinesi hanno lanciato programmi innovativi. Tra queste Network Rail, la società che gestisce le ferrovie cittadine, ha lanciato il progetto 20by20, che punta ad arrivare alla fine dell’anno in corso con il 20% di donne sul totale della forza lavoro, un punto di arrivo di un percorso iniziato nel 2016, quando la quota rosa era pari al 16%) e proseguito nel 2019, quando è arrivata al 18%.
Negli ultimi mesi la società ha pubblicato annunci di assunzioni, pubblicità e altre iniziative proprio per attirare l’interesse di professioniste donne che si propongano per essere assunte.
È questo il segno del cambiamento impresso dalla città di Londra negli ultimi mesi, un cambiamento che deve essere affrontato rispondendo alle esigenze della inclusione.