West Coast, l’Arizona spinge su nuovi investimenti per non rischiare la crisi idrica

Dal Colorado al Lake Mead, i grandi bacini sostengono la domanda idrica dello Stato

La West Coast degli Stati Uniti d’America è al centro di una profonda rivoluzione demografica: milioni di persone lasciano la California per trasferirsi negli stati limitrofi alla ricerca di infrastrutture migliori, servizi più efficienti e una qualità della vita più alta. Le mete sono lo Utah, il Texas e soprattutto l’Arizona. Secondo lo studio annuale sulla qualità delle infrastrutture in America pubblicato a metà luglio dalla Cnbc, il fenomeno delle migrazioni interne si lega profondamente a un altro tema: la capacità dei servizi pubblici di sostenere questi nuovi boom demografici. E proprio il suddetto rapporto posiziona l’Arizona al secondo posto degli Usa (dopo la Georgia) per qualità di strade, ponti, porti, aeroporti, connettività a banda larga, rete elettrica e servizi idrici. Un risultato per molti versi inatteso che conferma la ritrovata vitalità dello “stato del deserto” ma dall’altro la mette in allarme, in particolare per quanto riguarda una possibile crisi idrica.

Arizona, lo stato che cresce oltre le aspettative

I record dell’Arizona riguardano molti settori, soprattutto in tema di infrastrutture. Questo stato dispone di una delle reti elettriche più affidabili e sostenibili della nazione e il 24% dell’energia statale proviene da fonti rinnovabili. Al buon risultato delle infrastrutture energetiche si aggiungono anche quelli delle grandi vie di trasporto. Le strade in condizioni critiche sono appena il 13% (una percentuale di gran lunga inferiore ad altri stati) e i ponti malandati solo l’1%; in generale l’Arizona figura tra gli stati più attivi sul fronte del miglioramento della mobilità avendo appena varato un programma quinquennale da 8,2 miliardi di dollari per la riqualificazione delle autostrade e delle infrastrutture di raccordo. Uno dei progetti più importanti in corso riguarda gli interventi sulla I-10, uno dei corridoi più congestionati degli Stati Uniti che attraversa l’Arizona lungo il confine meridionale collegando otto stati da Jacksonville (in Florida) a Santa Monica (in California), con una striscia d’asfalto lunga quasi 4 mila chilometri (2.400 miglia).

Uno sviluppo che potrebbe innescare una crisi idrica

Nell’area metropolitana della capitale dell’Arizona, Phoenix, gli abitanti sono diventati 5 milioni, le zone suburbane si stanno estendendo fino al deserto e il Pil è in continua crescita. Ma per reggere questa “impennata”, l’amministrazione statale necessita di investire in infrastrutture per la mobilità e in quelle idriche. L’obiettivo è aumentare la disponibilità di acqua per famiglie e aziende e contrastare al tempo stesso una possibile crisi idrica.

In Arizona l’approvvigionamento di acqua ha come fonte principale il Colorado River, che però è uno dei fiumi più a rischio d’America per le ricorrenti siccità e più in generale per i cambiamenti climatici in corso. Ma il Colorado serve anche altri sei Stati, dal Wyoming al Messico, per un totale di circa 40 milioni di persone. Pertanto, il governo federale Usa ha stanziato 4 miliardi di dollari per progetti in grado di migliorare la portata del fiume e – nei sette stati che beneficiano delle sue acque – per ripristinare vecchie condutture idriche in aree rurali, introdurre una più stringente regolazione delle quote di consumo da parte degli agricoltori e, in una minima parte, sostituire tubature obsolete in alcune città.

Per far fronte alla scarsa disponibilità di acqua, l’Arizona ha intrapreso diverse altre azioni di contrasto alla crisi idrica, come quelle portate avanti dai dipartimenti idrici di sette città dello stato che si sono impegnati a ridurre le quantità di acqua che attualmente prelevano dal Lake Mead, il più grande bacino idrico della nazione. Nonostante la siccità e i problemi legati ai cambiamenti climatici, il lago continua a garantire il livello idrico necessario grazie alla cosiddetta “terza cannuccia” o Intake 3, realizzata nel 2015 dal Gruppo Webuild, e scelto dalla Southern Nevada Water Authority per la sua leadership mondiale nelle infrastrutture idriche.

L’Intake 3 del Lake Mead è infatti in grado di fornire agli impianti di trattamento idrico della regione fino a 3.400 milioni di litri di acqua al giorno, assicurando così una parte considerevole del fabbisogno di Las Vegas. Ad oggi, solo infrastrutture come queste possono assicurare una risposta efficace alla crisi idrica, permettendo agli stati bagnati dal fiume Colorado di continuare a crescere.