Imboccare la Settima Avenue da Times Square verso Sud è sempre stata una scommessa. Marciapiedi affollati, porte scorrevoli dei negozi che sbuffano aria gelida d’estate e vampate di calore d’inverno, giganti della ristorazione simili alle catene di montaggio delle vecchie fabbriche.
La Manhattan di oggi è qualcosa di diverso. È la Manhattan del Covid-19, appesa ai commenti dell’immunologo Anthony Fauci per incassare un “liberi tutti” in grado di far ripartire la città.
La città di New York vive sospesa. Si muove – perché nessuno può impedire a New York City di farlo – ma con circospezione. Te ne accorgi passeggiando tra i vicoli del Greenwich Village dove al posto delle piccole caffetterie con i quadri autografati dai Rolling Stones sono spuntati laboratori privati che smerciano Covid test come fossero ciambelle. O ancora navigando su Google Maps dove alle icone di sempre, Macy’s e Cipriani, Gucci e Saks, si aggiungono quelle dei CityMD, i luoghi dove è possibile fare un tampone senza pagare.
Eppure, passeggiando per la città che ha dovuto riscrivere perfino le mappe della sua quotidianità, qualcosa è rimasto come è sempre stato. È questa l’impressione che si prova quando, proseguendo lungo la Settima, si supera la 33esima Street e si finisce di fronte alla Penn Station. Dal 1° gennaio, la storica stazione di metropolitane e treni, uno degli hub del trasporto pubblico più importanti degli Stati Uniti, è rinata con un nuovo nome e una nuova struttura. Il 2021 è iniziato con il battesimo della Moynihan Train Hall (chiamata così in onore del senatore Daniel Patrick Moynihal che già trent’anni fa sostenne il progetto), l’hub ottenuto allargando la vecchia stazione anche allo storico ufficio postale di James A. Farley e così aumentando del 50% le dimensioni di questo enorme snodo del traffico ferroviario.