Genova riparte dalle grandi opere. Non solo il ponte “PerGenova” che ripristinerà uno dei principali collegamenti con la città, ma anche altre opere strategiche come il Terzo Valico dei Giovi e il collegamento ferroviario che unirà quest’ultimo con il porto, alimentandone così in modo significativo l’impatto.
Opere importanti che servono a invertire una tendenza negativa legata alla tragedia del ponte Morandi. Nel 2017 il porto cittadino ha movimentato merci per 2,7 milioni di Teu, poi c’è stato il black out del 2018 e nel 2019 le previsioni parlano di 1,5 milioni di Teu. Un calo inevitabile, dovuto al venir meno di un’infrastruttura strategica per la mobilità regionale, ma anche un segnale di pericolo che ha avuto riflessi in tanti ambiti, a partire dall’occupazione. Nel terzo trimestre del 2018 l’Inps ha rilevato un calo di 5.000 posti di lavoro in Liguria rispetto all’anno precedente, confermando che la contrazione è legata all’effetto ponte.
Ribaltare questa tendenza è oggi l’obiettivo delle grandi opere, alcune delle quali già avviate. Secondo uno studio della Cisl Liguria (una delle principali sigle sindacali italiane) la realizzazione dei sei progetti più importanti di cui da tempo si parla in regione (Ponte Morandi, Terzo Valico, Gronda, nodo ferroviario di Genova, Aurelia bis a Savona e Aurelia bis alla Spezia) avrebbe un impatto di 25 miliardi di euro sull’economia della regione creando 36mila posti di lavoro, di cui 8mila diretti e 28mila nell’indotto. È questo il motore della rinascita di Genova, la città decisa a ripartire sulla spinta delle grandi opere.
Il governo italiano per Genova e per la Liguria
La “manovra Genova”, approvata dal governo italiano subito dopo la tragedia del ponte Morandi, prevede una serie di interventi da realizzare entro i prossimi tre anni.
All’interno del programma sono stati annunciati quasi 2 miliardi di euro di investimenti. Di questi 600 milioni provenienti da privati e 1,3 miliardi da fondi statali, di cui 1 miliardo assicurato dal programma straordinario della manovra.
Il tutto per invertire gli effetti negativi del crollo puntando sullo sviluppo di una rete infrastrutturale che colleghi meglio il porto con il territorio, partendo dal potenziamento del collegamento ferroviario tra il porto storico e le tratte ad alta velocità del Terzo Valico, altra grande opera in corso di realizzazione.
Collegare Genova con l’Europa attraverso il Terzo Valico e il nodo ferroviario
Il Terzo Valico dei Giovi – realizzato dal consorzio Cociv (guidato da Salini Impregilo) – è sicuramente una delle opere più importanti per lo sviluppo di Genova e dell’intera regione. La rete ferroviaria ad alta velocità lunga 53 chilometri collegherà la città con Torino e Milano sulla direttrice che porta fino a Rotterdam.
L’Unione europea ha inserito il Terzo Valico, parte del corridoio Reno-Alpi, tra i progetti prioritari delle reti TEN-T, il grande piano di sviluppo dell’alta velocità nel continente.
Nel cantiere i lavori procedono a ritmi sostenuti. L’avanzamento dei lavori è pari a circa il 35% mentre gli addetti diretti impegnati oggi sono circa 2.700, e saranno complessivamente tra diretti ed indiretti circa 15mila nel corso dell’intera opera. Sulla linea ferroviaria, per la quale è previsto un investimento pubblico di 6,2 miliardi di euro, dovrebbero correre le merci a una velocità di 120 km/h e le persone a 250 km/h. Solo per arrivare a Milano i passeggeri risparmieranno 40 minuti rispetto ai tempi attuali.
Ma gli effetti del Terzo Valico saranno veramente completi con la realizzazione del nodo ferroviario che collegherà la linea direttamente con il porto di Genova. Il 24 luglio scorso il Cipe (il Comitato interministeriale italiano per la programmazione economica) ha approvato lo stanziamento di 818 milioni di euro per realizzare la l’opera, strategica proprio perché mette a sistema il trasporto via mare con quello via ferro, collegando di fatto le rotte del Mediterraneo con il Nord Europa.
Guardando infatti all’impatto generale del progetto, ossia il collegamento tra Genova e Rotterdam (altro snodo logistico strategico dell’Unione), i tempi per coprire la distanza tra le due città non supereranno i 3 giorni contro i 9 giorni necessari oggi la traversata via mare girando intorno a Spagna e Francia. Un cambiamento storico per la mobilità sostenibile in Europa.