L’Australia è un paese ricco di materie prime e con una tradizione industriale fortemente improntata al lavoro in miniera. Tuttavia oggi molte delle vecchie miniere non sono più in servizio, ma nonostante questo secondo tanti studiosi per loro sarebbe pronta una seconda vita.
Le miniere australiane stanno infatti iniziando a svolgere un ruolo importante nel passaggio del Paese dal carbone e altri combustibili fossili alle fonti di energia rinnovabile per alimentare un futuro più sostenibile.
Secondo due accademici della Monash University di Melbourne, alcune di esse hanno il potenziale per essere trasformate in centrali elettriche sotto forma di parchi solari o sistemi di pompaggio (hydro pumped scheme).
«Per le miniere abbandonate più profonde, lo sfruttamento dell’energia geotermica potrebbe persino rendere fattibile la ripresa dell’attività mineraria», hanno spiegato Mohan Yellishetty e Peter Marcus Bach in un articolo congiunto recentemente pubblicato su The Conversation, una piattaforma accademica online.
Per enfatizzare questo potenziale, Yellishetty e Bach hanno citato uno studio del 2020 a cui hanno partecipato che ha identificato più di 80.000 siti minerari inattivi in tutto il paese.
Non sono gli unici accademici convinti del ruolo che le miniere potrebbero svolgere nella creazione di un futuro più verde.
Oltre ai 4.000 siti “greenfield” che avevano identificato come potenziali siti per lo stoccaggio dell’energia prodotta dagli impianti di pompaggio, il professor Andrew Blakers e due ricercatori dell’Australian National University hanno identificato lo scorso anno 1.500 nuovi cosiddetti siti “bluefield”.
«Bluefield si riferisce a località con un bacino già esistente, il che significa che è necessario costruire solo un nuovo bacino», si legge in un articolo pubblicato lo scorso anno sulla stessa piattaforma online.
Sfruttare al meglio le caratteristiche geologiche del terreno, così come i vecchi siti industriali, è quindi l’occasione per sviluppare in Australia una nuova generazione di impianti di pompaggio idroelettrici, come sta accadendo con il maxi progetto di Snowy 2.0.
Dalle miniere a Snowy 2.0
Il riutilizzo delle miniere abbandonate è solo una delle soluzioni possibili per sostenere la costruzione di nuovi di impianti idroelettrici. Secondo i dati dell’ARENA oggi l’idroelettrico copre tra il 5 e il 7% del fabbisogno energetico del paese, un dato destinato ad aumentare nei prossimi anni con la messa in opera dei nuovi impianti. Attualmente – secondo i dati ufficiali – sono operativi nel paese 120 impianti idroelettrici, il più conosciuto dei quali è l’hydro electric scheme costruito sulle Snowy Mountains negli anni Settanta. Accanto a questo, oggi è in costruzione Snowy 2.0 che è il più grande progetto di produzione di energie pulite della storia australiana.
Snowy 2.0 – realizzato dal Gruppo Webuild con la controllata australiana Clough – è progettato per collegare due dighe esistenti, quella di Tantangara e quella di Talbingo attraverso 27 chilometri di tunnel, ai quali si accompagnerà la costruzione di una stazione energetica sotterranea. In caso di sovrapproduzione di energia e quindi di bassa domanda, l’impianto pompa acqua dalla diga più bassa a quella più alta; quando invece la domanda sale, la stessa acqua viene spedita a valle generando energia. In questo modo vengono ridotti gli sbalzi nelle forniture energetiche e aumentata in modo significativo l’energia a disposizione di cittadini e imprese. Secondo il progetto infatti l’energia stoccata da Snowy 2.0 sarà in grado di rispondere al fabbisogno di 500.000 abitazioni per oltre una settimana di domanda energetica massima, una vera rivoluzione nel sistema di produzione australiano di energia.
La corsa australiana verso le energie pulite
Mentre il più grande progetto di energia “green” dell’Australia è in corso d’opera, il paese conferma la sua volontà di investire nelle energie pulite e di voler sfruttare al meglio proprio gli hydro pumped scheme.
Oltre a quelli in costruzione come Snowy 2.0 ce ne sono altri già in azione (Wivenhoe nel Queensland o Tumut 3 nel New South Wales) e altri ancora che secondo i piani dei vari governi nazionali dovrebbero essere costruiti nei prossimi anni.
Come si legge sul sito dell’ARENA, secondo il governo australiano i PHES (Pumped Hydro Energy Storage), ovvero gli impianti idroelettrici che producono e stoccano energia, «giocheranno un ruolo determinante nel sostenere la transizione energetica australiana», una transizione ambiziosa sulla quale il paese sta investendo moltissimo e che punta a raggiungere il traguardo del 100% di energie pulite entro il 2050.