A quattro anni dalla sua approvazione, che effetti sta avendo la storica legge Infrastructure Investment and Jobs Act (IIJA)?
Conosciuta anche come Bipartisan Infrastructure Law (BIL), la norma del 2021 ha autorizzato 1.200 miliardi di dollari per la spesa sullo sviluppo infrastrutturale, di cui 550 miliardi per i primi cinque anni dalla sua entrata in vigore. E dunque, a che punto siamo? Secondo l’American Society of Civil Engineers (ASCE), le infrastrutture americane sono migliorate, ma solo di poco.
I dettagli arrivano con l’edizione 2025 del Report Card for America’s Infrastructure, che ASCE pubblica ogni quattro anni per valutare le condizioni e le prospettive di 18 categorie di infrastrutture statunitensi, tra cui ponti, strade, aeroporti, porti, dighe, reti idriche ed elettriche.
In una scala decrescente dalla A alla F, quest’anno al complesso infrastrutturale degli Stati Uniti è stata assegnata la C, in aumento sia rispetto al risultato del 2021 (C–) sia rispetto alla media solitamente ottenuta in passato (D). La A significa che “le strutture soddisfano gli standard moderni di funzionalità”, mentre la F che “le condizioni sono inaccettabili, con segni diffusi e avanzati di deterioramento”.
Per i redattori del report (introdotto per la prima volta nel 1998), il risultato ottenuto quest’anno dalle infrastrutture degli States va comunque letto con cauto ottimismo, perché “pur essendo il più alto di sempre, resta decisamente inferiore alle aspettative”.
ASCE fa anche sapere che tra le categorie di infrastrutture prese in esame in questa edizione del report, il voto andato alle reti dell’energia (D+) e alle ferrovie (B-) è in calo rispetto alle precedenti pagelle.
Per il settore energetico gli autori del rapporto hanno chiaramente manifestato preoccupazione, visto il crescente utilizzo di veicoli elettrici e il numero sempre più alto di data center, molti dei quali utilizzati per l’intelligenza artificiale e che richiederanno 35 gigawatt entro il 2030.
Chi invece ha migliorato l’ultima pagella sono state otto categorie infrastrutturali, tra cui le dighe e gli impianti di gestione rifiuti pericolosi.
Alle infrastrutture americane servono 9,1 trilioni di dollari in dieci anni per raggiungere un buono stato di salute
La parola chiave che risuona nel Report Card for America’s Infrastructure 2025 è “resilienza”.
I disastri naturali sono sempre più frequenti, tanto che solo nel 2024 negli Usa ben 27 eventi meteorologici estremi hanno causato danni per oltre 182 miliardi di dollari. La necessità quindi di costruire in modo adeguato e resiliente e di garantire la costante e corretta manutenzione alle infrastrutture è stata ampiamente dimostrata, per esempio dal tremendo uragano Helene e dall’uragano Milton in Florida e dai recenti incendi in California.
L’ASCE ha osservato che per garantire da qui a dieci anni un buono stato di salute alle 18 categorie infrastrutturali indicate nel report 2025, sarebbero necessari 9,1 trilioni di dollari, mentre è stato stimato che per trasporti e infrastrutture gli investimenti complessivi previsti – pubblici e privati – ammontano soltanto a 5,4 trilioni di dollari, lasciando così sul tavolo un gap di 3,7 trilioni di dollari.
Colmare questo divario porterebbe benefici non solo per la sicurezza delle infrastrutture, ma più in generale al benessere economico degli americani. Il mancato investimento, invece, potrebbe causare per i prossimi 20 anni una perdita di Pil pari a 5 trilioni di dollari e una contrazione delle esportazioni pari a 244 miliardi di dollari.
Nuovi progetti urbani e autostradali: il caso della Florida contro gli uragani e i disastri naturali
Un modello di riferimento nel panorama infrastrutturale americano è lo stato della Florida, una delle aree più soggette a fenomeni atmosferici estremi e tra gli stati a maggior crescita di popolazione, con una media di 300mila nuovi residenti l’anno, che equivale ad aggiungere ogni anno una città delle dimensioni di Orlando, che nel 2024 contava 2.101.000 abitanti.
Nel 2021 sempre ASCE aveva pubblicato il Florida Infrastructure Report Card (è ancora l’ultimo disponibile), assegnando al “Sunshine State” voto C. Tra le categorie infrastrutturali esaminate, la rete stradale e autostradale della Florida aveva ottenuto C+ (mentre a livello nazionale questa categoria raggiungeva D+) e la tenuta dei ponti voto pari a B (quello del paese era stato C).
Secondo quel rapporto di quattro anni fa, la Florida dimostrava un’efficiente programmazione delle risorse statali. Inoltre, per tenere il passo con le sue crescenti esigenze infrastrutturali, l’amministrazione stava anche pianificando interventi “con una maggiore attenzione alla creazione di infrastrutture resilienti”.
Di fatto, in Florida si moltiplicano cantieri e nuovi progetti urbani sono allo studio. Per evitare congestione nelle aree con maggior traffico autostradale, si stanno realizzando nuove intersezioni stradali, nuovi svincoli autostradali e strade a grande scorrimento.
Tra i maggiori costruttori di opere infrastrutturali del paese, Lane Construction (Gruppo Webuild) è impegnata in più progetti urbanistici. Nell’area di Tampa, Lakeland e Orlando a Lane sono stati affidati snodi stradali strategici come il Westshore Interchange, in cui si intersecano tre importanti arterie della Florida, la I-275, la SR 60 e la Veterans Expressway. Inoltre, l’azienda si sta occupando anche di ampliare la Seminole Expressway/SR 417, che diventerà un corridoio strategico verso l’area di Orlando e una via di evacuazione in caso di uragani.