Investire di più ed investire meglio in infrastrutture, sia nelle maggiori economie del mondo che nei Paesi meno avanzati, dove le opere pubbliche diventano l'elemento fondamentale per facilitare lo sviluppo. Il primo Global Infrastructure Forum, organizzato a Washington dal World Bank Group, ha rinnovato in questo modo i temi sui cui 193 nazioni avevano iniziato a collaborare l'anno scorso ad Addis Abeba, in Etiopia, durante la conferenza Financing for Development.
«Dobbiamo rendere questo incontro un appuntamento annuale e creare una agenda sulle infrastrutture, per le quali ogni anno è necessario investire tre i 1.000 e i 1.300 miliardi di dollari a livello globale», ha detto inaugurando il forum Jim Yong Kim, Presidente del World Bank Group.
Per Kim è fondamentale porre «nuovi standard e arrivare a una totale trasparenza nella gestione dei fondi» e anche «aumentare le nostre ambizioni fissando standard più alti».
Per il 2016 la Banca mondiale si è impegnata a finanziare 299 diversi progetti in infrastrutture per un totale di 33 miliardi di dollari. Nel 2015 l’istituto finanziario aveva stanziato oltre 37 miliardi di dollari. Ma c’è di più: secondo un’analisi del McKinsey Global Institute (MGI) entro il 2030 serviranno 3.000 miliardi di dollari in investimenti in infrastrutture per mantenere lo stesso passo di crescita globale di questi anni.
Focalizzato su questi temi, l'incontro è stato organizzato insieme ai principali rappresentanti delle banche multilaterali (multilateral development bank - MDB) African Development Bank, Asian Development Bank, Asian Infrastructure Investment Bank, European Bank for Reconstruction and Development, European Investment Bank, Inter-American Development Bank Group, Islamic Development Bank, New Development Bank e la World Bank Group. Insieme a loro ha aperto il forum Ban Ki-moon. Il segretario generale delle Nazioni Unite ha parlato della stretta collaborazione tra le MDB, la World Bank e le Nazioni Unite, soprattutto a partire dal 2015, «un anno eccezionale per la cooperazione e lo sviluppo».
«I Paesi in via di sviluppo devono recuperare terreno sulle infrastrutture. Questo primo forum è una grande opportunità per creare coordinamento e conoscenza su questo tema», ha detto Ban.
I numeri sono fondamentali e inquadrano una situazione sulla quale è necessario intervenire subito. Entro il 2025, 1,8 miliardi di persone vivranno in aree del Pianeta colpite da lunghi periodi di siccità. Già oggi il 60% non ha accesso a internet e 1,2 miliardi di persone vivono senza elettricità. Ancora, un terzo degli abitanti delle aree rurali non dispone di strade percorribili tutto l’anno e con qualsiasi condizione atmosferica. Per questo, servono investimenti (soprattutto privati), ma anche una gestione migliore del denaro pubblico e delle spese in infrastrutture, per affrontare in modo più efficiente il tema della disuguaglianza nelle condizioni di vita delle popolazioni.
Come fare? In questo senso le discussioni iniziate dal Global Infrastructure Forum indicano alcune delle strade percorribili e tutti i presidenti delle MDB hanno sostenuto la necessità di investire di più e investire meglio in infrastrutture. Nel corso degli incontri del forum sono stati affrontati i temi che saranno al centro del dibattito dei prossimi anni: dalla collaborazione tra il settore pubblico e quello privato - sviluppando ancora di più il partenariato pubblico-privato - al tema dell'ambiente, in un momento importantissimo per lo sviluppo della green economy (il 22 aprile 2016, alle Nazioni Unite, i leader mondiali hanno firmato l'accordo sul clima Cop21 raggiunto a Parigi nel dicembre 2015).
Intanto le proiezioni per prossimi cinque anni sono molto chiare: entro il 2020 le città avranno 380 milioni di nuovi cittadini a livello globale. Questo dovrà portare a cambiamenti sostanziali nelle connessioni. La Cina ha creato un fondo da 40 miliardi di dollari per investimenti di sviluppo e infrastrutture all’estero.
Come si è detto l’elemento chiave è rappresentato dalla partecipazione del settore privato allo sviluppo delle infrastrutture, Private Participation in Infrastructure (PPI). I dati più recenti della Banca mondiale sui Paesi emergenti fanno riferimento al primo semestre del 2015 e parlano di una diminuzione del 55% rispetto alla media degli ultimi 5 anni: sono infatti passati da 56,4 a 25,3 miliardi di dollari. Paesi come il Brasile, l’India e la Cina hanno visto una notevole diminuzione dei progetti, mentre sono stati fatti importanti passi in avanti in Africa e in Sudamerica, soprattutto in Colombia. In tutto questo le energie rinnovabili hanno catturato il 49% del denaro investito.
Anche per questa ragione, nel corso del Forum, si è parlato molto di America Latina e di Africa. «Il continente africano ha cinque priorità e le infrastrutture sono una di queste. La mancanza di investimenti per 60-70 miliardi di dollari in infrastrutture potrebbe fare perdere il 5% del Pil nei prossimi anni», ha detto nel suo intervento Akinwumi Adesina, Presidente della African Development Bank.
«In passato nessuno investiva molto denaro in infrastrutture. Ma adesso è in corso un grande cambiamento. La Colombia per esempio e altri Paesi stanno mettendo al primo posto la infrastrutture nella loro agenda di sviluppo», ha detto Luis Alberto Moreno, Presidente dell'Inter-American Development Bank ed ex-ambasciatore della Colombia negli Stati Uniti.
Un cambiamento che non coinvolge solo le economie emergenti, ma anche le superpotenze come gli Stati Uniti: il Presidente Barack Obama sta da tempo spingendo per fa approvare al Congresso una legge che sbloccherà miliardi di dollari per ricostruire strade, ponti, acquedotti.
Nel 2015 Washington aveva approvato un provvedimento che ha stanziato 305 miliardi di dollari in 5 anni per rinnovare le infrastrutture del Paese, ma Obama sta chiedendo a Capitol Hill di aumentare gli sforzi.
Sottolineando ancora l’importanza del sostegno alla crescita, il Presidente della World Bank ha concluso dicendo che è importante ritornare a investire in infrastrutture, dopo anni di riduzione dei finanziamenti nelle economie emergenti: nel 2015 gli investimenti privati in infrastrutture nei Paesi emergenti sono stati pari a 83 miliardi di dollari, contro i 112 miliardi di dollari del 2014 e molto al di sotto dei 124 miliardi stanziati in media nei cinque anni passati.
«Dobbiamo invertire la tendenza. Bisogna capire come trovare finanziamenti privati e pubblici per sostenere la creazione di nuove infrastrutture nei Paesi emergenti», ha concluso Jim Yong Kim.