Nel mezzo del mare, circa 310 metri più a largo della diga esistente, Genova saluta la sua nuova diga foranea. Un’opera unica al mondo per complessità, uno dei più importanti interventi nella storia del potenziamento della portualità italiana, ma soprattutto un’infrastruttura che cambierà il capoluogo ligure riavvicinandolo a quel passato glorioso di Repubblica Marinara.
Con la nuova diga foranea, il porto di Genova inizierà ad accogliere le grandi navi, quelle portacontainer lunghe 400 metri che oggi dettano le regole dei commerci marittimi globali perché assicurano consistenti risparmi in tema di consumi e inquinamento atmosferico.
La realizzazione del progetto, assegnato a dicembre del 2022 al Consorzio “Per Genova Breakwater” guidato dal Gruppo Webuild, punta a un orizzonte temporale di medio periodo: nel 2026 sarà infatti terminata la prima fase, mentre nel 2030 la diga sarà completata con tutti i terminali di Sampierdarena in attività. Sarà quello il momento in cui la città di Genova potrà rafforzare il ruolo di hub strategico per gli scambi delle merci, non solo in Europa, ma nel mondo intero.
La prima pietra di un progetto unico al mondo
Il giorno fissato è il 4 maggio. È questa la data scelta per la “posa della prima pietra”, il primo versamento di pietrisco in mare aperto che dà inizio ai lavori di costruzione della nuova diga foranea.
Il progetto prevede la realizzazione di uno sbarramento realizzato 310 metri più a largo della vecchia diga già esistente, con una lunghezza di 6.200 metri che poggerà su fondali a profondità variabile fino a 50 metri, una delle maggiori al mondo mai sperimentate e la maggiore in Europa.
Un’opera quindi complessa e altamente innovativa che si realizzerà in due fasi, e alla cui costruzione prenderanno parte circa 1.000 persone. La prima fase dei lavori, che si concluderà nel 2026, prevede la costruzione del basamento a 50 metri di profondità attraverso l’impianto di 7 milioni di tonnellate di materiale roccioso sulle quali verranno posizionati elementi prefabbricati in cemento armato composti da circa 100 cassoni cellulari. I cassoni saranno alti come un palazzo di dieci piani (33 metri), avranno una larghezza di 35 metri e una lunghezza di 67 metri.
Numeri che confermano la grandiosità dell’opera che giungerà al 2026 con la fine della prima fase per poi proseguire fino al 2030 con la fase successiva.
Nuova diga foranea di Genova: un progetto innovativo per un’opera sostenibile
Realizzare una diga rispettando i più stringenti criteri di sostenibilità è possibile. È stato questo infatti l’obiettivo dei progettisti che hanno lavorato agli studi di fattibilità dell’opera che è stata pensata, oltre che per ampliare la portata dello scalo, anche per proteggere i bacini e le strutture portuali dai cambiamenti climatici.
Nel complesso la costruzione dell’infrastruttura è basata sul concetto di riuso dei vecchi materiali, a partire dal riuso quasi integrale del materiale proveniente dalla demolizione della vecchia diga, in questo modo minimizzando in modo significativo gli impatti ambientali in fase di costruzione, riducendo le operazioni di trasporto e quindi il consumo di carburante. Anche i cassoni cellulari che saranno posti in fondo al mare saranno prefabbricati nelle vicinanze del porto di Genova, e resi impermeabili grazie a una speciale miscela di calcestruzzo, oltre a essere riempiti con materiali inerti di riciclo, come quelli derivanti dalla demolizione della vecchia diga.
La diga che cambia il volto di Genova
Il porto di Genova è una infrastruttura strategica per il sistema paese. Attualmente i suoi scali gestiscono 66 milioni di tonnellate di merci l’anno e coprono il 33% del traffico container gateway nazionale.
Secondo Ports of Genoa, l’Autorità portuale che gestisce la struttura, senza la nuova diga foranea si registrerebbe una decrescita media annua del 6,8% del traffico container, per arrivare al 2030 con un crollo complessivo del 50% delle tonnellate movimentate. Al contrario, proprio la nuova diga permetterà alla città di anno in anno di conquistare quote di mercato sul commercio, arrivando nel 2030 a gestire tra i 5 e i 6 milioni di TEUs (la misura standard di lunghezza nel trasporto dei container ISO, che corrisponde a 20 piedi, circa 6 metri totali). Inoltre, calcola ancora Ports of Genoa, l’entrata in funzione della nuova diga assicurerà un beneficio economico di 4,2 miliardi di euro, in termini di maggiori introiti da traffico da container, di diritti e tasse portuali.
Genova, peraltro, si trova in una posizione geografica di vantaggio rispetto a Rotterdam (il primo scalo mercantile europeo) negli scambi con i grandi porti del Sud Est Asiatico. Lo scalo italiano, infatti, rispetto al porto di Rotterdam è 1.000 miglia più vicino ai porti di Singapore, Shanghai in Cina e Yokohama in Giappone. Caratteristiche che confermano quanto Genova possa davvero rafforzare da qui ai prossimi anni il ruolo di hub strategico per il commercio mondiale, forte anche delle infrastrutture di collegamento che dal Ponte San Giorgio al Terzo Valico dei Giovi–Nodo di Genova (l’alta velocità ferroviaria) collegano e collegheranno la città con il resto d’Europa.