Dopo un lungo percorso Astaldi, la seconda azienda italiana nel settore delle costruzioni, chiude positivamente la proposta di concordato in continuità e il Gruppo Webuild (già Salini Impregilo) si prepara all’ingresso in Astaldi, dando vita a uno dei primi colossi europei nella costruzione di infrastrutture complesse.
La fase 2 di questo consolidamento industriale arriva con la luce verde del Tribunale di Roma che – nei giorni scorsi – ha approvato il concordato preventivo in continuità di Astaldi, un provvedimento non soggetto a reclamo e per questo da considerarsi irrevocabile, e ha pubblicato il decreto di omologa.
L’atto del Tribunale mette la parola fine a un percorso lungo quasi due anni che ha permesso di riportare la società in bonis assicurando la continuità industriale e la tutela dei posti di lavoro.
L’operazione, approvata dalla maggioranza dei creditori della società, permette di compiere un importante passo in avanti nella realizzazione del Progetto Italia, il piano di rilancio del settore delle infrastrutture in Italia, promosso da Webuild (già da quando il Gruppo si chiamava Salini Impregilo), che – proprio a valle dell’omologa del concordato Astaldi da parte del Tribunale – diventerà il socio di maggioranza della nuova Astaldi attraverso un aumento di capitale dedicato, ampliando ancora una volta la propria dimensione.
Un processo complesso che ha vissuto il suo ultimo miglio dalla fine di aprile ad oggi e che sembra destinato a concludersi già in autunno.
Le tappe del concordato di Astaldi
Il 28 settembre del 2018 può essere considerata la data d’avvio di un lungo iter che ha condotto attraverso una importante ristrutturazione Astaldi, una società strategica per il tessuto produttivo italiano, con un grande passato di costruttore di grandi infrastrutture in tutto il mondo, tanto per le opere realizzate quanto per i lavoratori coinvolti e le competenze stratificate negli anni.
A settembre, infatti, Astaldi chiede l’ammissione alla procedura di concordato preventivo, aprendo così una finestra sul risanamento finanziario dell’azienda.
Pochi mesi dopo, il 14 febbraio del 2019 arriva l’offerta di Webuild (a quel tempo ancora Salini Impregilo) che prevede, attraverso un aumento di capitale dedicato, l’entrata del nuovo socio in Astaldi con una quota di maggioranza a valle dell’omologa del concordato. Il 9 aprile i creditori dell’azienda si riuniscono per discutere la proposta concordataria e il 29 aprile viene fissato il termine ultimo per il voto dei creditori sul concordato che vede la proposta approvata con una maggioranza pari al 69,4% dei crediti ammessi al voto, mentre il 4 maggio il Tribunale emana il decreto che fissa l’udienza per omologa. L’udienza si tiene il 23 giugno, lo stesso giorno indicato ai creditori come termine ultimo per depositare le loro opposizioni. Da lì, la palla passa nelle mani dei giudici che analizzano il piano presentato dall’azienda, la regolarità della procedura e l’esito della votazione dei creditori. Ultimo atto il 17 luglio 2020, quando il Tribunale di Roma pubblica il decreto di omologa. Il concordato è approvato. Astaldi ritorna in bonis e con l’intervento di Webuild il sogno del Progetto Italia si appresta a fare un altro passo avanti per il rilancio del settore delle costruzioni in Italia e la costituzione di una società più grande e più competitiva sui mercati internazionali.
La strada verso il Progetto Italia
L’ingresso di Webuild in Astaldi rappresenta un momento chiave per la concretizzazione del Progetto Italia, il piano che punta alla creazione di un grande player internazionale con forti radici nel mercato domestico, più competitivo a livello mondiale grazie ad una maggiore scala e know-how e solida struttura finanziaria che permette di avere adeguata capacità di investimento in salute e sicurezza, tecnologia e innovazione, alla stregua dei migliori standard dei mercati internazionali.
L’operazione nasce con il supporto anche di Cassa Depositi e Prestiti e dei principali istituti finanziari del Paese, che sono entrati nella compagine azionaria di Webuild attraverso un’operazione di aumento di capitale di mercato per 600 milioni di euro, sottoscritto da CDP Equity per 250 milioni di euro, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco BPM per altri 150 milioni di euro, investitori istituzionali italiani e stranieri per 150 milioni di euro, e Salini Costruttori per 50 milioni di euro.
L’origine del Progetto Italia
Per capire il senso di questa operazione è utile tornare una volta ancora indietro nel tempo, al 3 aprile del 2019, quando Webuild (allora Salini Impregilo) acquista la Cossi Costruzioni, un’azienda storica, tra le migliori al mondo nel settore tunneling controllata però da Condotte, società in amministrazione controllata.
L’acquisizione di Cossi ha come razionale industriale il consolidamento e lo sviluppo dell’enorme patrimonio di competenze professionali nella realizzazione di grandi tunnel costruito in anni e anni di storia. Quando viene acquistato da Webuild il gruppo impiega 170 dipendenti, vanta clienti come l’AlpTransit San Gottardo SA e ha nel suo track-record lavori come il ripristino del traforo del Monte Bianco dopo l’incendio o la realizzazione di importanti lotti autostradali tra l’Italia e la Svizzera.
Grazie a questa operazione Cossi non solo evita il fallimento, ma i suoi lavoratori altamente specializzati vengono impiegati su alcuni dei progetti in carico a Webuild in giro per il mondo, primo tra tutti il nuovo Ponte di Genova. Quello di Cossi diventa un esempio di come eccellenze italiane del settore possano essere rilanciate associandosi a un grande gruppo attivo su grandi commesse, in Italia come all’estero. È questa la strada da seguire che, nel caso di Astaldi, porta ad un significativo salto dimensionale e mostra già dalle prime battute importanti sinergie industriali.
Le sinergie tra Webuild e Astaldi
L’ingresso di Webuild in Astaldi rappresenta un’operazione non solo finanziaria, ma supportata da solide basi industriali. Le sinergie tra Webuild e Astaldi sono numerose e tanti sono i grandi progetti in cui le due aziende italiane già oggi collaborano.
I due gruppi, che hanno firmato alcune delle più importanti opere infrastrutturali nel mondo, dal nuovo Canale di Panama al Terzo Ponte sul Bosforo, hanno in comune alcuni tra i più importanti contratti in fase di realizzazione oggi in Italia, ma anche all’estero. Opere come la M4, la nuova linea metropolitana di Milano, un’opera altamente innovativa e con un enorme impatto sulla città; la linea ferroviaria alta velocità-alta capacità Palermo-Catania, che porterà le reti TEN-T in Sicilia; l’alta velocità Napoli-Bari; la Strada Statale Jonica, e ancora l’alta velocità tra Verona e Padova, la linea ferroviaria leggera Hurontario in Canada.
Tutti progetti che testimoniano una sinergia esistente già prima del Progetto Italia, ma soprattutto che indicano la via da seguire per il futuro, dove i punti di forza di queste grandi aziende – e delle altre che si uniranno al progetto – concorrono insieme per dar vita a opere moderne, iconiche, efficienti e sostenibili.
Il futuro del Progetto Italia
L’ingresso del Gruppo Webuild in Astaldi non esaurisce da solo l’obiettivo finale del Progetto Italia.
In Italia, il settore delle costruzioni vive un momento di profonda crisi, e la promessa di sblocco di 130 grandi opere da parte del Governo (contenuta all’interno dell’ultimo Decreto Semplificazioni) deve essere raccolta e sostenuta, per evitare che la crisi pesi ancora di più sulla forza lavoro. Infrastrutture vecchie e aziende che rischiano il default sono due facce della stessa medaglia, destinate a convergere se non si interviene con tempestività.
Il sì del Tribunale di Roma al concordato di Astaldi accelera adesso il progetto di unire le migliori competenze italiane, progetto che punta ad ampliare ancora di più il raggio d’azione del nuovo Gruppo Webuild. Un Gruppo che già oggi consolida un portafoglio ordini di 44 miliardi, impiegando circa 70.000 persone tra diretti ed indiretti a livello globale, in quasi 110 progetti in corso nel mondo, oltre 13.500 km costruiti di ferrovie e metro, 80.000 km di strade, quasi 1.000 km di ponti, oltre 300 tra dighe e impianti idroelettrici. Una delle più grandi aziende europee del settore.
Tutto questo si inserisce nel percorso di crescita per linee esterne vissuto da Salini Impregilo (oggi Webuild) dal 2007 al 2019, con un fatturato passato da 600 milioni a 5,3 miliardi e un backlog cresciuto da 3 a 36,2 miliardi.
Unirsi per essere più forti. Unirsi per vincere la sfida competitiva. È ormai un imperativo in un mercato mondiale popolato da giganti che fanno della loro dimensione il maggior punto di forza.