A pochi mesi dall’inaugurazione di uno dei più grandi ponti sospesi al mondo, il Presidente Turco Recep Tayyip Erdoğan ha confermato il suo piano di costruire un nuovo canale che raddoppi il Bosforo, con l’intenzione di sostenere la crescita economica impressa al Paese in questi anni.
«A Dio piacendo, metteremo le fondamenta di un nuovo canale, parallelo a quello del Bosforo, che chiameremo Istanbul Canal – il mio sogno – entro la fine del 2017 o l’inizio del 2018».
Con queste parole, pronunciate il 10 ottobre scorso a Belgrado durante il Forum Turchia-Serbia, Erdoğan ha ufficializzato la costruzione di quella che promette di diventare una delle più grandi e complesse opere infrastrutturali al mondo.
«Esiste un Canale di Suez – ha aggiunto – esiste un Canale di Panama, ed esisterà un Canale di Istanbul».
Fino a poche settimane fa la realizzazione di un canale che doppiasse il Bosforo sembrava una promessa difficile da realizzare, più volte citata nel piano Vision 2023 (leggi anche l’articolo sugli investimenti in Turchia), quello che prevede 400 miliardi di dollari di investimenti per festeggiare i 90 anni dalla nascita della Repubblica turca e far entrare il Paese tra le prime dieci economie del mondo, ma mai affrontata nel dettaglio.
Il primo annuncio da parte di Erdoğan risale al 2011, quando l’attuale Presidente inserì nella campagna elettorale per il terzo mandato da premier l’idea di realizzare il canale. Da quel momento il progetto è rimasto chiuso in un cassetto fino al 2016. Nel corso di una conferenza stampa tenuta nel mese di aprile il presidente ha annunciato: «Il Canale di Istanbul si farà. Nonostante quello che molti dicono, il Canale si farà».
E ancora, il 10 dicembre del 2016, lo stesso Erdoğan è tornato sull’argomento nel corso della quinta Turkey Innovation Week e ha detto: «Presenteremo un’offerta per la realizzazione del progetto entro il 2017».
Una promessa che sembra mantenuta, almeno secondo l’ultimo annuncio di qualche settimana fa, accompagnato da qualche dettaglio tecnico in più dell’opera confermato dal ministro dei Trasporti, Ahmet Arslan. Il canale sarà lungo 43 chilometri, profondo 25 metri e largo dai 150 ai 400 metri; e collegherà il Mediterraneo dalla costa europea di Istanbul con il Mar Nero. Il suo percorso specifico non è ancora stato rivelato, tuttavia il governo ha ammesso che l’ingresso sul lato europeo sarà vicino al terzo scalo aeroportuale di Istanbul, altro megaprogetto da 14 miliardi di dollari tuttora in costruzione, e che all’interno del Canale saranno realizzati dei ponti e delle isole artificiali dove inaugurare attività commerciali e ricettive per il turismo.
L’obiettivo primario del nuovo Canale è liberare il Bosforo dal passaggio delle navi commerciali (53mila imbarcazioni lo attraversano ogni anno) dando vita a un’autostrada sull’acqua capace di far lievitare gli scambi internazionali che passano per la Turchia, e così di rivaleggiare con i grandi canali mondiali. Ogni giorno – certifica la Energy Information Administration, l’agenzia governativa degli Usa – passano negli stretti turchi (Bosforo e Dardanelli) 2,4 milioni di barili di petrolio, una quantità inferiore ai 5,5 milioni di barili che attraversano Suez ma superiore agli 0,9 che navigano Panama. Negli ultimi anni il traffico commerciale nel Bosforo è aumentato proprio grazie all’accresciuta produzione petrolifera nei giacimenti del Mar Caspio, che sono collegati con i porti del Mar Nero. A questa si aggiunge il trasporto di gas naturale, che viene principalmente dalla Russia e dall’Ucraina e che trasforma il Mar Nero in uno snodo strategico a livello energetico, dove transita il 7,3% del trasporto marittimo dell’Unione europea.
Nella più grande città europea (Istanbul conta oggi circa 15 milioni di abitanti) l’importanza di un nuovo Canale è un tema dibattuto da diversi anni tanto che già nel 1999 il progetto venne inserito tra le proposte elettorali dall’allora primo ministro Bülent Ecevit.
A parte la sua genesi, quello che conta oggi è la sua fattibilità. Il governo calcola che per realizzare il Canale di Istanbul ci vorranno circa 10 miliardi di dollari, una cifra destinata ad aumentare secondo molti osservatori internazionali, e già ben superiore rispetto ai 5 miliardi spesi per l’allargamento del Canale di Panama, realizzato da un consorzio internazionale guidato da Salini Impregilo, e ai 10 miliardi investiti per l’ampliamento di Suez.
Per trovare i fondi necessari – secondo la stampa turca – il governo potrebbe chiedere aiuto al Turkey Wealth Fund, il fondo sovrano istituito nell’agosto del 2016 con l’idea di finanziare grandi progetti infrastrutturali. È questa la strada indicata dal Presidente Erdoğan per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di crescita e ricchezza indicati da Vision 2023.