Il deterioramento delle infrastrutture idriche è oggi un tema centrale per la maggior parte delle grandi città mondiali.
Secondo l’American Water Works Association, manutenere ed espandere la rete idrica degli Stati Uniti costerebbe nei prossimi 25 anni oltre 1 trilione di dollari.
Questo perché l’aumento della popolazione che si accompagna da oltre un secolo alla crescita geografica delle metropoli ha reso la maggior parte delle infrastrutture inadeguate per rispondere alle nuove esigenze dei cittadini.
Se al boom demografico si aggiunge l’impatto dei cambiamenti climatici, che hanno aumentato la frequenza di fenomeni come inondazioni, siccità, piogge violente, è evidente che le reti idriche sorrette da tubature spesso vecchie non sono più in grado di rispondere a questi cambiamenti.
Ma ci sono alcuni casi di grandi città che già da anni hanno avviato progetti di modernizzazione e controllo della rete idrica proprio per rispondere al boom demografico e all’invecchiamento delle infrastrutture. Una di queste è Tokyo.
Manutenzione delle reti idriche: l’esempio virtuoso di Tokyo
La capitale del Giappone è oggi il fiore all’occhiello mondiale per la gestione dell’acqua corrente. Il suo tasso di perdita è infatti fermo al 3,5%, un dato che secondo l’osservatorio C40 (che riunisce e analizza le performance delle 40 città più grandi al mondo) la conferma in una posizione di leadership.
Proprio il sistema di individuazione e intervento sull’infrastruttura idrica ha permesso alla città di passare negli ultimi dieci anni da una perdita di 150 milioni di metri cubi a 68 milioni di metri cubi, abbattendo in modo significativo il suo tasso di perdita che nel 1956 era pari al 20%.
Un risultato ancora più significativo se si considera che la rete infrastrutturale di Tokyo serve una popolazione di 12 milioni di persone, alle quali ogni giorno vengono assicurati 5 milioni di metri cubi di acqua. L’acqua arriva da quattro fiumi (Tone, Ara, Tama e Sagami), viene trattata negli impianti cittadini, e trasportata in una rete di tubature che supera i 25mila chilometri.
Il caso di Tokyo non è l’unico. Da Istanbul a Washington D.C. sono moltissime le città che hanno avviato progetti di gestione delle acque reflue e di trattamento. Ed è proprio questa una delle attività di Fisia Italimpianti (controllata da Salini Impregilo e leader mondiale nella realizzazione di progetti di trattamento delle acque, inclusa la desalinizzazione). Questi casi dimostrano come la gestione delle infrastrutture idriche possa raggiungere picchi di efficienza, in grado di abbattere i costi e assicurare una qualità della vita migliore per i cittadini.
Riparazione delle reti idriche: il caso della startup californiana
A proposito degli impatti sui cittadini dei danni alle infrastrutture idriche, Bloomberg riporta la storia della città di Wakayama, nella regione sud occidentale del Giappone, dove – alcuni giorni fa – un guasto ad una tubatura idrica vecchia di 60 anni ha causato la chiusura dell’acqua per tre giorni.
Oltre 3mila segnalazioni sono arrivate agli amministratori cittadini, ma nessuno era in grado di dire con certezza quanto sarebbero durati i lavori di manutenzione e riattivazione della tubatura.
Gli interventi di manutenzione e rinnovamento su questo genere di infrastrutture sono quindi sempre più urgenti, ma nella maggior parte dei casi è molto difficile individuare tanto i punti più danneggiati, quando capire i modi e i tempi degli interventi.
A questo interrogativo sta rispondendo Fracta Inc., una startup con sede a Redwood City, in California, che ha brevettato un software in grado di identificare i punti deboli delle reti infrastrutturali, in modo da assicurare alle aziende specializzate interventi mirati e più efficaci.
Secondo quanto riporta Bloomberg, la tecnologia progettata dalla startup permette di individuare i punti esatti dove è necessario intervenire prima che si verifichi il danno, riducendo così dal 30 al 40% i costi rispetto a un intervento successivo e riparatorio.
Il software lavora con l’intelligenza artificiale analizzando una serie di dati che vanno dalle caratteristiche del sottosuolo alla densità demografica di ciascuna area, fino all’età e alle caratteristiche conosciute delle tubature idriche installate. Attraverso lo studio e la messa a sistema di questi dati viene individuato il punto esatto dove è più urgente intervenire.
La crisi idrica mondiale
Ad oggi 23 stati e città come San Francisco e Oakland hanno adottato la tecnologia proposta da Fracta Inc. e molte altre startup stanno lavorando a progetti simili che possano rendere più rapidi ed efficienti gli interventi sulle infrastrutture idriche.
Questo perché la questione di una corretta gestione della risorsa “acqua” è ormai un tema mondiale, ribadito anche dalle Nazioni Unite tra i target dei Sustainable Development Goals del 2030.
Solo per gli Stati Uniti, American Society of Civil Engineers (ASCE) ha calcolato nel suo ultimo report sullo stato delle infrastrutture che per rimettere in sesto la rete idrica statunitense sarebbero necessari investimenti annuali pari a 82 miliardi di dollari. E a livello globale, le Nazioni Unite prevedono che entro il 2050 3,9 miliardi di persone (oltre il 40% della popolazione mondiale) vivranno in condizioni di scarsità di acqua.