Mentre la diplomazia internazionale comincia a interrogarsi sulla ricostruzione ucraina e in seno all’Unione europea spuntano le prime ipotesi di destinare i beni sequestrati agli oligarchi russi per finanziarla, il mercato mondiale delle costruzioni guarda ai prossimi cinque anni considerati un periodo di svolta e anche di rinascita.
La guerra ha infatti colpito duramente il mercato ucraino e di riflesso quello dell’Est Europa, ma non ha impattato in modo significativo sul trend globale delle grandi opere che continuano a essere considerate – soprattutto dai governi delle economie più avanzate – strumenti essenziali per il recupero economico post-Covid-19.
Così lo studio “Construction Market Site, Trends and Growth Forecast, 2022-2026” (realizzato da GlobalData), fotografa l’andamento dei mercati internazionali partendo proprio dagli stati dove si concentreranno i rischi e le crisi maggiori: Ucraina e Russia.
Ucraina e Russia, unite nella crisi
Da un lato la guerra, dall’altro le sanzioni. Da una parte l’Ucraina, distrutta nelle sue città più grandi e a oggi incapace di progettare una ricostruzione nel breve termine; dall’altra la Russia, abbandonata dalle multinazionali occidentali e ridotta allo stremo economico dalle sanzioni finanziarie.
Per questo GlobaData calcola che nel 2022 il mercato delle costruzioni in Ucraina crollerà del 69,1%, mentre quello russo – colpito in misura decisamente minore – è destinato a contrarsi del 9,2%.
Le bombe che cadono su Kiev, Odessa e sulle altre grandi città ucraine fanno sentire i loro effetti in tutta la regione, con un impatto negativo sul mercato delle costruzioni nell’Est Europa.
«Le costruzioni in molti paesi dell’Est europeo – spiega Joel Hanna, economista di GlobalData – saranno influenzate dall’aumento dei prezzi dell’energia, dalle difficoltà logistiche per l’approvvigionamento dei materiali, dalla svalutazione di alcune valute, così come naturalmente dalle incertezze legate alla crisi ucraina».
Stati Uniti e Canada, il mercato è ancora forte
Gli echi della guerra arrivano solo in parte nel continente americano e soprattutto Stati Uniti e Canada promettono di mantenere le loro promesse in tema di crescita del mercato delle costruzioni. Secondo GlobaData l’intero outlook per il settore nei prossimi cinque anni è positivo, garantito anche dalla volontà – espressa più volte dal presidente Joe Biden – di continuare sulla strada degli investimenti infrastrutturali in chiave anticiclica.
La promessa di Biden dà coraggio e fiducia al mercato, chiamato comunque ad affrontare alcune difficoltà come l’aumento dei prezzi delle materie prime e una crescente inflazione. Anche il Canada prevede di continuare a crescere nei prossimi anni, soprattutto grazie agli investimenti nell’edilizia residenziale e alle opere di manutenzione delle grandi infrastrutture canadesi, uno dei primi punti all’ordine del giorno del governo guidato dal primo ministro Justin Trudeau.
Il boom dell’Europa supera i venti di crisi che arrivano dall’Est
Superata la crisi del Covid-19, gli stati dell’Unione europea non hanno alcuna intenzione di rinunciare alla crescita duramente conquistata. Il programma di investimenti Next Generation EU messo a terra nei vari paesi attraverso i Piani nazionali di sviluppo prevede investimenti considerevoli nel settore delle infrastrutture, considerate strumento per il rilancio economico ma anche per completare la transizione energetica indicata dall’Unione europea come un pilastro per lo sviluppo del continente.
Alla luce di questi investimenti, i mercati europei rimarranno solidi nei prossimi anni, confermando i trend di crescita che saranno naturalmente in parte rivisti per via della crisi ucraina. Russia e Ucraina sono importanti fornitori di acciaio per l’Europa, così come di petrolio e gas. Questo contribuirà ad aumentare i costi dell’energia e delle materie prime che tuttavia saranno almeno in parte bilanciati proprio dagli investimenti massicci nel settore. Solo in Italia dal PNRR e da altri fondi sono previsti circa 60 miliardi di euro di investimenti nelle infrastrutture che saranno stanziati nei prossimi anni. Investimenti che serviranno per portare a compimento le grandi opere avviate, dall’alta velocità Genova-Milano a quella che collegherà Napoli a Bari fino all’alta capacità ferroviaria in Sicilia. È ancora presto per calcolare con esattezza quale sarà l’impatto della guerra in Ucraina sull’Europa, ma – dalla risposta dei singoli stati e delle istituzioni europee – è evidente che il Vecchio Continente non vuole perdere il treno della crescita su cui è salito una volta superata la crisi del Covid.