Lungo la Corniche, a Doha, all’ora del tramonto è pieno di occidentali che fanno jogging mentre qualche famiglia araba, con le donne rigorosamente in hijab, passeggia lasciandosi alle spalle il profilo della città. La lunga spiaggia a mezzaluna, costruita artificialmente per ricreare l’atmosfera delle promenade della Costa Azzurra, è la zona più viva della capitale del Qatar, dove sfilano gli alberghi di lusso stranieri, capitanati dalla storica piramide dello Sheraton, e svetta il cubo di marmo del Museo di Arte Islamica, futuristico edificio disegnato dall’archistar cinese Ming Pei. Dietro il lungomare, nel Souq, le decine di locali aperti fino a tarda notte si riempiono di persone e durante i Mondiali di Russia i qatarini, la popolazione più appassionata di sport e calcio di tutto il Golfo, hanno affollato i shisha cafè della zona. Non è solo soccer-mania: tra 4 anni toccherà a Doha ospitare la Coppa del Mondo e per il Qatar sarà non solo il più grande evento internazionale della sua storia, ma anche un’irripetibile occasione di riscatto.
Anche per questo lo sforzo per dotarsi di infrastrutture è titanico. Un documento pubblicato dal MEED (Middle East Economic Digest) ha stimato in 100 miliardi di dollari gli investimenti che saranno realizzati per i progetti infrastrutturali legati al torneo di calcio più seguito al mondo. La sfida è importante e il Qatar vuole farsi trovare pronto. Quando vinse l'assegnazione della Coppa del Mondo, nel 2010, si è trattato di un evento storico: per la prima volta una nazione araba, e per la prima volta una nazione così piccola, ospiterà i Mondiali. Da allora il governo si è mosso predisponendo un piano di investimenti ingenti, al punto che, nel febbraio del 2017, il ministro delle Finanze, Ali Shareef Al Emadi, dichiarò che il Qatar stava investendo 500 milioni di dollari alla settimana in infrastrutture.
Il grosso degli investimenti diretti legati ai Mondiali è concentrato sulla costruzione degli stadi, di cui il Qatar è praticamente privo: la spesa si aggira attorno ai 10 miliardi di dollari, secondo una stima del SCDL, ente governativo di Doha. A 4 anni dall’evento, non è tuttavia ancora chiaro il numero degli Stadi: il Qatar ha studiato progetti e avviato cantieri per 8 stadi. Ma poi la FIFA ha cambiato idea: potrebbero dover salire a 12, se la prossima Coppa del Mondo ospiterà ben 48 nazionali invece delle attuali 32. La decisione finale non è ancora stata presa, anche se al momento sono già aperti cantieri per 50 miliardi di dollari, con tutti i progetti che saranno realizzati in modalità PPP, il sistema misto pubblico-privato.
Gli stadi, però, comportano a cascata tutta una serie di infrastrutture, soprattutto viarie, per permettere ai tifosi di spostarsi per andare a vedere le rispettive nazionali: servono quindi autostrade, svincoli, parcheggi, ponti e tutte quelle opere urbanistiche, che saranno essenziali per ospitare milioni di visitatori.
Le infrastrutture “soft”
Se gli stadi e la metropolitana di Doha sono le due opere ciclopiche del Qatar in vista dei Mondiali, anche come impatto visivo, una grossa fetta degli investimenti riguarda le cosiddette "Soft Infrastructure", opere minori, ma necessarie. In cima alla lista c’è il rifacimento dell’intera rete fognaria. A questo proposito, l’authority pubblica Ashgal ha varato un imponente piano, chiamato IDRIS, per realizzare una rete che dovrà servire come scarico per le acque di tutta la parte meridionale di Doha. Il progetto prevede la costruzione di 40 km di condotto principale sotterraneo e 70 chilometri di collettori e rami laterali per un costo complessivo di 2,7 miliardi di dollari.
L’altro grande impegno è sulla viabilità: l’Expressway Programme è l’equivalente del progetto IDRIS per le strade. La medesima Ashgal ha in programma la costruzione di 240 svincoli e incroci, che vanno da semplici e convenzionali semafori, fino a tunnel e sopraelevate. La più importante arteria progettata è la New Orbital Highway, un raccordo anulare che circonderà Doha su 3 lati (il quarto lato della città affaccia sul mare) e includerà una corsia dedicata solo al traffico pesante dei camion. In questo caso l’investimento previsto è di 4,6 miliardi per quella che sarà l’opera viaria più imponente del paese. Tra gli altri altri progetti viari di un certo peso c’è poi la costruzione della Lusail Expressway, che andrà dalla capitale fino a Lusail, sobborgo satellite di Doha (un appalto da 959 milioni); e l’East-West Corridor, una tangenziale del costo di 458 milioni di dollari.
Il futuro legato agli investimenti
Negli ultimi 10 anni la popolazione del Qatar è triplicata passando da 700mila a 2,2 milioni di abitanti: la crescente domanda di abitazioni ha portato alla pianificazione di nuove città (più sobborghi o grandi quartieri satellite che città vere e proprie). Per rispondere a questa nuova esigenza abitativa, sono stati avviati nuovi progetti immobiliari. Tra i più importanti quelli di Lusail City, Msheireb, Downtown Doha, Airport City ed Energy City. Numeri precisi sui singoli progetti non sono stati forniti, ma uno studio dell'Oxford Business Group ha reso noto che lo Stato ha stanziato 20 miliardi di dollari per sostenere turismo e accoglienza in questi nuovi sobborghi urbani.
Lo sviluppo di nuove aree si inserisce più in generale nel boom dell’edilizia. Secondo il Ministero dello Sviluppo del Qatar (MDPS), il settore delle costruzioni è cresciuto costantemente dal 2010 e ancora il report dell’Oxford Business Group ha calcolato che il Qatar National Vision 2030 (QNV 2030), il mega piano statale che ha delineato la strategia del paese per i prossimi anni, comporterà una spesa pubblica di 200 miliardi di dollari (inclusi i 100 legati ai Mondiali). Questo nuovo flusso di denaro porterà gli investimenti nelle infrastrutture del paese a raggiungere il 30% del Pil qatarino. Una quota unica al mondo che spiega bene l’ambizione del paese di ritagliarsi un ruolo di prestigio nel Golfo e in tutta la regione.