Il Queensboro Bridge, anche se non possiede la stessa forza di attrazione turistica degli altri tre ponti che attraversano l’East River per collegare Manhattan ai vari quartieri della grande area metropolitana di New York, detiene il record del più trafficato dei quattro. È transitato ogni giorno da una media di 150mila veicoli, 7mila ciclisti e 2.700 pedoni. Il suo iconico “fratello”, il Ponte di Brooklyn, è secondo con un passaggio giornaliero di 115mila veicoli contro i 105mila del Williamsburg Bridge e i 75mila del Manhattan Bridge.
Aperto al traffico il 18 giugno 1909 come il ponte reticolare in acciaio a sbalzo più lungo degli Stati Uniti (record mantenuto fino al 1930), il Queensboro è l’unico dei quattro grandi ponti dell’East River a non essere un ponte sospeso. Progettato dall’ingegnere-capo dei ponti newyorchesi dei primi del secolo scorso Gustav Lindenthal, il Queensboro Bridge è noto anche come 59th St Bridge perché l’ingresso dalla parte di Manhattan si trova tra la 59a e la 60a strada. Nel 2011 il sindaco Michael Bloomberg l’ha ribattezzato Ed Koch Queensboro Bridge, in onore di un precedente sindaco di New York. Una decisione, tuttavia ancora oggi contestata dagli abitanti del Queens, perché Koch non proveniva da quel borough.
Il ponte di Queensboro dal Grande Gatsby a oggi
«La città vista dal Queensboro Bridge è sempre la città vista per la prima volta, nella sua prima selvaggia promessa di tutto il mistero e la bellezza del mondo». La frase che Francis Scott Fitzgerald fa dire al Grande Gatsby nel romanzo poi interpretato da Leonardo DiCaprio sul grande schermo, rivela la storia di un sobborgo, il Queens, scarsamente popolato e fatto di terreni agricoli e strade polverose all’estremità occidentale di Long Island, diventato rapidamente un quartiere vibrante e il più grande dei cinque distretti di New York. Oggi sede di grandi infrastrutture della Grande Mela come i due aeroporti JFK e La Guardia o il centro sportivo Flushing Meadows.
Lo sviluppo del Queens, dopo quello di Brooklyn e della stessa Manhattan, è dovuto proprio alla struttura a cinque campate, supportate da un reticolo di 75.000 tonnellate di acciaio. Il ponte ha due livelli, quello superiore di quattro corsie di traffico e quello inferiore di cinque corsie, di cui quella più esterna dedicata al percorso ciclabile e pedonale. Proprio su quest’ultima si sono concentrati gli sforzi più recenti dell’amministrazione locale perché, con il passare degli anni e lo sviluppo del Queens, quell’attraversamento è diventato una sorta di incubo. Il Dipartimento dei Trasporti di New York ha infatti annunciato che entro l’estate verrà completato il rifacimento delle strutture di accesso e il percorso di quella corsia per ciclisti e pedoni.
Quando un’infrastruttura strategica diventa un simbolo nazionale
Il Queensboro Bridge, che è stato dichiarato landmark nazionale nel 1973, contribuisce a fare di New York un concentrato di costruzioni avveniristiche per l’epoca in cui sono state realizzate e che ancora oggi sono infrastrutture di grande valore. Lungo 3,725 piedi (1.135 metri) con le sue campate, per un totale di 7,449 piedi (2.270 metri) includendo le rampe di avvicinamento e accesso, è stato progettato per trasportare carichi permanenti attraverso la pura azione a sbalzo e carichi mobili come un ponte continuo, un modello che ha richiesto l’applicazione di metodi avanzati di analisi strutturale.
L’Ed Koch Queensboro Bridge ha nella sua storia anche un malandato tentativo di distruzione, con un operaio che, spinto da una sorta di cospirazione sindacale, cercò di farlo saltare in aria poco prima dell’inaugurazione. Secondo i resoconti dell’epoca, l’attentatore, nel piazzare la dinamite, si accorse della presenza di una caserma di pompieri situata alla base del ponte, con una ventina di vigili del fuoco al lavoro. Rifiutandosi di compiere una strage rimosse la dinamite e si consegnò alla polizia.