«La Sicilia – diceva lo scrittore amante dei viaggi Goethe – è la chiave di tutto. Non si può capire l’Italia senza vedere la Sicilia». E così, dai tempi della Magna Grecia a oggi, l’isola che sfiora il continente nello Stretto di Messina e si affaccia sul Mediterraneo a poche decine di miglia nautiche dall’Africa, è rimasta un luogo unico, fatto di bellezze eccezionali ma anche di ritardi, in parte economici, in larga parte infrastrutturali.
Ritardi che saranno colmati nei prossimi anni grazie a una serie di progetti ideati per dotare l’isola di infrastrutture moderne, al pari delle aree più avanzate del continente. E così dalle nuove autostrade all’alta capacità ferroviaria, un genere di trasporto fino a oggi assente in Sicilia, sono decine i cantieri aperti per riscrivere le abitudini di vita dei 5 milioni di siciliani chiamati a muoversi tra grandi città come Palermo, Messina e Catania e tra tantissimi centri più piccoli ma ugualmente vitali.
Cantieri aperti, un’occasione per tornare a casa
A guardarli sulla cartina, i tracciati delle nuove infrastrutture che attraverseranno l’isola, compongono una fitta griglia che si dirama da Sud a Nord e da Est a Ovest mettendo in connessione i centri principali, a partire da Ragusa, Catania, Enna, Caltanissetta, Messina, Palermo.
Otto progetti che portano la firma del Gruppo Webuild in collaborazione con altri importanti operatori economici e che puntano alla realizzazione della prima linea ad alta capacità dell’isola che correrà da Palermo a Messina passando per Catania, e di un nuovo corridoio autostradale che collegherà Ragusa con Catania.
Nell’insieme una rete di opere essenziali per la modernizzazione dell’isola che hanno un impatto immediato sul lavoro delle persone. Attualmente sono impegnate nei cantieri siciliani di Webuild circa 900 persone tra ingegneri, tecnici e operai, anche se sono 7.500 i posti di lavoro previsti quando le lavorazioni andranno a regime. Un’occasione per molti anche di ritornare nella propria terra dopo averla lasciata proprio per lavorare all’estero. È la storia di Salvatore Carmeni, un assistente di cantiere oggi impegnato nella costruzione della nuova linea ferroviaria che passerà nei pressi di Taormina. Carmeni raggiunge ogni giorno il cantiere in macchina, partendo all’alba dalla sua casa alle pendici dell’Etna. «Questa casa per me è tutto – confessa – il premio per tanti sacrifici fatti in questi anni».
Prima di tornare in Sicilia Carmeni ha lavorato in mezzo mondo, dalla Nigeria alla Namibia all’Australia, fino alla M4, la nuova metropolitana di Milano che pochi giorni fa ha inaugurato una prima parte di tragitto dall’aeroporto di Linate alla stazione di San Babila, in centro. «Sono tanti anni sono tornato a casa – ammette – e finalmente ho potuto riscoprire la mia terra e soprattutto la mia famiglia».
La storia di Carmeni è la storia di tanti ingegneri, tecnici e operai che oggi tornano a casa per seguire le opere siciliane lungo un percorso di decine di chilometri, lì dove arriveranno le TBM che dovranno forare le montagne per creare le gallerie dei treni. La sua è la storia di tanti, donne e uomini che hanno riscoperto la Sicilia dopo anni trascorsi lontano, e che oggi mettono le loro competenze al servizio delle grandi opere.
L’impatto delle grandi opere sul futuro della Sicilia
Da qui ai prossimi anni il panorama infrastrutturale della Sicilia cambierà profondamente. Ad oggi i contratti affidati a Webuild prevedono la progettazione e la realizzazione di circa 200 chilometri di nuova linea ferroviaria. Nel complesso sei tratte dove correranno treni che collegheranno Messina con Catania e da lì con Palermo.
Una volta realizzata la linea l’impatto sui tempi di trasporto sarà enorme: per coprire la distanza tra Messina e Catania basteranno 45 minuti, 30 in meno di quanto sia necessario attualmente; mentre per compiere il viaggio più lungo tra Palermo e Catania ci vorranno due ore, un’ora in meno rispetto ad oggi. Mutano così profondamente i tempi per muoversi sull’isola e si riduce in modo significativo anche l’inquinamento: la costruzione delle sette tratte eviterà infatti l’emissione di 53.500 tonnellate di CO2 ogni anno.
Alle nuove ferrovie, che rientrano nel piano delle reti TEN-T europee, si aggiunge il raddoppio e l’ammodernamento del corridoio autostradale Ragusa-Catania, noto come la Ragusana. Questo corridoio strategico per la Sicilia orientale permetterà di collegare le province di Ragusa, Catania e Siracusa, aggiungendo una nuova arteria di percorrenza per favorire la mobilità in tutta la regione. Così, mentre si lavora all’avvio della costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, la Sicilia rivoluziona le sue reti di trasporto interne, destinate a collegare le più grandi città dell’isola con il continente.