Erano gli anni delle “gangs of New York”, raccontate da Martin Scorsese in uno dei suoi film; gli anni della guerra civile americana e delle migliaia di migranti europei che approdavano a Ellis Island. Era il 1870 e il Gowanus Canal era già la discarica a cielo aperto di Brooklyn.
Da allora sono passati quasi centocinquant’anni e il canale idrico che attraversa il centro abitato per quasi tre chilometri è stato messo al centro di una ambiziosa e complessa opera di riqualificazione e di nuova sostenibilità ambientale avviata nel 2010, quando il Gowanus Canal è stato inserito dall’Environmental Protection Agency (EPA) tra i siti contaminati e inquinati definiti “Superfund” e considerati priorità nazionali.
La riqualificazione del Canale per l’ambiente
Nonostante siano trascorsi altri nove anni dall’inserimento del Gowanus Canal nella lista delle priorità ambientali del paese, le attività di riqualificazione sono ancora in corso e i costi degli interventi sembrano destinati a lievitare in maniera consistente.
Il 3 aprile scorso la rappresentante del Queens al Congresso, Nydia Velàsquez, ha inviato una lettera alle agenzie governative competenti richiedendo un aumento dei fondi federali per completare gli interventi su tre canali newyorkesi: il Wolff-Alport Chemical Company del Queens, il Newtown Creek e il Gowanus Canal di Brooklyn.
La cifra richiesta da stanziare per l’anno fiscale 2020 è di 1,46 miliardi di dollari, ma forse neanche questi fondi saranno sufficienti. Nelle ultime settimane la stampa locale ha infatti pubblicato il resoconto di un report secondo il quale il solo costo della riqualificazione del Gowanus sarebbe destinato a lievitare, passando dagli iniziali 78 milioni a 1,2 miliardi di dollari, a causa dell’acquisto di alcuni terreni in mano ai privati dove saranno realizzati gli impianti. Secondo quanto riporta la testata “Brooklyn Eagle” l’opera, che prevede tra l’altro la costruzione di due enormi cassoni (uno da 30 milioni e l’altro da 15 milioni di litri) utilizzati per raccogliere le acque reflue senza sversarle nel canale, aveva già visto aumentare il suo costo nel 2013 quando la stessa EPA parlò di 506 milioni di dollari. Ma la stima era troppo conservativa, soprattutto perché non considerava il recupero di alcuni edifici storici lungo il canale. Oltre a questo, il progetto di riqualificazione prevede la raccolta di tutti i rifiuti industriali che negli ultimi anni sono stati gettati nel fiume e la costruzione di speciali strutture che impediscano lo sversamento di nuovi oggetti inquinanti nel corso d’acqua.
Le attività di riqualificazione del Canale sono condotte dall’utility National Grid e dal comune di New York City, ma i soggetti coinvolti sono moltissimi. Tra questi almeno 30 PRP (potentially responsable parties), principalmente aziende di grandi dimensioni considerate dall’EPA responsabili più di altri dell’inquinamento del canale.
Un simbolo del boom industriale di New York
La storia del Gowanus Canal risale all’Ottocento quando la città di New York si stava sviluppando nella direzione della grande metropoli che è oggi. Proprio nella metà del XIX secolo la struttura di molte aree della città venne modificata, da un lato creando delle isole artificiali, dall’altro scavando nella terra per dar vita a corsi d’acqua che fossero navigabili. Nel 1840 la baia intorno al New York Harbour veniva chiamata Gowanus Bay, perché proprio lì finiva il Gowanus Creek, un piccolo torrente che attraversava quella parte di città. Quando Brooklyn cominciò a crescere, per peso economico e numero di abitanti, rivaleggiando sempre più con Manhattan, le autorità locali decisero di trasformare quel torrente in un ampio canale. I lavori iniziarono nel 1849, venne ingrandito il letto del fiume e messi in sicurezza gli argini. Nel 1869 il Gowanus Canal era pronto per essere navigato. Già negli anni dei lavori, tante imprese manifatturiere compresero il valore logistico del Canale e stabilirono le loro sedi lungo gli argini. Nel 1870 tutte le zone circostanti erano state già urbanizzare e industrializzate, ma le industrie presero da subito l’abitudine di sversare i loro rifiuti nelle acque, senza alcun controllo ambientale. Nel 1910 fu tentato un primo intervento di recupero del canale e venne costruito un tunnel lungo quasi 2 chilometri, che correva da Butler Street al Buttermilk Channel e avrebbe dovuto trasportare via i rifiuti che altrimenti sedimentavano nel fiume. Naturalmente la costruzione del Flushing Tunnel non fu sufficiente e la prassi di sversare rifiuti è continuata per oltre un secondo, trasformando il canale di Brooklyn in un corso d’acqua inquinato e pericoloso per la salute degli abitanti del luogo.
Riqualificare i fiumi degli Stati Uniti d’America
Il Gowanus Canal è stato inserito all’interno della National Priority List (NPL), la lista dei siti su cui intervenire con estrema urgenza stilata dall’EPA.
Secondo la Environmental Protection Agency degli Stati Uniti sono 1.337 i siti contaminati sul territorio nazionale, che necessitano di interventi di riqualificazione per evitare che nuocciano alla salute delle persone.
Tra gli stati che sono stati segnalati per i rischi ambientali, il New Jersey detiene sicuramente il record con 114 siti inseriti nella lista delle priorità nazionali, seguito dalla California (98 siti), dalla Pennsylvania (92 siti), e dallo stato di New York (85 siti). Questo impegno per la preservazione e la riqualificazione nasce all’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso con l’istituzione del Superfund Program, un programma nazionale gestito dall’EPA per l’investimento di fondi federali nel recupero dei siti inquinanti. Quasi quarant’anni dopo quel programma è ancora attivo e la battaglia contro l’inquinamento industriale negli Stati Uniti è tuttora in corso.