Da un lato la Cina, con la sua Belt and Road Initiative che comincia a scricchiolare dopo anni di grandi annunci; dall’altro l’Europa, con la Global Gateway Initiative pensata per sostenere la costruzione di nuove infrastrutture; e al centro l’Africa.
Il continente oggi più arretrato in tema di grandi opere si trova così improvvisamente coccolato da due colossi politici ed economici che – per differenti ragioni di geopolitica – puntano a sostenerne lo sviluppo attraverso gli investimenti nelle infrastrutture.
La Belt and Road Initiative, più volte lanciata dal Presidente cinese Xi Jinping, punta a mobilitare investimenti per 300 miliardi di euro entro il 2027, la metà dei quali destinati proprio all’Africa. Tuttavia, ancora negli ultimi mesi, gli evidenti ritardi degli stanziamenti previsti hanno sollevato dubbi sulla reale efficacia del piano cinese.
A questo ha risposto l’Unione europea che proprio nei giorni scorsi ha annunciato la realizzazione di 87 nuovi progetti, che saranno parte della Global Gateway Initiative, ovvero il piano per sostenere le infrastrutture, la salute, l’educazione e la battaglia contro i cambiamenti climatici in Africa e allo stesso tempo per colmare l’enorme gap infrastrutturale del continente.
Infrastrutture, un gap da colmare al più presto
Lo sviluppo infrastrutturale africano presenta sicuramente una struttura a macchia di leopardo. Alcune regioni del continente sono ancora profondamente arretrate, altre vivono invece da anni un percorso di sviluppo sostenuto proprio dalle grandi opere. L’Etiopia è un esempio su tutti: il paese investe da anni nella produzione di energia pulita ottenuta attraverso la costruzione di grandi dighe. Dalle tre dighe di Gibe fino a Gerd, la Grand Ethiopian Renaissance Dam, tutte realizzate dal Gruppo Webuild, l’Etiopia non solo ha colmato il suo gap energetico interno ma si è trasformata in un esportatore di energia per i paesi limitrofi. Purtroppo, l’esperienza etiope non è stata ripetuta in tutti gli altri stati africani e il gap infrastrutturale, soprattutto in tema di trasporti, è ancora molto elevato.
La African Development Bank stima che – per colmare questo gap – servirebbe ogni anno un investimento pari a 100 miliardi di dollari. Un obiettivo che, secondo il presidente della Banca Akinwumi A. Adesina, può essere raggiunto solo favorendo al massimo le partnership pubblico-private, unica strada utile per trovare le risorse.
Queste risorse – ribadisce l’istituto – dovrebbero essere utilizzate principalmente per colmare il ritardo nei trasporti, in particolare quelli ferroviari che ancora mancano nel continente, sia per garantire i collegamenti interni agli stati, sia per assicurare uno scambio di persone e merci tra uno stato e l’altro. E proprio questo dovrebbe essere uno degli obiettivi dell’iniziativa lanciata dall’Unione europea.
Una competizione a suon di investimenti
Così come fatto dalla Cina, anche l’Europa riconosce il valore strategico dell’Africa tanto dal punto di vista geopolitico quanto da quello commerciale. E infatti – se è vero che Belt and Road Initiative ha previsto investimenti per circa 300 miliardi di euro, la metà dei quali per il continente africano – la Global Gateway dell’Ue prevede lo stanziamento di 150 miliardi di euro proprio nei paesi africani e nell’arco di appena cinque anni. Risorse che dovrebbero sommarsi anche ai progetti di finanziamento condotti dai singoli stati membri dell’Ue in totale autonomia. Obiettivo degli stanziamenti è quello di realizzare opere concrete: ferrovie, porti, aeroporti, corridoi intermodali strategici capaci di alimentare gli scambi e così favorire lo sviluppo del continente.
Le grandi opere sulla lista dell’Unione europea
La Global Gateway Initiative non è piena di sole promesse. Al suo interno, infatti, oltre al maxi stanziamento previsto, sono indicati progetti da realizzare al più presto. Tra le 87 opere annunciate dall’Unione europea proprio in questi giorni, ce ne sono diverse che riguardano proprio i trasporti strategici. Si parte con la costruzione del corridoio Praia-Dakar-Abidjan, che coinvolge la Guinea Bissau e il Senegal attraverso la costruzione di linee di Bus Rapid Transit, l’ampliamento del porto di Banjul nel Gambia e l’ammodernamento dell’intero sistema dei trasporti del Senegal. Sempre nel 2023 sarà lanciato il progetto di ammodernamento e ampliamento del porto di Pointe-noire, uno dei più importanti porti commerciali del Congo. I progetti riguardano l’interno continente, da Nord a Sud. In Marocco è prevista l’estensione per 37 chilometri della linea ferroviaria che collega Rabat- a Salé-Témara; a Capo Verde la realizzazione di un maxi impianto idroelettrico; in Nigeria la realizzazione di sei impianti idroelettrici capaci di assicurare la fornitura di 2MW di energia pulita; in Tanzania la costruzione di un altro grande impianto idroelettrico, mentre in Kenya sarà avviata la costruzione di una rete di trasporto cittadino per la metropoli Nairobi.
Progetti reali, che l’Unione europea ha già finanziato nella convinzione che potranno diventare lo strumento per riaccendere la fiamma dello sviluppo nel continente africano.