I roghi che stanno bruciando l’Australia minacciano Sydney e insieme alla più grande città del paese mettono a rischio le infrastrutture idriche che assicurano acqua agli abitanti del New South Wales.
Nei giorni scorsi le temperature hanno raggiunto i 40° Celsius e i roghi sono arrivati a lambire alcune delle infrastrutture idriche strategiche per lo stato. Tra queste la Warragamba Dam, l’imponente diga che da sola garantisce l’approvvigionamento di acqua per l’80% della popolazione di Sydney. E così gli incendi, oltre a devastare case, raccolti, minacciando migliaia di vite umane, arrivano a toccare anche le infrastrutture strategiche per la più grande città del paese, che oggi conta 5 milioni di abitanti.
Una situazione drammatica non solo per il New South Wales ma per l’intera Australia tanto da convincere il governo a stanziare 1,4 miliardi di dollari Usa (2 miliardi di dollari australiani) per rispondere all’emergenza.
Investimenti per fermare i roghi e riparare le infrastrutture danneggiate
Il New South Wales è sicuramente uno degli stati più colpiti dall’esplosione dei roghi in Australia, e mentre i vigili del fuoco sono al lavoro per fermare l’avanzata delle fiamme, il paese comincia a fare i primi bilanci. Fino ad oggi sono 25 le persone morte negli incendi, 19 delle quali proprio nel New South Wales. In questo stato sono 136 i roghi, molti dei quali hanno colpito la Kangaroo Valley, una grande foresta a Sud di Sydney, da sempre un luogo ideale per il camping e le attività sportive all’aria aperta.
Ma Sydney non è l’unica città colpita. Nonostante i roghi siano ad oltre 100 chilometri di distanza, anche Melbourne è stata ricoperta da una nebbia grigia dovuta alle ceneri che galleggiano nell’aria. Cosa accadrà nei prossimi giorni ancora nessuno lo sa, neanche le autorità e i vigili del fuoco hanno fatto previsioni sulla possibilità di spegnere gli incendi nel breve periodo. È certo che il costo sostenuto dal paese sarà elevatissimo.
«I roghi stanno ancora bruciando – ha dichiarato il primo ministro Scott Morrison annunciando lo stanziamento del governo – e bruceranno ancora per mesi. Ed è per questo che annunciamo un investimento di 2 miliardi di dollari australiani per fermare l’emergenza. Se in futuro il costo aumenterà, allora siamo pronti a mettere a disposizione ancora più risorse».
Lo stanziamento previsto dal governo sarà indirizzato in parte alla gestione dell’emergenza e quindi al contrasto dei roghi, e in parte servirà per ricostruire quello che è stato distrutto, a cominciare dalle infrastrutture stesse che in molti casi, soprattutto per la rete stradale, hanno subito danni ingenti.
Un impegno economico necessario per fronteggiare un fenomeno che non ha risparmiato neanche la Tasmania, l’isola a Sud dell’Australia definita “la batteria della nazione”, proprio per la sua capacità di produrre energia elettrica pulita dalle tantissime dighe e centrali idroelettriche presenti sul suo territorio.
Il rischio per le infrastrutture del New South Wales
Nei giorni scorsi, lo stato di allerta per le infrastrutture idriche del New South Wales è stato lanciato dall’Authority pubblica WaterNSW.
«Prima dell’intervento fondamentale dei vigili del fuoco – ha dichiarato un portavoce dell’Authority – gli incendi hanno rappresentato una potenziale minaccia per l’approvvigionamento idrico, in particolare per l’acqua che viene dalla diga di Warragamba e dalle Blue Mountains. Ma con l’aumento delle temperature e il dilagare dei roghi esiste la possibilità di assistere anche nei prossimi giorni a una escalation critica in diverse aree del paese».
Ad essere esposte al rischio, infatti, non sono solo le dighe, ma anche le stazioni di pompaggio, gli impianti elettrici, gli acquedotti che servono Sydney. La diga di Warragamba, ad esempio, si trova a 65 chilometri dalla capitale del New South Wales, e oggi – a causa della siccità prolungata che colpisce l’Est dell’Australia da almeno tre anni – lavora ad una capacità pari al 44,8%.
Oltre a Warragamba, nello stato sono attive oggi oltre 40 dighe, attraverso le quali viene raccolta e gestita l’acqua che poi finisce negli impianti di depurazione che la rendono potabile e la inviano a Sydney e alle altre città della regione. Oltre al rischio diretto rappresentato dalla possibilità che gli incendi raggiungano le infrastrutture, per molti il pericolo è che le polveri e la cenere finiscano nell’acqua raccolta all’interno degli invasi, anche a causa delle possibili piogge previste per i prossimi giorni, pregiudicando così in modo drammatico la qualità delle acque. Tuttavia, proprio la WaterNSW ha confermato nelle ultime ore che sono state prese tutte le misure necessarie per proteggere l’acqua, e che attualmente non sono previsti rischi.