Ogni ora 85 nuovi abitanti vengono registrati all’anagrafe della città di Lagos, 79 a Delhi, 53 a Shanghai, 51 a Mumbay e 22 a Città del Messico. Paesi lontani, latitudini diverse, popoli divisi da storie e tradizioni, uniti però da un fenomeno inarrestabile, destinato a cambiare il modo stesso di pensare la convivenza. È la concentrazione demografica che si accompagna alla nascita di mega città sempre più grandi, dove le infrastrutture diventano ancora di più uno strumento essenziale per sopravvivere.
Il fenomeno, fotografato dall’ultima edizione del World Urbanization Prospects pubblicato dalle Nazioni Unite, racconta di un aumento demografico consistente e concentrato in alcune grandi città: Lagos, appunto, ma anche Delhi e Dhaka, Kinshasa, Manila, Istanbul, San Paolo e Jakarta. La maggior parte di queste sono nei paesi in via di sviluppo; tante in Africa dove piccoli centri sono divenuti in pochi anni megalopoli difficili da gestire. Proprio come accaduto a Lagos.
Lagos, il gigante venuto su dal nulla
Fino agli anni Sessanta Lagos era poco più di una cittadina costiera, un agglomerato di case intorno al quale sorgevano villaggi di agricoltori. In pochi anni la sua conformazione è profondamente cambiata e quella città da 200.000 abitanti è divenuta un gigante che sfiora i 20 milioni di persone, una cifra che gli vale il record di città più popolosa dell’Africa e una delle prime tre al mondo.
Questo è accaduto perché la città nigeriana è divenuta un magnete non solo per gli abitanti dello stato, ma anche per quelli di molti altri stati africani che hanno cercato in lei un luogo dove trovare lavoro o anche solo un’opportunità per una vita migliore. Negli ultimi sessant’anni il fenomeno è stato così continuo che la Lagos di oggi è una megalopoli difficile da gestire: si sviluppa su un’area di 1.000 chilometri quadrati e, per dare un’idea delle dimensioni, solo la grande discarica dove vengono raccolti i rifiuti misura 40 ettari e riceve ogni giorno 10mila tonnellate di spazzatura.
Questa crescita senza controllo fa sentire ancora di più il bisogno di infrastrutture strategiche, dalle strade fino agli impianti di trattamento idrico. Tutto serve in una città come Lagos che, secondo le Nazioni Unite, è destinata ad allargarsi ancora. Se il tasso di crescita demografica manterrà questi ritmi, nel 2100 Lagos diventerà una distesa infinita di abitazioni in grado di ospitare tra gli 85 e i 100 milioni di persone. Non solo la città più grande del mondo, ma un conglomerato urbano che supererà stati interi come ad esempio l’Inghilterra.
Il boom delle grandi città
Il fenomeno Lagos è stato studiato da Daniel Hoornweg e Kevin Pope, due demografi canadesi dell’Institute of Technology dell’Università di Ontario, e i risultati delle loro analisi sono state riportate nelle scorse settimane dal “Guardian”.
Secondo gli studiosi, oltre a Lagos, sono centinaia le piccole città, soprattutto in Asia e in Africa, che stanno crescendo a dismisura e con ritmi elevati. L’esempio più lampante è quello di Niamey, la capitale del Niger sconosciuta fino a poco tempo fa che tuttavia potrebbe esplodere passando dal milione di abitanti di oggi a 46 milioni nel 2100. Allo stesso modo – riportano gli studiosi – la città di Balantyre, nel Sud del Malawi, potrebbe raggiungere le dimensioni attuali di New York City. Il boom demografico, accompagnato da una gestione inefficace dello sviluppo urbano, porteranno nei prossimi 35 anni ad assistere alla nascita di 100 città nel mondo con oltre 5,5 milioni di abitanti, spostando il baricentro delle grandi metropoli fino a quando, nel 2100, solo 14 delle 101 più grandi città mondiali saranno in Europa e nelle Americhe.
Gli effetti della crescita incontrollata: il caso Bangalore
Bangalore è il simbolo mondiale dello sviluppo economico indiano, interpretato ai massimi livelli anche negli investimenti in innovazione e tecnologia. Tuttavia, alla crescita economica della città non è stata accompagnata una pianificazione urbanistica che tenga conto dei bisogni dei cittadini. Secondo i ricercatori canadesi, la sua popolazione dovrebbe passare dagli attuali 7 milioni a 21 milioni nel 2100. Un trend che conferma quello più generale dell’India, destinata a diventare entro il 2050 il paese più popoloso al mondo, con 1,5 miliardi di abitanti, di cui 600 milioni concentrati proprio nei centri urbani.
In questa corsa inarrestabile, Bangalore occupa le prime file, ma gli effetti – secondo quanto già oggi documentato dall’Indian Institute of Science – sono nefasti. Negli ultimi 30 anni la temperatura media della città è aumentata di 2,5 gradi; l’88% della vegetazione è andato perduto; e i fenomeni atmosferici come le inondazioni sono divenuti molto più frequenti. La risposta, ancora una volta, è in uno sviluppo più ordinato, nella pianificazione urbanistica realizzata attraverso investimenti nelle infrastrutture e in una strategia di crescita che metta la sostenibilità e il benessere al primo posto.
Copenhagen, un esempio per tutti
La ricerca degli scienziati canadesi così come i numeri rilasciati dalle Nazioni Unite danno una risposta univoca sulla capitale danese: i suoi 1,3 milioni abitanti resteranno tali anche nei prossimi cinquant’anni e lo stesso vale per qualità della vita. Un dato che non dipende solamente dal basso tasso di crescita demografica dell’Europa, ma che ha molto che fare con lo sviluppo della città e gli investimenti in infrastrutture destinate a rispondere al meglio ai bisogni dei cittadini.
Il caso di Cityringen, l’anello ferroviario attualmente in costruzione che girerà intorno alla città arrivando a trasportare 72 milioni di passeggeri all’anno, spiega come un’infrastruttura possa trasformarsi in uno strumento di sostenibilità ambientale, permettendo a Copenhagen di essere una delle città dove si usa meno l’automobile e dove il 62% degli abitanti si muove in bicicletta.
«Oggi il nostro porto è così pulito che ci si può nuotare – ha dichiarato il sindaco Frank Jensen – e il 62% dei cittadini si muove in bicicletta per andare a scuola o al lavoro tutti i giorni. Voglio che Copenhagen mantenga e anzi migliori la sua posizione di città verde e con un’elevata qualità della vita».
Tutto questo per cullare il più ambizioso degli obiettivi: diventare nel 2025 la prima capitale mondiale carbon neutral. Una grande conquista, per una metropoli europea, che può trasformarsi in un esempio mondiale di sviluppo sostenibile e in un modello per rileggere in chiave innovativa anche il boom della megacittà.