Il 3 luglio scorso Caterpillar Inc ha annunciato la firma di un protocollo d’intesa con la Fastbrick Robotics Ltd, un’azienda australiana specializzata nella costruzione di robot capaci di posizionare mattoni più velocemente e con un maggiore controllo di qualità di qualunque essere umano.
L’accordo siglato da Caterpillar, il gruppo statunitense che produce materiali per le costruzioni, prevede da parte dell’azienda un investimento di 2 milioni di dollari per sostenere sviluppo, realizzazione e vendita dei sistemi robotici della Fastbrick.
Sebbene questa storia rappresenti un piccolo episodio per il settore, è l’ultimo di una serie di segnali che dimostrano come un uso maggiore dell’innovazione tecnologica possa liberare al massimo il potenziale dell’industria. Una conquista significativa perché, nel passato, le costruzioni hanno migliorato la loro produttività ad un ritmo lento. «Negli ultimi anni – si legge a questo proposito nel report sulle costruzioni pubblicato nel 2016 dal World Economic Forum – i passi in avanti in termini di efficienza sono stati pochi».
Tuttavia – come conferma il report “Reinventing Construction: A Route to Higher Productivity”, pubblicato nel febbraio del 2017 da McKinsey Global Institute – colmare il gap della produttività potrebbe garantire enormi benefici economici per il settore. «Questo garantirebbe la produzione ogni anno di una ricchezza extra pari a 1,6 trilioni di dollari, il che risponderebbe alla metà del fabbisogno annuale di infrastrutture annuali o aumenterebbe il Pil mondiale del 2%».
Questa stima è così ottimistica perché il settore delle costruzioni è uno dei più grandi nell’economia globale. Le spese nelle costruzioni – siano esse stanziate per la costruzione di strade, edifici o installazioni industriali – valgono il 13% del Pil mondiale, pari a 10 trilioni di dollari. Un dato destinato ad aumentare insieme alla crescita della domanda registrata in alcune regioni, come ad esempio l’Asia. Entro il 2025, il rapporto calcola che la spesa del settore raggiungerà i 14 trilioni di dollari.
Questo dimostra come le costruzioni abbiano un enorme potenziale nella produzione di valore. Nelle ultime due decadi, la produttività del lavoro è cresciuta ad una media annuale dell’1%, contro il 2,8% della media generale degli altri settori industriali, e il 3,6% del manifatturiero.
Le ragioni sono tante, a partire dalla mancanza di investimenti in ricerca e sviluppo. Guardando però il bicchiere mezzo pieno, questo ritardo porta con sé anche grandi potenzialità al punto che – come conferma il rapporto di McKinsey – in alcune aree la produttività potrebbe arrivare a crescere anche del 50-60%.
Una di queste aree è la tecnologia digitale, che include la robotica. Diverse compagnie negli Stati Uniti e in Australia hanno raccolto le offerte di aziende come Fastbrick Robotics che offrono soluzioni robotiche in sostituzione di lavori ripetitivi, e hanno scoperto che – adottando queste soluzioni – la loro produttività sarebbe aumentata del 10%.
Allo stesso modo, nei grandi cantieri sono stati schierati droni per assicurare la sicurezza e ispezionare il terreno, mentre alcuni sensori – indossati dai lavoratori – aiutano a calcolarne la produttività. In molti casi sono stati poi adottati sistemi che permettono di ricostruire modelli non più in tre, ma in cinque dimensioni.
In generale, McKinsey suggerisce di adattare al settore gli stessi principi della catena di produzione. Utilizzando ad esempio parti prefabbricate, il costo dei materiali può essere abbattuto e il tempo necessario per tirare su un palazzo può ridursi drasticamente. «Se il processo di costruzione si avvicina a quello della produzione di massa, che prevede una maggiore standardizzazione con parti preconfezionate e acquistate direttamente in fabbrica, la produttività cresce fino a dieci volte». Per dimostrarlo il rapporto cita il caso di una compagnia americana il cui sistema di produzione ha permesso di ridurre il lavoro artigianale in cantiere dell’85% abbattendo il costo del 35% rispetto a quello di mercato.
Ma le aziende non possono fare tutto da sole e hanno bisogno del supporto del settore pubblico. Il report del World Economic Forum richiede infatti alle autorità di semplificare e armonizzare le regolamentazioni nel settore per facilitare il lavoro dei costruttori. «Riducendo i tempi previsti per il riconoscimento dei permessi e delle approvazioni ambientali anche i governi possono fare la loro parte nella riduzione dei ritardi».