L’acqua diventa una priorità per gli Usa. Non solo quella prosciugata dalla siccità, ma anche quella persa per via delle tantissime falle negli impianti di gestione idrica.
Mentre l’Amministrazione Biden lavora per arrivare all’approvazione definitiva del maxi piano sulle infrastrutture, il Congresso approva un primo pacchetto di interventi dedicato esclusivamente alle infrastrutture idriche.
Pochi giorni fa l’House Transportation and Infrastructure Committee, il Comitato sulle infrastrutture del Senato, ha infatti autorizzato un investimento di 50 miliardi di dollari da stanziare nei prossimi cinque anni per la gestione delle acque reflue, il controllo delle inondazioni e altre infrastrutture legate all’acqua.
Il piano è stato approvato non solo con i voti della maggioranza Democratica ma anche con quelli di alcuni rappresentanti del Partito Repubblicano, tutti convinti del bisogno immediato di interventi sul settore.
«L’accordo – ha dichiarato il Presidente del Comitato, Peter DeFazio – rappresenta una conferma dell’impegno federale di investire nelle nostre infrastrutture idriche e di affrontare le sfide che ci troviamo davanti sul tema della qualità dell’acqua, soprattutto a livello locale».
Dalle grandi città come Washington D.C. ai piccoli centri, dalle campagne alle aree industriali, proprio la gestione dell’acqua è oggi un tema centrale nel dibattito pubblico sulla ripartenza economica post-Covid-19.
Un patrimonio infrastrutturale da proteggere
L’intervento del Congresso americano nasce da un doppio segnale: da un lato la cronaca, dove il clima impazzito dà vita a una serie di fenomeni che vanno dalla siccità alle inondazioni, capaci di influire tanto economicamente quanto sull’incolumità fisica delle persone; dall’altro lo stato reale delle infrastrutture, che richiama giornalmente le autorità a intervenire sulle grandi opere che hanno fino ad oggi assicurato la crescita dell’economia americana.
Oggi gli Usa possono contare su una rete di distribuzione idrica lunga 2,2 milioni di miglia (3,5 milioni di km), capace di trasportare ogni giorno milioni di tonnellate di acqua. Il sistema, per quanto capillare, è vecchio e pieno di falle. Secondo l’ultimo rapporto dell’Asce (American Society of Civil Engineering), in America si verifica un guasto alla rete idrica ogni due minuti, colpevole di una perdita giornaliera pari a 6 miliardi di galloni (22 miliardi di litri), l’equivalente di 9mila piscine.
Anche per questa ragione il tema è di grande attualità, e già da un paio d’anni amministrazioni pubbliche e utility private incaricate di gestire le reti idriche hanno avviato una profonda opera di manutenzione. Nel solo 2020 – calcola l’Asce – sono state sostituite 12mila miglia (19mila km) di tubature destinate al trasporto dell’acqua potabile.
Riuscire nell’impresa di modernizzare una così ampia rete idrica dipende naturalmente dalla potenza finanziaria che il governo federale, ma anche le amministrazioni statali e locali saranno disposti a mettere in campo. In questo senso il piano da 50 miliardi di dollari approvato nei giorni scorsi dall’House Transportation and Infrastructure Committee rappresenta un importante passo in avanti, anche se non sufficiente per rispondere al fabbisogno delle infrastrutture.
Ancora secondo l’Asce entro il 2029 il gap infrastrutturale annuale tanto nelle reti di acqua potabile quanto negli impianti di gestione delle acque reflue potrebbe raggiungere i 434 miliardi di dollari.
Gli interventi sono quindi necessari, soprattutto perché – come dimostrano molte best practice e cantieri aperti – offrono l’occasione per trasformare il settore della gestione delle acque in un volano per lo sviluppo sostenibile dei territori e delle comunità.
I grandi progetti per proteggere l’acqua
Da Washington D.C. a New York City, da Los Angeles al fiume Colorado, gli indirizzi politici che guardano a un futuro costruito intorno all’acqua e alle sue infrastrutture sono già prassi in tanti progetti.
Nella città di New York è stato approvato un piano da 800 milioni di dollari per ristrutturare nei prossimi due anni le infrastrutture idriche sotterranee della metropoli. Non solo: il Department of Environmental Protection della Grande Mela è al lavoro per sviluppare un modello predittivo capace di anticipare dove si verificheranno i guasti e quindi progettare e pianificare gli interventi necessari per evitarli, individuando così una lista di priorità tra gli interventi.
San Diego ha lanciato invece un progetto da 300 milioni di dollari (provenienti principalmente da fondi federali) per modernizzare il South Bay International Wastewater Treatment Plan, uno degli impianti di trattamento delle acque reflue più importanti della regione. Anche intorno al fiume Colorado, il Colorado Water Conservation Board ha approvato un progetto che punta a costruire 130 miglia di nuove condutture entro i prossimi anni, un’infrastruttura che servirà per portare acqua potabile a 40 comunità e 50mila persone.
Anche la città di Washington è impegnata da anni nel Clean River Project, un maxi piano di interventi che punta a creare una nuova rete infrastrutturale per la gestione delle acque reflue evitando che queste inquinino i grandi fiumi cittadini, a cominciare dall’Anacostia. Proprio sull’Anacostia è al lavoro il Gruppo Webuild nell’ambito di un progetto che permetterà – entro il 2025 – di ridurre del 96% il volume delle acque reflue nei fiumi.
Una grande occasione in tema di sostenibilità per la capitale, così come per tutte quelle altre città che oggi si trovano al centro della stagione di rilancio delle infrastrutture idriche americane.