Anche la Tailandia sale sulle rotaie dell’alta velocità. E lo fa puntando prima di tutto sulla capitale Bangkok, una città da oltre 8 milioni di abitanti, dove la crescita economica e quella demografica vanno di pari passo.
Da qui la decisione del governo di sostenere un progetto per la costruzione di un treno proiettile che colleghi i due aeroporti della capitale a un terzo scalo, l’U-Tapao Rayong-Pattaya International Airport, nella provincia est di Rayong. In totale un investimento da 7,2 miliardi di dollari, che saranno in parte finanziati dal governo e in parte dagli stessi costruttori attraverso il modello della partnership pubblico-privato.
Secondo il progetto, i 220 chilometri che dividono i tre scali aeroportuali (le stazioni saranno in tutto 9) saranno percorsi dai treni ad una velocità massima di 250 km/h. Una parte del tracciato correrà invece dentro la città di Bangkok ad una velocità ridotta di 160 km/h, mentre il resto attraverserà altre 4 province raggiungendo il mare a Sud.
Ma l’alta velocità di Bangkok non sarà l’unica del Paese. Un secondo progetto prevede la realizzazione di una linea transfrontaliera che colleghi la Tailandia con la Cina, la cui prima fase dovrebbe essere operativa già dal 2021 e che rientra nella “Belt and Road” Initiative” cinese.
Intanto a Bangkok sono sono già a metà dell’opera i lavori per la realizzazione di una grande stazione che dovrebbe essere lo snodo strategico dei nuovi tracciati, tanto quello che collega gli aeroporti quanto quello che conduce in Cina, una sorta di grande hub intorno al quale dovrebbe ruotare gran parte del traffico generato dalle nuove ferrovie.
Un grande piano per le infrastrutture
Gli investimenti nell’alta velocità rappresentano solo una parte del più ampio e ambizioso piano elaborato dal governo tailandese per sostenere la crescita del paese attraverso le infrastrutture.
Nel 2017 il governo ha lanciato un piano infrastrutturale da 25,5 miliardi di dollari che dovrebbero essere investiti per realizzare 36 grandi progetti. Tra gli interventi selezionati, la priorità è riconosciuta allo sviluppo delle ferrovie, per le quali saranno stanziati 11,6 miliardi di dollari; oltre 6 miliardi saranno destinati alla costruzione di linee metropolitane cittadine; 4,7 miliardi per strade e autostrade, e il resto della dotazione diviso tra manutenzione generale, trasporto marittimo e aereo.
Le nuove opere saranno finanziate in parte con fondi pubblici, in parte attraverso partnership pubblico-private e in parte con nuovi strumenti finanziari lanciati dal governo stesso. Nel luglio scorso è stata annunciata l’istituzione di un fondo statale per le infrastrutture che avrà una dotazione di 1,5 miliardi di dollari e inizierà la sua attività dai primi mesi del 2019. Per chi investirà nel fondo, è previsto un ritorno in termini di interessi nell’ordine del 5%, una percentuale che – secondo i calcoli del governo – dovrebbe attrarre anche gli investitori stranieri. Questo fondo si aggiunge al Thailand Future Fund, lanciato poche settimane fa con il compito di raccogliere capitale finanziario da destinare alla costruzione e manutenzione della rete stradale.
Un’economia che cresce con le grandi opere
Realizzare infrastrutture significa progettare con una visione di lungo termine, e questo non è facile in un paese abituato a convivere con l’instabilità politica. Negli ultimi 18 anni, la Tailandia ha cambiato 12 primi ministri, sei dei quali si sono avvicendati tra il 2006 e il 2008.
Tutto questo ha reso più complesso pianificare strategie di sviluppo infrastrutturale che tuttavia sembrano essenziali per continuare a essere una delle prime economie del Sud Est Asiatico.
Nel ranking del World Economic Forum sulle infrastrutture, la Tailandia figura ancora molto indietro rispetto a stati vicini come Singapore e Malesia, che invece scalano da anni posizioni su posizioni.
Colmare questo gap può quindi dare una spinta alla crescita economica che comunque non si è arrestata negli ultimi anni. Secondo le dichiarazioni rilasciate alla Reuters dal ministro delle Finanze tailandese, il Pil del paese è cresciuto del 3,9% nel 2017 e dovrebbe crescere del 4,2% nell’anno in corso. Un buon risultato che permetterebbe alla Tailandia di consolidare il suo ruolo di seconda economia del Sud Est Asiatico.
Questo obiettivo può essere raggiunto investendo nelle infrastrutture, strategiche non solo per i cittadini ma anche per gli oltre 30 milioni di turisti che ogni anno visitano il Paese e producono una ricchezza pari al 12% del Pil nazionale.