Il grande progetto di rilanciare gli investimenti in un’ampia regione della Tailandia per creare un hub industriale di riferimento nel Sud Est Asiatico è divenuto realtà. Nelle scorse settimane il parlamento tailandese ha approvato un pacchetto di interventi e di riforme fiscali che darà piena operatività agli interventi infrastrutturali lungo l’Eastern Economic Corridor e contribuirà ad attrarre investitori stranieri e aziende da tutto il mondo. È questo l’obiettivo della seconda economia del Sud-Est Asiatico, che – attraverso il rilancio di un progetto già avviato nel 2017 – intende rendere gli scambi commerciali più efficienti, attrarre investitori stranieri, trasformare la regione in un polo di innovazione. Per raggiungerlo il governo tailandese ha individuato un budget di investimenti: 45 miliardi di dollari da investire nei prossimi anni e sufficiente per portare a compimento “The Eastern Economic Corridor” (EEC), un corridoio economico connesso da infrastrutture moderne ed efficienti e popolato di imprese innovative.
Secondo la Thailand Investment Agency, nel 2017 il programma ha raccolto investimenti per 9,3 miliardi, ma sono solo un punto di partenza rispetto al nuovo programma, approvato dal parlamento nelle scorse settimane, e legato alla cifra di 45 miliardi di dollari. Risorse non pubbliche, ma private. È questa infatti una delle novità più significative del programma, perché la forza del piano è nell’attrazione degli investimenti, garantita da una serie di riforme che stanno trasformando il Paese in uno dei luoghi più interessanti dove investire.
Il paese che vuole attrarre gli stranieri
La fortuna dell’EEC è legata a doppio filo con la partecipazione degli investitori privati. Per questo il governo tailandese, prima, e il parlamento, poi, hanno accompagnato il piano di sviluppo infrastrutturale a una serie di riforme, fiscali e non, che garantiscono incentivi alle imprese decise a investire nel progetto.
Tra queste sono previsti benefici fiscali, l’assegnazione di permessi di soggiorno di lungo termine per ragioni di affari, finanziamenti per quelle imprese che decidono di spostare il loro quartier generale all’interno del Corridoio. Non solo: il piano del governo prevede anche la possibilità di affittare per 99 anni terreni da destinare all’industria all’interno delle aree indicate e naturalmente un pacchetto di riforme che riducono le lungaggini burocratiche per chiunque voglia aprire un’attività all’interno dell’Eastern Economic Corridor.
La regione delle meraviglie
L’area di sviluppo individuata dal governo tailandese copre le province di Rayong, Chonburi e Chachoengsao e – secondo il progetto – dovrebbe trasformarsi in pochi anni in uno dei più prestigiosi centri asiatici per il commercio, gli investimenti e la logistica.
L’obiettivo è quello di attrarre imprese tecnologiche, ma anche centri di ricerca e università che concorrano alla diffusione di una cultura innovativa. Per farlo, la dotazione di infrastrutture efficienti è considerato un punto di partenza essenziale. Tra i progetti già lanciati, la realizzazione dell’U-Tapao Airport, un nuovo aeroporto internazionale, ma anche di un nuovo treno ad alta velocità da 7,2 miliardi di dollari che dovrebbe collegare insieme il nuovo scalo con i due già esistenti che servono Bangkok. Secondo quanto dichiarato pubblicamente da Nattaporn Jatusripitak, consigliere del Primo Ministro Nayok Ratthamontri, anche il treno ad alta velocità sarà realizzato attraverso una partnership pubblico-privata. L’accordo già è stato siglato e prevede un contratto di 50 anni: i primi 5 per la costruzione dell’infrastruttura e i restanti 45 anni per gestirne l’operatività. Una volta completato, il treno – che raggiungerà i 250 chilometri orari correndo a 160 km/h all’interno di Bangkok – servirà con cinque stazioni le principali province all’interno del Corridoio dando una forte spinta allo sviluppo urbanistico dell’area.
Un moltiplicatore per l’economia tailandese
Il governo tailandese sta puntando moltissimo sullo sviluppo dell’Eastern Economic Corridor, considerato come una leva fondamentale per la crescita del paese intero. Nel gennaio scorso la PTT Global Chemical, il gruppo petrolchimico più grande della Tailandia, ha annunciato un investimento di 985 milioni di dollari per l’apertura di un nuovo stabilimento all’interno del Corridoio. La Amata Corporation, uno dei più grandi player di real estate per le aziende ha aumentato le sue previsioni di vendita all’interno dell’EEC, mentre sono già presenti nella regione (definita dall’Economist la “Detroit dell’Est”) i colossi dell’automotive come Toyota, Honda e Ford.
Tutto questo, secondo i piani del governo, contribuirà a sostenere gli investimenti esteri che nel 2018 dovrebbero crescere del 4,2%. Un trend registrato anche dalla Banca Mondiale, che nel 2017 ha riconosciuto alla Tailandia il 26° posto tra le 190 economie dove è più facile fare business, in netto miglioramento rispetto al 48° posto del 2016. Una scalata che è valsa al paese l’inserimento tra le prime dieci economie al mondo che hanno migliorato le loro condizioni interne per attirare gli investimenti, candidandosi così a diventare un mercato di riferimento per il Sud Est Asiatico.