È stato definito un “catastrofico danno di trasmissione” quello che ha colpito la Louisiana, piegata dall’uragano Ida. A 16 anni di distanza da Katrina, che ha causato la morte di oltre 1.800 persone e danni per 100 miliardi di dollari, un nuovo ciclone si abbatte su New Orleans mettendo a rischio non solo la vita delle persone, ma anche la rete infrastrutturale della città e dello stato.
Così, nel giro di una notte, la rete di distribuzione elettrica è stata danneggiata e un milione di persone sono rimaste senza corrente.
Il danno subito dalla rete gestita dall’utility energetica Entergy è solo parte della crisi infrastrutturale esplosa una volta ancora dagli effetti devastanti di un evento atmosferico come questo. «Questo non è il genere di tempesta che conosciamo – ha dichiarato all’Associated Press il governatore della Louisiana, Bell Edwards – ma è molto più forte di quelle che generalmente colpiscono le nostre coste e, detto molto sinceramente, se dovessimo immaginare il peggior uragano, non sarebbe molto lontano da questo».
Al danno energetico si sono aggiunti naturalmente anche i rischi di inondazioni e i danni alla rete idrica, messa duramente alla prova dall’uragano. Una situazione che – nonostante la dichiarazione dello stato di emergenza per la Louisiana e il Mississippi approvata dal Presidente Joe Biden – ha riportato d’attualità il dibattito sugli investimenti mancati nelle infrastrutture energetiche e idriche dello stato
Il giudizio dell’Asce sulla Louisiana
Dall’energia alla gestione idrica, dalle strade alle reti ferroviarie, le infrastrutture della Louisiana sono state studiate in più occasioni dall’American Society of Civil Engineers. L’ultimo Report ufficiale sullo stato risale al 2017, ma i suoi risultati sono stati analizzati e aggiornati nel 2020 da una squadra di 50 ingegneri civili.
Secondo l’Asce, nel decennio tra il 2008 e il 2017, ci sono state 451 interruzioni di corrente sulla rete elettrica del paese, una situazione di precarietà energetica che non è migliorata neanche nell’ultimo quinquennio. E infatti al termine dell’analisi, l’Asce ha riconosciuto allo stato un voto D+ sulle infrastrutture (in una scala da A a F), che conferma un ritardo ancora significativo in termini di sviluppo e investimenti, dal quale dipende una evidente perdita di competitività economica. Secondo la Società degli ingegneri civili degli Usa i bisogni infrastrutturali dello stato dovrebbero essere messi al primo posto delle politiche nazionali, anche per ridurre al massimo l’impatto devastante di fenomeni estremi come l’uragano Ida.
La protezione delle coste contro gli uragani
Proteggere le coste della Louisiana significa proteggere una delle risorse economiche strategiche del paese. Dal 1932 ad oggi la Louisiana ha perso 1.800 miglia quadrate di coste (4.660 km quadrati), pari a circa il 25% delle aree costiere del suo territorio. Se questo fenomeno dovesse proseguire rappresenterebbe un costo significativo per il sistema economico e produttivo del paese. Attualmente le coste dello stato rappresentano il secondo approdo commerciale degli Usa; attraverso i suoi fiumi passano oltre 11.000 imbarcazioni all’anno, mentre nel Lower Mississippi River viene trasportato il 60% del grano americano. L’impatto economico dell’“economia dell’acqua” è pari a circa 37 miliardi di dollari all’anno, ed è anche questa la ragione per cui diversi milioni di persone hanno scelto di vivere sulle coste. Come ha dimostrato Katrina in passato e oggi Ida, i fenomeni atmosferici estremi rappresentano un rischio enorme per questo sistema sociale ed economico, e il loro impatto può essere contenuto solo attraverso interventi di protezione delle coste.
Per questa ragione nel 2017 è stato lanciato il Coastal Master Plan, un piano di investimenti da 50 miliardi di dollari che dovrebbero essere spesi entro il 2050. Tuttavia – secondo i calcoli dell’Asce – la media annuale degli investimenti (che si aggira intorno ai 730 milioni di dollari) non è sufficiente per coprire il fabbisogno previsto, ma soprattutto inadeguata per mettere in sicurezza le coste della Louisiana.
La sfida energetica degli Usa
A parte i casi estremi come quello dell’uragano Ida, la questione energetica rimane comunque centrale per lo sviluppo degli Stati Uniti. L’approvvigionamento di energia non risponde alla domanda che arriva dalla popolazione e dalle imprese, e la rete risente in molti casi della mancanza di investimenti e manutenzione. Negli ultimi venti anni – riporta Asce – gli investimenti sull’ultimo miglio sono aumentati del 54%, ma questo non basta per modernizzare una rete capillare come quella degli Usa. I quattro angoli del paese sono raggiunti da 600mila miglia (965mila km) di linee di trasmissione elettrica (240mila delle quali ad alto voltaggio, pari a 386mila km), alle quali si aggiungono 5,5 milioni di miglia (8,8 milioni di km) di linee utilizzate per la distruzione locale di energia.
Secondo il 2021 Report Card dell’Asce, oltre il 50% di queste linee hanno un’età che supera i 100 anni, ben oltre l’aspettativa media di vita che si aggira sui 50 anni, e il 92% delle interruzioni di corrente dipende proprio dal malfunzionamento del sistema di distribuzione. Secondo i calcoli del Department of Energy, i danni al sistema costano annualmente a ciascun cittadino americano fino a 169 dollari.
Il trend potrebbe cambiare nel breve-medio periodo grazie al ruolo sempre più significativo svolto dalle energie rinnovabili. Il 2020 è stato il primo anno in cui le rinnovabili (idroelettrico, solare, eolica, geotermica, biomasse) hanno contribuito al fabbisogno nazionale con la quota maggiore di nuova energia prodotta, arrivando a rappresentare nel complesso il 22% dello stock energetico americano. Un segnale importante per il futuro degli Stati Uniti d’America.