Tra Bressanone, piccola cittadina nell’estremo Nord dell’Italia, e la metropoli australiana di Sydney ci sono circa 15mila chilometri. È stato un viaggio intorno al globo quello compiuto dai prefabbricati di legno spediti nella provincia di Sydney, dove hanno dato vita al primo stadio sportivo costruito interamente in legno nella storia australiana.
L’idea di realizzare uno stadio siffatto è nata proprio affinché l’infrastruttura si integrasse alla perfezione all’interno del parco naturale dove sorge, e che rispondesse alla domanda di infrastrutture sostenibili che cresce di giorno in giorno nelle grandi città australiane impegnate a sviluppare nuovi modelli di vita che partono dalla mobilità green e arrivano a coinvolgere anche l’edilizia civile. E così è stato immaginato che l’Eric Tweedale Stadium, proprio perché progettato all’interno del Granville Park di Cumberland (una vasta area verde vicino Sydney), avrebbe dovuto essere realizzato in legno.
Il lungo viaggio del legno verso l’Australia
Il viaggio del legno è iniziato via gomma da Bressanone, ma per quasi l’intero percorso i prefabbricati partiti dall’Alto Adige hanno attraversato mari e oceani caricati su otto container e spediti via nave nella lontana Australia.
Un lungo percorso necessario per portare a Sydney non solo la materia prima, ma anche una struttura dalla progettazione altamente complessa soprattutto per il tetto che copre la grande tribuna da 750 posti e che è stato ideato per assorbire vibrazioni e rispondere alla perfezione anche in caso di forti venti.
Lo stadio, che è oggi la sede del Two Blues Rugby Union Club, è costruito quasi interamente in legno lamellare e oltre alla tribuna da 750 posti, è dotato di sale polivalenti, un parcheggio rinnovato, un campo da rugby e un chiosco.
Ogni elemento della struttura è stato progettato prima in 3D, quindi realizzato fisicamente in loco con l’obiettivo di realizzare un’opera che potesse far convivere due esigenze: da un lato il bisogno di un’infrastruttura sportiva efficiente e moderna, dall’altro la domanda di un’opera sostenibile che fosse perfettamente integrata con l’ambiente circostante.
L’impatto sostenibile di uno stadio “green”
La storia del primo stadio in legno australiano spiega alla perfezione perché “sostenibilità” non è affatto una parola vuota. Secondo uno studio, le caratteristiche dell’Eric Tweedale Stadium hanno assicurato un taglio di 130 tonnellate di Co2 che altrimenti sarebbero state emesse nell’atmosfera, pari alla combustione di 268 barili di petrolio.
Inoltre, nella foresta da cui proviene il legname ogni anno crescono circa 30 milioni di metri cubi di legno. Questo significa che i 202 metri cubi utilizzati per la struttura dello stadio sono ricresciuti in circa 8 minuti.
È la forza della natura messa a disposizione delle grandi opere ingegneristiche, una caratteristica che è valsa all’opera la vittoria di una serie di riconoscimenti internazionali. Tra questi l’Australian Timber Design Awards, assegnato nel 2021 all’impianto sportivo proprio in nome della sua sostenibilità.
«La giuria – ha spiegato Gianluigi Traetta, responsabile del progetto per la Rubner Holzbau – è stata particolarmente colpita dal calore e dal bagliore che il legno lamellare crea con la sua luce calda e naturale. L’omaggio all’eredità storico-ambientale del sito, il suo design, così come la complessa ingegnerizzazione e la sostenibilità della pari, rendono l’Eric Tweedale Stadium un’incredibile risorsa per la comunità oltre che una struttura di grande bellezza».
Non è un caso allora che proprio la struttura di Sydney è arrivata in finale anche al prestigioso World Architecture Festival del 2022, uno dei festival più prestigiosi dedicati al mondo dell’architettura la cui ultima edizione si è tenuta a Lisbona, dopo le precedenti di Barcellona, Singapore e Berlino.
A far spiccare nel mondo l’unicità di questo progetto è stata anche la sua capacità di integrarsi alla perfezione con la cultura del suo ambiente. Il concept nasce infatti dalla volontà di far dialogare l’opera con l’ambiente circostanze in particolare con la storia delle pianure del Cumberland, sede del popolo indigeno Darug, che nell’ultimo secolo ha perso parte del suo ricco patrimonio naturalistico.
Quello del nuovo stadio è un omaggio a quella storia e insieme un contributo alla preservazione di quel patrimonio.