Solo le infrastrutture salveranno gli Stati Uniti dalla crisi economica del Coronavirus. L’appello, firmato dall’economista Shai Kivity e pubblicato nei giorni scorsi sul sito del World Economic Forum, arriva al termine di un’analisi approfondita che parte dallo stato attuale delle infrastrutture americane, affronta l’impatto sullo sviluppo che può avere questa emergenza sanitaria, e sottolinea il ruolo che gli investimenti nel settore potranno avere per evitare una recessione che sembra altrimenti inevitabile.
Come risposta alla crisi del Covid 19 la Federal Reserve ha già messo in campo tutte le sue armi, il governo federale e quelli locali hanno approvato sostanziosi pacchetti di misure economiche a sostegno delle fasce sociali più colpite, manca però una spinta forte alla ripartenza che – spiega lo studio – «può arrivare solo dalle infrastrutture, intese come impianti energetici per creare energia pulita, nuove strade e ferrovie per ridurre il congestionamento e i tempi di trasporto, ma anche infrastrutture immateriali come il 5G per favorire il trasferimento dei dati».
Infrastrutture USA: recuperare il terreno perduto
La spiegazione delle condizioni attuali delle infrastrutture è tutta negli investimenti. O meglio, nella loro mancanza. Nel 2019 – riporta il sito del World Economic Forum – il settore hi-tech dell’industria delle costruzioni Usa ha ricevuto investimenti pari a 6 miliardi di dollari. Troppo poco per portare a compimento quella che viene chiamata la Quarta Rivoluzione Industriale, il processo di rinnovamento che dovrebbe portare tecnologia e innovazione nelle costruzioni. Secondo l’ASCE (American Society of Civil Engineers) l’ammontare reale di finanziamenti necessari per compiere questa “rivoluzione” è pari a 2,1 trilioni di dollari.
Una distanza enorme tra quanto viene investito e quello che servirebbe, che da sola spiega il ritardo che da molte fonti viene imputato alle infrastrutture americane, a partire dalle strade, storicamente uno degli strumenti più utilizzati per il trasporto.
Secondo i numeri dell’ASCE nel Distretto della Columbia il 93% delle strade versa in condizioni pessime. La percentuale scende al 52% per Rhode Island, 44% per la California, 43% per il Texas, gli stati che mostrano un ritardo maggiore su questo genere di infrastruttura.
Cantieri e Covid 19: la mappa delle attività
Gli stati americani hanno bisogno di risorse in maniera diversa tra loro. Alcuni hanno una rete infrastrutturale più moderna, altri presentano invece un ritardo maggiore sugli investimenti. Questo divario permane anche nel modo con cui i singoli governi statali hanno deciso di affrontare l’emergenza Coronavirus nel settore delle infrastrutture. In una nazione duramente colpita dalla pandemia, ogni stato ha elaborato una sua strategia di risposta in termini di opere pubbliche. La maggioranza degli stati americani (29) ha mantenuto aperti tutti i cantieri; 15 stati hanno permesso invece il proseguimento solo di alcuni cantieri, quelli considerati strategici; 1 stato ha chiuso ogni tipo di lavoro in cantiere e 6 stati non hanno ancora emanato provvedimenti specifici sui cantieri in tema di Coronavirus.
La situazione è costantemente sotto controllo e ogni stato raccoglie le segnalazioni su possibili condizioni di rischio.
Tanto per gli stati che hanno lasciato i loro cantieri aperti, quanto per quelli che hanno scelto la linea della chiusura, la cosa più importante adesso è prepararsi per la fase 2, quella della ripartenza economica, una fase dove sarà importante anche il ricorso alle tecnologie per indirizzare in modo efficiente i grandi investimenti.
Il ruolo delle nuove tecnologie
Le nuove tecnologie avranno un ruolo decisivo non solo nel rinnovamento infrastrutturale, ma anche nell’impatto che questo potrà avere come strumento di stimolo contro la crisi economica e sociale indotta dalla diffusione del Coronavirus.
L’analisi pubblicata sul sito del World Economic Forum calcola che la tecnologia nelle costruzioni può ridurre almeno del 10% il costo di realizzazione di ogni progetto. Non solo: nella vita complessiva di un cantiere, dalle fondamenta al completamento dell’opera, la mancanza di efficienza può rappresentare un costo aggiuntivo pari al 50% del totale.
Ma l’innovazione – commenta l’autore dell’analisi – sarà fondamentale in questa fase anche per scegliere quali infrastrutture sono realmente strategiche.
Secondo il World Economic Forum è necessario ricorrere alle più moderne tecnologie anche per individuare quelle che sono le infrastrutture più strategiche, realmente utili per migliorare la vita dei cittadini e portatrici di un impatto positivo sulle economie locali. Una delle strade indicate è quella di ricorrere a startup innovative per utilizzare software in grado di indicare dove si concentra il traffico, riscontrare quali sono le ore di punta, segnalare le file alle fermate dei mezzi pubblici per capire quali linee metropolitane o di bus devono essere incrementate. Ricorrere alla tecnologia per individuare verso quale direzione indirizzare gli investimenti è il primo passo per evitare sprechi e fare in modo che i futuri stanziamenti del governo federale finiscano su progetti di grande impatto.
I passi in avanti della politica
Dopo la proposta del presidente Donald Trump di investire 2 trilioni di dollari sulle infrastrutture– riportata anche da WeBuildValue – e la convergenza sul tema tra Repubblicani e Democratici, nei giorni scorsi anche Joe Biden, candidato Democratico alle prossime elezioni presidenziali, ha ipotizzato un maxi piano di stimolo all’economica, che possa superare anche la cifra proposta dal presidente. In un’intervista esclusiva rilasciata al sito “Politico”, l’ex-vice presidente americano ha rilanciato sull’importanza di approntare una serie di misure anti cicliche per la ripartenza economica che abbiano come vettore strategico quello delle infrastrutture sostenibili. Un “new green infrastructure bill”, un piano che punti alle infrastrutture verdi per aiutare il paese a riprendersi dalla crisi ma allo stesso tempo per sostenerne il percorso di modernizzazione.
Il dibattito è aperto, ma dai centri di analisi internazionali come il World Economic Forum alle istituzioni locali come l’ASCE, tutti sembrano d’accordo sull’urgenza di un nuovo grande piano di sviluppo nazionale, costruito intorno all’obiettivo di far ripartire l’economia restituendo all’America infrastrutture moderne e sostenibili.