Il futuro delle metropoli sarà in mare? Molti progetti ed esperimenti infrastrutturali in giro per il mondo dicono di sì.
Una città galleggiante a Tahiti: il progetto di Singapore
I pionieri del futuro partono da Singapore: qui una start-up di nome Blue Frontiers ha siglato un accordo con il governo della Polinesia Francese per realizzare la prima città galleggiante al mondo, a Sud della capitale Tahiti. Su un’area sicura, dove le acque non saranno più profonde di 30 metri e a meno di un chilometro dalla costa sorgerà una città modulare, con undici piattaforme quadrate o pentagonali, ciascuna di 700 metri quadrati, in cemento armato e connesse tra loro attraverso un sistema di ponti sopraelevati.
Ci vorranno 60 milioni di dollari per realizzare la mini città galleggiante, che sarà dotata di case, hotel, ristoranti e uffici, e per raccogliere i fondi necessari la Blue Frontiers intende finanziarsi in bitcoin.
L’idea di trasferire i centri urbani su isole artificiali non è nuova. Già negli anni ’60 il filosofo-architetto americano Richard Buckminster Fuller propose al Giappone un progetto di città galleggiane, chiamato Triton City, che avrebbe dovuto alleviare il problema della sovrappopolazione della megalopoliTokyo. Quel progetto rimase sulla carta, ma a quasi sessant’anni di distanza la risposta arriva da Tahiti dove i lavori dovrebbero iniziare entro il 2020.
A garanzia della solidità dell’operazione, la Blue Frontiers non opera da sola, ma è sostenuta da una grossa istituzione americana, il Seasteading Institute di San Francisco. Questa organizzazione no profit è stata fondata nel 2008, è presieduta da Joe Quirk ed è attiva nello studio di soluzioni tecnologiche per realizzare città galleggianti. L’idea, nel caso di Tahiti, è quella di creare una comunità autosufficiente lontano dalla terraferma con una forte impronta sostenibile: le “palafitte”, che non supereranno i 3 metri di altezza per non impattare visivamente sull’ambiente, saranno alimentate da pannelli solari e l’acqua sarà desalinizzata e riciclata.
«Entro il 2050 vorrei vedere tante città galleggianti nel mondo – ha dichiarato pubblicamente Joe Quirk – ognuna basata su un diverso modo di governare. E maggiore sarà il numero di persone che le abiteranno, maggiori saranno le opportunità per loro di vivere in pace, prosperità e innovazione».
Nonostante il suo aspetto da socialista utopista dell’Ottocento, Quirk ha alle spalle l’appoggio della Silicon Valley e infatti il fondatore e maggior finanziatore del Seasteading Institute è Peter Thiel, il multi-miliardario patron di PayPal.
Monte Carlo e la nuova città galleggiante di Renzo Piano
Ma la visione futuristica di Quirk non è l’unico sogno di una moderna Atlantide riemersa dalle acque.
Anzi, in giro per il mondo stanno proliferando progetti galleggianti: San Francisco ci ha provato nel 2010, anche se senza successo, mentre Monte Carlo ha già lanciato i lavori e terrà presto a battesimo un eco-quartiere su palafitta di 6 ettari. Il piccolo Principato ha fame di spazio e sulla terraferma si è costruito tutto il possibile, raggiungendo la densità di 38.400 residenti in 2 chilometri quadrati. Non rimane allora che andare in mare. Davanti al lungomare del Larvotto, Renzo Piano sta progettando una faraonica città galleggiante che costerà tra i 2 e 3 miliardi di euro, un budget che sarà coperto principalmente da investitori privati mentre l’amministrazione del Principe Ranieri parteciperà solo con una quota minoritaria.
I lavori sono già iniziati e di fronte alla costa è stato tirato su il primo gigantesco pilone, alto 27 metri e pesante 10mila tonnellate. Oltre a questo, il progetto prevede altri 16 maxi-pilastri, che sosterranno la città galleggiante, mentre dalla Sicilia arriveranno 600mila tonnellate di sabbia che andranno a riempire il terrapieno, alto 30 metri. La parte abitabile dell’isola artificiale avrà 60mila metri quadrati di abitazioni, un grattacielo, 3mila metri quadrati di negozi, un porto per attraccare e anche una “succursale” del Grimaldi Forum, il centro-congressi ed eventi del Principato.
Le future super-esclusive abitazioni non saranno alla portata di tutti: secondo stime basate sulle attuali quotazioni immobiliari di Monaco, i prezzi oscilleranno dagli 80 ai 100mila euro al metro quadrato, tanto che i costruttori potrebbero incassare fino 5 miliardi dalla vendita delle case, il doppio dei costi di costruzione previsti.
Città galleggianti e urbanizzazione delle acque
Oltre all’esperienza di Monaco, il tema delle città galleggianti sembra molto sentito in tutta Europa. In Olanda l’Istituto di ricerca marittima MARIN è stato incaricato dall’Unione europea di studiare altre soluzioni possibili. L’ente è infatti capofila di “Space at Sea”, il progetto di ricerca europeo che si è aggiudicato 1,6 milioni di euro di finanziamenti dalla UE con l’obiettivo di elaborare nei prossimi tre anni progetti di città galleggianti nel continente, dove sia possibile ricreare la vita della terra ferma, dagli alloggi alle fattorie verticali, dai porti ai parchi. Seguendo questo obiettivo, il MARIN sta progettando un modello urbano che possa essere replicabile in tutti i paesi dell’Unione che hanno uno sbocco sul mare. È un primo passo verso l’urbanizzazione delle acque, e una scommessa affinché il sogno delle città galleggianti sia finalmente alla portata di tutti.