Il 2020, l’anno più duro per gli effetti del Covid-19, è stato però anche l’anno delle energie pulite. In quei terribili 12 mesi, nel corso dei quali le attività economiche in tutto il mondo si sono più volte dovute bloccare per evitare la diffusione della pandemia, su scala globale sono arrivati a 12 milioni i posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili (nel 2019 erano 11,5 milioni di posti), il 32% dei quali occupato da donne.
Il dato, che racconta l’evoluzione di un settore sostenuto anche dalla ripresa economica post-Covid, è stato raccolto dall’Irena, la International Renewable Energy Agency, all’interno del 2021 Annual Review “Renewable Energy and Jobs”, pubblicato nei giorni scorsi.
L’analisi, condotta insieme all’International Labour Organization, ricostruisce l’aumento e le prospettive di crescita dei posti di lavoro nelle infrastrutture energetiche, arrivando a prevedere che entro il 2030 i nuovi occupati nel settore saranno 38 milioni, destinati a diventare 43 milioni entro il 2050. Dall’idroelettrico al solare, fino alle bioenergie, i nuovi modelli di produzione energetica sono destinati a trainare non solo la crescita economica ma anche il mercato del lavoro, grazie anche al sostegno di tanti stati, a partire dall’Unione europea, affinché si compia finalmente il processo di diversificazione energetica a favore delle energie pulite.
Il ruolo dell’idroelettrico nella crescita del lavoro
L’idroelettrico rimane uno dei settori a maggiore crescita in tema di energie pulite. Nel quinquennio che ha preceduto il 2020 il comparto ha registrato una leggera contrazione in termini di posti di lavoro creati, per tornare a correre proprio lo scorso anno, arrivando a 2,2 milioni di posti di lavoro su scala mondiale.
Dalla Cina all’Argentina, dal Brasile al Tagikistan fino all’Australia sono diversi i paesi che hanno lanciato progetti ambiziosi e stanno sostenendo investimenti pluriennali per dotare le comunità di grandi impianti idroelettrici capaci di creare energia pulita. Il Gruppo Webuild, tra i leader mondiali nel settore hydro, è impegnato su diversi progetti come ad esempio Snowy 2.0, il maxi-impianto idroelettrico che sorgerà nelle Snowy Mountains, in Australia.
La forza di questo modello di approvvigionamento energetico è che gli impianti idroelettrici possono essere di dimensioni molto differenti, dai progetti maestosi, come le dighe etiopi realizzate da Webuild, a opere più piccole, situate su corsi d’acqua contenuti, che tuttavia restano preziose per le comunità. In questo senso, usare l’acqua diventa una delle soluzioni più sostenibili per produrre energia, oltre che un grande volano per la creazione di nuovi posti di lavoro.
Quei 100.000 lavoratori che servono al sistema Italia
Il settore delle infrastrutture sta contribuendo al rilancio economico dell’Italia, ma gli investimenti del PNRR non bastano da soli per sostenere la ripresa. Accanto a questi è necessario che l’apertura di nuovi cantieri così come lo sviluppo di quelli esistenti siano accompagnati dalla crescita della forza lavoro. Secondo Pietro Salini, amministratore delegato del Gruppo Webuild, per rispondere al meglio alla domanda di nuove infrastrutture in Italia mancano oggi 100.000 lavoratori.
«Il PNRR – ha dichiarato Salini – è un grande piano che avrà un impatto importante per il Paese, anche grazie all’impegno del governo nell’attuazione del programma, laddove sia accompagnato da misure di attuazione e si preveda l’utilizzo di tutte le risorse disponibili, oltre a quelle del PNRR».
Dal Progetto Unico Terzo Valico dei Giovi-Nodo di Genova fino all’alta velocità al Sud, tutti i progetti aperti e quelli che dovranno essere lanciati nei prossimi mesi, necessitano di forza lavoro qualificata. «Occorre gestire con le istituzioni la scarsità di risorse umane che il mercato sta registrando – ha proseguito Pietro Salini – non essendo stati fatti investimenti così massivi dagli anni ’90. Per favorire la ripresa, è importante che la formazione tecnica e universitaria sia al centro delle strategie di sviluppo».
La ricerca di giovani talenti per le infrastrutture del futuro
Dalle energie green alla mobilità sostenibile, la richiesta di nuova forza lavoro è un tema diffuso e attuale sul quale si è innescata una naturale competizione per la ricerca dei talenti che escono dal mondo dello studio per entrare in quello del lavoro. In questo senso il Gruppo Webuild è attivo per attrarre i migliori ingegneri e tecnici presenti sul mercato anche sostenendo la formazione tecnica e universitaria. «Come Webuild – ha dichiarato Pietro Salini – stiamo accelerando l’assegnazione di borse di studio, collaborazioni con università, stage in aziende, e stiamo pensando di lanciare anche iniziative di formazione professionale. Chi si forma con noi trova opportunità di lavoro anche nei tanti paesi esteri in cui esportiamo il nostro know-how, come avviene con l’alta velocità in Texas, uno dei più grandi impianti idroelettrici in Australia (Snowy), e il Grand Paris Express a Parigi».
A conferma della vitalità che c’è nel mondo del lavoro, il Gruppo Webuild ha assunto 61.000 persone tra il 2015 e il 2021. Inoltre, attualmente l’età media dei dipendenti del Gruppo è 38 anni e il 45% di essi è costituito da under 35. Le partnership con le migliori università e centri di ricerca hanno sostenuto la creazione di questo nuovo esercito di forza lavoro qualificata che oggi rappresenta la vera risorsa per realizzare al meglio e nel minor tempo possibile le più complesse opere infrastrutturali.