Cantieri aperti, infrastrutture in costruzione, uomini e donne al lavoro. L’equazione che trasforma i processi di realizzazione delle grandi opere in moltiplicatori di occupazione è più che mai vera oggi. L’Italia, alle prese con l’attuazione del PNRR e la messa a terra dei progetti, è chiamata a uno sforzo produttivo considerevole nella realizzazione delle grandi opere necessarie alla modernizzazione del Paese. L’alta velocità ferroviaria, prima di tutto, con le linee del Terzo Valico (la Genova-Milano), della Napoli-Bari, della Verona-Padova, e ancora l’alta capacità che sarà completata in Sicilia, così come gli altri cantieri aperti sulla viabilità stradale e non solo.
Grandi opere, appunto, cantieri enormi all’interno dei quali lavorano e lavoreranno nei prossimi anni migliaia di persone.
Il Gruppo Webuild, impegnato nella realizzazione di queste infrastrutture complesse, calcola che entro il 2024 i dipendenti solo in Italia raggiungeranno le 53.000 unità, tra i diretti e quelli impegnati nella supply chain. Un aumento considerevole della forza lavoro se si calcola che il totale dei dipendenti del Gruppo impegnati sul territorio italiano era pari a 16.100 unità.
L’accelerazione impressa in questi mesi alla costruzione delle grandi opere impone un aumento considerevole della forza lavoro che dovrà però essere mantenuto anche nel futuro. La vera sfida infatti è quella di sostenere questa crescita occupazione ben oltre il 2024, ovvero oltre gli orizzonti previsti dall’Unione europea per la conclusione delle opere.
Per farlo sarà necessario impiegare al meglio tutte le risorse disponibili, quindi non solo i fondi del PNRR, ma anche quelli tradizionali dell’Unione europea oltre alle risorse previste dal bilancio dello stato. In tutto circa 280 miliardi di euro che potrebbero essere investiti nella modernizzazione del paese contribuendo così allo stesso tempo a dare continuità e futuro alla crescita occupazionale di questi mesi.
L’effetto diretto del PNRR
L’obiettivo immediato del governo rispetto ai progetti lanciati con il PNRR è quello di tornare presto ai livelli occupazionali precedenti allo scoppio della pandemia.
Per farlo è necessario attivare al più presto tutti i bandi previsti dal piano in modo da ottenere le risorse che l’Unione europea ha concesso all’Italia. Se i fondi fossero effettivamente tutti stanziati, secondo uno studio di Unioncamere (l’Associazione che riunisce le camere di commercio italiane), in tutti i settori coinvolti dal Piano nei prossimi cinque anni si creerebbero 1,7 milioni di posti di lavoro. Servizi, pubblica amministrazione e energie verdi sono sicuramente alcuni dei settori che più di altri beneficeranno dei fondi, ma tra questi si inserisce anche il settore delle infrastrutture.
Nella cosiddetta missione numero 3, quella per la costruzione di infrastrutture per la mobilità sostenibile (linee ferroviarie, strade, metropolitane cittadine), si prevede infatti la creazione di 46.000 posti di lavoro. Oltre a questi altri 182.000 posti saranno creati nel settore delle energie rinnovabili e ancora della mobilità sostenibile.
In sostanza, gli effetti diretti del PNRR saranno evidenti fin dai prossimi mesi, e contribuiranno a far entrare nel mondo del lavoro moltissimi giovani, gli stessi che oggi partecipano ai programmi di inserimento lavorativo lanciati da Webuild in tutta Italia.
I giovani al lavoro nei cantieri italiani
I progetti sostenuti dal PNRR, oltre a quelli che saranno lanciati nei prossimi anni, diventeranno presto il banco di prova per il compimento di un importante scarto generazionale. Dopo anni di stagnazione e di mancanza di opportunità lavorative, i grandi cantieri si aprono adesso all’ingresso di giovani talenti, tecnici specializzati e ingegneri, chiamati a formarsi in Italia per poi crescere anche all’estero. Dal Terzo Valico dei Giovi alla Verona-Padova, dalla Napoli-Bari alla nuova Statale Jonica fino alle ferrovie in costruzione in Sicilia, migliaia di giovani sono oggi al lavoro nei cantieri gestiti da Webuild. E molti di essi al Sud.
Secondo il governo, infatti, il PNRR destinerà al Sud in termini di investimenti infrastrutturali 34,6 miliardi di euro. Fondi che si trasformeranno in lavoro: tra il 2021 e il 2026 l’occupazione giovanile dovrebbe crescere infatti del 4,9%, mentre quella femminile del 5,5%. Oggi sono oltre dieci i cantieri aperti del Gruppo Webuild al Sud al cui interno lavorano oltre 2mila persone con un indotto di 1.700 imprese fornitrici. Tra questi moltissimi giovani, arruolati anche con il progetto “Scuola dei mestieri”, un’iniziativa lanciata nelle scorse settimane che prevede il reclutamento e la formazione di migliaia di persone decise ad acquisire una professionalità nel mondo delle infrastrutture. Una scuola aperta quindi a tutti, anche a chi punti a diventare un operaio specializzato, che si è già trasformata in una risposta efficiente al bisogno di forza lavoro che sta crescendo in questi mesi. Oltre a questo il Gruppo sostiene l’ingresso di giovani ingegneri nel mondo del lavoro attraverso una serie di iniziative. L’ultima è il “Premio Giovannini. Innovazione e Digitalizzazione nelle infrastrutture”, che proprio nei giorni scorsi ha assegnato 8 tirocini formativi ad altrettanti neo-laureati. Il Premio, istituito in ricordo dell’economista Alberto Giovannini scomparso nel 2019 e già presidente del Gruppo Webuild, prevede nei prossimi cinque anni l’assegnazione di 40 tirocini formativi per giovani laureandi e laureati magistrali con tesi su innovazione e digitalizzazione applicate al settore delle infrastrutture.
Sostenere l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, attivare nuovi fondi, aprire nuovi cantieri, costruire grandi opere e modernizzare il Paese. Un obiettivo che può essere raggiunto solo coinvolgendo decine di migliaia di persone, un vero e proprio esercito di nuovi lavoratori impegnati nella ricostruzione.