Migrazioni epocali, crisi energetiche, crollo della produzione agricola, interruzione delle forniture idriche nelle metropoli. E dietro a tutto l’acqua, oro blu del XXI secolo, che diventerà sempre più la discriminante tra ricchezza e povertà, sviluppo e decrescita.
Una risorsa scarsa che va gestita come un bene prezioso, affinché non venga dispersa, ma anzi indirizzata ad un uso efficiente.
È questo l’obiettivo delle Nazioni Unite che hanno accettato la sfida cominciando a raccogliere risorse e partecipazione da parte dei Paesi membri per combattere insieme un fenomeno che minaccia di peggiorare le condizioni di vita di miliardi di persone.
In un discorso tenuto all’ONU nel settembre 2017, il Presidente dell’Assemblea Generale Miroslav Lajčák, ha chiesto aiuto ai rappresentanti dei Paesi per condividere questa sfida.
«Abbiamo già assistito a un drammatico aumento delle catastrofi causate dall'acqua – ha dichiarato nel corso dell’High Level Panel on Water. – La scarsità di acqua, esasperata dai cambiamenti climatici o dai disastri umanitari, può causare tensioni tra persone, comunità e paesi. Tensioni che possono accelerare rapidamente fino alla violenza».
Il Panel, che è formato da 11 Capi di Stato e di governo e un osservatore speciale dell’ONU, sta coordinando la ricerca di soluzioni per gestire e combattere il problema della siccità. E proprio per porre la questione al centro dell’agenda internazionale, il Panel ha il compito di supervisionare quella che è stata definita la “International Decade for Action” che inizierà il prossimo anno e avrà come tema “Water for Sustainable Development”. La finalità della campagna è sostenere la comunità internazionale per raggiungere entro il 2030 uno degli obiettivi previsti dall’“Agenda for Sustainable Development”: acqua e assistenza sanitaria per tutti.
«C’è bisogno di un maggiore impegno da parte degli Stati per raggiungere questi obiettivi – ha aggiunto Lajčák. – Il rafforzamento delle infrastrutture e dei sistemi idrici richiede investimenti. E ne avremo bisogno ancora di più, da diverse fonti. Dobbiamo anche creare ambienti in cui l'innovazione e l'imprenditoria possano prosperare».
E considerata la portata dell’impegno, il Presidente dell’Assemblea dell’ONU ha chiesto aiuto da più fronti, partendo dalla società civile, passando per il settore privato fino alle istituzioni finanziarie e alle autorità nazionali e regionali.
L’impatto economico della scarsità d’acqua potabile
Le crisi idriche rappresentano oggi uno dei rischi più seri a livello socioeconomico, geopolitico ed ambientale. Il pericolo è concreto: la domanda di acqua, in crescita costante da parte di una popolazione mondiale in aumento, combinata con gli effetti del cambiamento climatico, fa sì che la scarsità idrica e la siccità siano divenute un problema in molte parti del pianeta e che le infrastrutture per arginare il problema diventino sempre più preziose. L’intervento su più fronti è fondamentale tanto in termini di sostenibilità, quanto per ragioni economiche.
Secondo le Nazioni Unite, sebbene l’acqua copra il 71% della superficie terrestre, solo il 4% è acqua dolce, e solo lo 0,5% di quest’acqua è utilizzabile per consumi umani. Oltre 2,1 miliardi di persone sono carenti tuttora di un accesso stabile a fonti di acqua potabile e circa il 40% della popolazione mondiale è chiamato ad affrontare il problema della scarsità di acqua.
Le regioni colpite da siccità, come illustrato in occasione del Water Scarcity & Drought Summit svoltosi a Brisbane (Australia) nell’ottobre 2016, vedranno un calo del loro PIL fino al 6% entro il 2050, contro una crescita del PIL del 6% per quelle in grado di gestire correttamente le risorse idriche. L’uso sempre più intensivo di acqua causerà la riduzione di due terzi delle risorse idriche disponibili nelle città entro il 2050. Inoltre, con una produzione di cibo in aumento del 50% entro il 2030, la domanda correlata d’acqua salirà del 40-50%.
Come combattere la siccità? Il caso del Tagikistan
La necessità di una “hydrodiplomacy” che punti ad un contributo internazionale per la gestione dell’acqua è stata ribadita durante l’evento ONU del settembre scorso anche dal Presidente del Tagikistan Emomali Rahmon, secondo cui la realizzazione degli obiettivi in materia sarà possibile solo in presenza di cooperazione e mobilitazione di tutte le risorse necessarie, umane, finanziarie e scientifiche. Un tema, quello della siccità e della scarsità d’acqua, di grande attenzione per il Tagikistan e per l’intera regione dell’Asia centrale. Le fonti più importanti di acqua nella regione sono i fiumi Amu Darya e Syr Darya, entrambi affluenti del Lago d’Aral e con una portata complessiva di 77 chilometri cubici di acqua, il 96 per cento dei quali è utilizzato per l'irrigazione. I ghiacciai rappresentano una fonte primaria di acqua potabile pulita in Asia centrale, ma quasi un terzo di questi, secondo le previsioni, è destinato sparire entro il 2050 a causa del riscaldamento globale, con conseguente riduzione della portata d’acqua fluviale.
Un fenomeno disastroso per un Paese che, con 8 milioni di abitanti e solo il 7% del terreno coltivabile, punta alla razionalizzazione della risorsa idrica per favorire la crescita del settore agricolo, oltre che contrastare lo shortage energetico che ogni anno, d’inverno, colpisce migliaia di famiglie che rischiano di restare sempre più senza luce e senza riscaldamento.
Per questo il Paese ripone oggi molte delle sue speranze nella costruzione della diga di Rogun, la diga dei record: la più alta del mondo e la più potente della regione. Da sola avrà il compito di contrastare le prospettive di siccità e di raddoppiare la produzione energetica del Tagikistan. Il progetto, realizzato da Salini Impregilo, prevede la costruzione sul fiume Vakhsh nel Pamir, una delle principali catene montuose dell’Asia centrale, di una diga in rockfill e nucleo di argilla alta 335 metri, la più alta del mondo.
La gestione dell’acqua a Las Vegas: una soluzione reale contro la siccità
Ma la siccità minaccia anche alcune zone degli Stati Uniti. Non lontano dalle luci psichedeliche dei casinò e dei negozi cult dello shopping di Las Vegas, il fiume Colorado, che porta acqua alla regione e non solo, sta gradualmente riducendo la sua portata e come conseguenza il Lake Mead, il lago artificiale che garantisce la fornitura di quasi tutte le riserve di acqua per Las Vegas, si sta lentamente svuotando.
Per dissetare l’area urbana, Salini Impregilo ha realizzato il Tunnel idraulico di Lake Mead Intake, opera che consiste in un articolato sistema di prelievo e trasporto delle acque del Lake Mead, situato a circa 30 chilometri a sud-est della città di Las Vegas (Nevada), al fine di aumentare la fornitura di acqua, per circa 4,5 milioni di metri cubi al giorno, da destinare a usi potabili e domestici.