Dopo aver conquistato i cieli con la compagnia di bandiera Emirates, diventata la più grande del Medio-Oriente (più di 3.000 collegamenti settimanali dall’hub Aeroporto Internazionale di Dubai verso 156 destinazioni in 6 continenti), adesso gli Emirati Arabi Uniti vogliono anche muoversi da protagonisti nelle rotte del commercio internazionale via terra.
È questo il senso dell’annuncio reso pubblico nelle scorse settimane secondo cui gli Emirati Arabi Uniti hanno aderito al Development Road Project, l’ambizioso piano per lo sviluppo di una rotta commerciale interregionale alternativa al Canale di Suez.
Si parla di una novità rivoluzionaria per i trasporti internazionali. Oltre al tradizionale istmo di Suez, attraverso cui da 150 anni transitano gran parte delle merci dall’Asia all’Europa, si aggiungerebbe un nuovo corridoio progettato per collegare l’Oceano Indiano al Mediterraneo, unendo quindi Asia ed Europa, attraverso il Qatar, l’Iraq, la Turchia e, appunto, gli Emirati Arabi Uniti.
Dove corre la “Strada dello Sviluppo”, l’alternativa al Canale di Suez
Il nome stesso del progetto dice molto. La “Strada dello Sviluppo” non sarà infatti una nuova rotta marittima, ma un percorso terrestre che si estenderà per 1.200 chilometri attraversando città strategiche per i commerci internazionali come Bassora, Baghdad, Mosul, arrivando al confine turco e oltre.
Il progetto sottoscritto anche dagli Emirati Arabi Uniti prevede un investimento complessivo di 17 miliardi di dollari, necessari per modernizzare le infrastrutture esistenti (principalmente strade e linee ferroviarie) e costruirne di nuove.
Gli Emirati Arabi, a cominciare da Dubai e Abu Dhabi, hanno sottoscritto l’iniziativa proprio per la volontà di diventare più centrali nelle rotte commerciali della regione, trasformandosi in un vero e proprio hub non solo per la Penisola Araba. Un proposito analogo a quello della Turchia, che ha aderito al progetto con l’obiettivo di diversificare le rotte verso l’Europa e acquistare una nuova centralità nella regione.
Il successo del progetto dipende non solo dalla determinazione dei firmatari e dalla concorrenza di Suez, ma anche dall’esito di altre iniziative internazionali come il completamento del Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC), sostenuto da Stati Uniti, India e Unione Europea, che dovrebbe attraversare gli Emirati Arabi, l’Arabia Saudita, la Giordania e Israele. Il progetto è tuttavia fermo per via delle tensioni regionali e della guerra a Gaza.
Dai porti degli Emirati Arabi all’alta velocità ferroviaria irachena
Ad aprile 2024, il ministro dell’Energia e delle Infrastrutture degli Emirati Arabi Uniti, Suhail Mohamed Al Mazrouei, ha firmato con i suoi omologhi di Qatar, Iraq e Turchia il Memorandum of Understanding, nel quale vengono delineati gli interventi primari del Development Road Project.
Tra questi ci sono la costruzione di una serie di linee ad alta velocità ferroviaria per favorire i collegamenti tra la Penisola Araba, l’Iraq e la Turchia. Centrale dovrebbe essere la costruzione in Iraq di una linea ferroviaria ad alta velocità con treni in grado di raggiungere i 300 km/h, così da favorire il collegamento rapido tra i porti degli Emirati Arabi a sud e la Turchia a nord.
Il progetto strizza l’occhio anche alla Cina, interessata ad aprire nuove vie per il commercio e i trasporti internazionali e diventata negli anni un partner strategico per i paesi del Golfo Persico. Dal 2013 ad oggi il governo cinese e le imprese di stato hanno investito 40,3 miliardi di dollari in Arabia Saudita, 34 negli Emirati Arabi Uniti, 10,3 in Kuwait e 6 in Qatar.
Grandi infrastrutture per lo sviluppo delle città degli Emirati Arabi
Il progetto della nuova rotta per il commercio internazionale conferma la vitalità degli Emirati Arabi Uniti in tema di grandi infrastrutture. La ridotta dimensione geografica dei principati del Golfo non limita infatti le ambizioni di crescita e di sviluppo che si concentrano proprio sulla costruzione di grandi opere.
Un mercato dove è presente da diversi decenni il Gruppo Webuild, che qui ha portato a termine circa 30 progetti in diversi settori, opere iconiche come la Grande Moschea Blu di Abu Dhabi (tra le più grandi al mondo), fino all’impianto di dissalazione di Jebel Ali M, uno dei più rappresentativi su scala mondiale per l’industria del settore, capace di assicurare ogni giorno alla città di Dubai 636.400 metri cubi di acqua potabile.