Il futuro dei porti britannici è legato all’iniziativa “Maritime 2050”, un programma di interventi pubblici che dovrebbe avere un impatto diretto proprio sulle infrastrutture portuali. Commentando il programma, Chris Grayling, ministro dei Trasporti del Regno Unito, ha dichiarato pubblicamente: «‘Maritime 2050’ è un progetto che intende sfruttare i nostri punti di forza come nazione, e per questo ci aiuterà a raggiungere il massimo delle nostre potenzialità, confermando l’ambizione ad essere leader degli scambi marittimi nel mondo».
Maritime 2050
Un programma ambizioso e di grande respiro, ma soprattutto un piano a lungo termine che ricalchi la tradizione britannica di leadership dei commerci marittimi mondiali. Questo è “Maritime 2050”, un progetto ancora in fase embrionale lanciato dal governo britannico con grande enfasi. Ed è stato proprio il ministro dei Trasporti Chris Grayling a presentare la prima fase dell’iniziativa che si svolgerà attraverso la consultazione dei maggiori esperti del Paese in termini di trasporto via mare.
«Vogliamo mantenere la nostra posizione come leader negli scambi marittimi – ha dichiarato in un comunicato stampa ufficiale il ministro Grayling – e lavorare insieme ai maggiori esperti del settore, quelli che hanno maturato le esperienze più importanti. E partendo da questo siamo sicuri che coglieremo tutte le opportunità disponibili per crescere».
Tra gli esperti che daranno il loro contributo di idee, saranno presenti tre ex-presidenti della UK Chamber of Shipping, ma anche membri del governo, professori universitari, consulenti bancari e rappresentanti dell’industria portuale e marittima.
A tutti loro sarà chiesto di tracciare le linee guida dell’industria marittima del Regno Unito, individuando non solo le infrastrutture fisiche che andranno modernizzate o sostituite, ma anche le innovazioni sulle quali sarà necessario investire, come ad esempio la riduzione significativa delle emissioni atmosferiche. Una grande sfida che il Regno Unito ha deciso di accettare proprio in virtù del suo passato e del valore strategico riconosciuto al settore per la crescita dell’economia nazionale.
Gli investimenti dei porti
Mentre il governo mette a punto i dettagli del piano “Maritime 2050”, i singoli porti hanno avviato una serie di investimenti infrastrutturali arrivando a stanziare, ad oggi, 1,7 miliardi di sterline, pari a 2,4 miliardi di dollari.
La notizia emerge da un’analisi commissionata dalla British Ports Association (BPA, l’Associazione che rappresenta i porti inglesi) e realizzata dalla società di consulenza Moffatt & Nichol.
«I porti stanno facendo la loro parte – ha commentato Mark Simmonds, coordinatore del programma “Port Futures” per la BPA – ma contiamo sul governo per garantire che i collegamenti stradali e ferroviari dagli scali sostengano questo sviluppo».
Secondo l’analisi, per essere sfruttati al meglio, i piani di sviluppo lanciati dai grandi porti britannici hanno bisogno di supporto da parte del governo britannico in termini di investimenti sulle infrastrutture di collegamento, quindi strade e ferrovie che rendano più efficiente il trasporto delle merci e delle persone.
Il rinnovamento parte da 18 porti
Sono 18 i porti che stanno realizzando importanti interventi infrastrutturali da qui al 2020. Tra questi, uno degli interventi più significativi è quello che coinvolge il porto di Bristol, per il quale è previsto un investimento di 400 milioni di sterline. In questo caso gli interventi sono mirati all’ingrandimento dei moli, dando allo scalo la possibilità di accogliere le navi porta container più grandi al mondo. Trecento milioni di sterline saranno invece investiti nel porto di Tilbury, che sarà ampliato anche come riposta all’apertura nel 2017 del grande centro distribuzione di Amazon, che ha aumentato in modo esponenziale gli scambi di merci nella zona.
Ma a parte quanto è stato fatto e gli investimenti già stanziati, il rapporto della British Ports Association mira anche a sensibilizzare il governo sull’importanza degli investimenti pubblici in questo settore.
«Anche la pianificazione terrestre e marittima – ha aggiunto Simmonds – così come il processo di consenso sono complessi e costosi, e spesso frenano o addirittura impediscono uno sviluppo sostenibile dei porti. Speriamo che questo Rapporto aiuti il governo a sviluppare un quadro accurato degli investimenti di cui l’industria ha bisogno, individuando le politiche più adatte e le decisioni più opportune per investire nelle infrastrutture».
Opportunità e rischi per il futuro
Il Rapporto – oltre a raccogliere le previsioni di investimento dei prossimi anni – contiene anche un’analisi sui rischi e le opportunità del trasporto via mare nel Regno Unito, un settore vitale per l’economia inglese, come confermano i numeri: attualmente infatti il 95% delle merci che transitano in UK passano per i porti. La finalità, quindi, tanto della British Ports Association, quanto anche del ministero dei Trasporti inglese, è far crescere il ruolo dei porti come hub economici. Per farlo sono stati individuati quattro driver di sviluppo sui quali sarà necessario investire: tecnologie e automazione; interventi per mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici; la riforma di leggi e regolamentazioni per favorire la crescita; cavalcare i cambiamenti economici e sociali.
Obiettivi ambiziosi che il governo britannico intende raggiungere una volta che “Maritime 2050” sarà pienamente operativo.