Quattro città in cerca di una nuova connotazione internazionale. Ognuna con le sue caratteristiche, culture e stili di vita differenti, ma accomunate dalla stessa voglia di rinnovamento vissuto in chiave sostenibile.
Atene, Buenos Aires, Panama City e Copenhagen, storie lontane, alcune più complesse come nel caso di Atene, che faticosamente sta uscendo dalla terribile crisi economica che ha colpito la Grecia, altre di assoluta modernità, interpretata al meglio da Copenhagen, la capitale della Danimarca che ha tutta l’intenzione di diventare la prima capitale carbon neutral al mondo.
Per quanto i loro destini seguano strade diverse, ognuna di queste città ha scelto di investire in progetti infrastrutturali attenti alla tutela dell’ambiente e di grande impatto per la vita dei cittadini, opere in grado di lasciare un segno e di accelerare lo sviluppo e la crescita.
Un cambiamento che – nei quattro casi – viene declinato con soluzioni differenti, alle volte attraverso un’opera strategica per i trasporti, altre volte attraverso la costruzione di un simbolo, come quello che Atene ha trovato nello Stavros Niarchos Foundation Cultural Center.
Atene, rinascere attraverso un’icona
Il Centro, ideato da Renzo Piano e finanziato dalla Stavros Niarchos Foundation, è stato realizzato da un gruppo di imprese guidato da Salini Impregilo con l’intenzione di creare nel quartiere Kallithea un luogo di ritrovo per la cultura e per l’arte che desse l’immagine di una nuova Atene.
A due passi dal porto del Pireo, lo Stavros Niarchos Foundation Cultural Center è un’incredibile opera architettonica, unica al mondo per il suo design e per il rispetto dei più elevati criteri di sostenibilità. Questa eccellenza gli è valsa la conquista di alcuni tra i più prestigiosi riconoscimenti internazionali in tema di sostenibilità ambientale. Tra questi, l’European Solar Prize 2017, l’ENR 2016 Global Best Project Award, oltre al riconoscimento della Platinum Leadership in Energy and Enviromental Design, il rating più elevato previsto dalla certificazione LEED. E proprio la sua eccellenza ha reso il Centro un punto di riferimento per la città intera e per i suoi abitanti. Riscrivendo la geografica del quartiere, lo Stavros Niarchos Foundation Cultural Center – inaugurato nel 2016 – ha di fatto contribuito a disegnare il nuovo volto di una città che oggi è impegnata ad attirare investitori esteri che favoriscano la crescita. Un obiettivo possibile come ha confermato nelle scorse settimane la Banca di Grecia annunciando che nel gennaio 2018 i flussi degli investitori internazionali in Grecia sono aumentati del 205% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Giunto alla scadenza del terzo e ultimo piano di salvataggio imposto dall’Unione europea, il paese conta di far ripartire la sua economica puntando proprio su alcune infrastrutture strategiche.
Panama City, crocevia di uomini e merci
Investire nelle infrastrutture strategiche è anche quello che, dall’altra parte dell’oceano, sta facendo Panama City. Centro nevralgico degli scambi internazionali e catalizzatore degli investimenti e dei progetti più ambiziosi per l’intero stato, la città vive da qualche anno un importante fermento infrastrutturale. Il boom edilizio degli anni ’90 che ha ridisegnato lo skyline della costa facendola assomigliare a quella di Hong Kong o Manhattan, si gonfia e si sgonfia continuamente lasciando pezzi di grattacieli tuttora disabitati. Ma è molti piani più in basso che Panama City sta affrontando la sua sfida. L’inaugurazione del nuovo Canale di Panama, avvenuta nel 2016, è stato un segnale al mondo del nuovo corso avviato ormai da diversi anni. Il Canale, che raddoppia la capacità del precedente, permette il passaggio delle grandi navi Post-Panamax e lo fa riducendo considerevolmente il consumo di acqua dolce rispetto ai livelli abituali del Canale precedente. In termini di impatto commerciale, invece, l’infrastruttura ha riportato la città al centro degli scambi marittimi internazionali. Una posizione strategica che Panama City intende sfruttare al meglio, non solo investendo nello sviluppo dei due porti (uno sulla sponda atlantica e l’altro su quella pacifica), ma anche puntando sulle infrastrutture di trasporto. Dopo aver realizzato la linea 1 e la linea 2 della metropolitana, è stato da poco lanciato il progetto di costruzione di una terza linea che collegherà l’aeroporto con il centro della città, fino a raggiungere le periferie cittadine oltre il Canale di Panama. Per la realizzazione dell’opera, che trasporterà 22mila persone all’ora, è infatti prevista la costruzione anche del quarto ponte sul Canale.
Copenhagen, addio all’inquinamento con i trasporti intelligenti
Proprio come Panama City anche la capitale della Danimarca sta investendo moltissimo nello sviluppo dei suoi sistemi di trasporto. La città vive un periodo di grande cambiamento che la sta trasformando in una delle metropoli più innovative sul panorama mondiale. A guidare la sua corsa è l’amministrazione comunale e il suo sindaco Frank Jansen che in più occasioni ha ribadito l’intenzione di ridurre al massimo le emissioni di anidride carbonica, permettendo a Copenhagen di diventare una città carbon neutral entro il 2025.
Di conseguenza sono stati varati grandi investimenti nelle infrastrutture di trasporto sostenibile per arrivare all’appuntamento di quell’anno con il 75% degli spostamenti dei cittadini compiuti a piedi, in bicicletta oppure con i mezzi pubblici. Già attualmente all’interno della città sono presenti 400 chilometri di piste ciclabili e il 40% degli abitanti raggiunge il posto di lavoro in bicicletta.
Ma una spinta forte al raggiungimento di questo incredibile risultato la darà l’inaugurazione di Cityringen, l’anello metropolitano che è tuttora considerato una delle opere infrastrutturali più importanti della storia cittadina. Una volta in funzione la linea metropolitana che gira intorno alla città trasporterà oltre 240.000 passeggeri al giorno (72 milioni in un anno), offrendo il proprio servizio all’85% della popolazione. Un cambiamento profondo per la città ma anche per la Danimarca che attraverso questo investimento vuole conquistare la prima fila mondiale in tema di sostenibilità.
Grandi autostradale per gli abitanti di Buenos Aires
Il tema delle infrastrutture e del loro impatto sulla qualità della vita è ormai trasversale e supera i confini nazionali. Anche in una città ricca di storia e complessa come Buenos Aires lo sviluppo della mobilità è sempre più al centro dell’agenda politica e delle prassi delle grandi aziende di costruzione.
E proprio intorno alla sua rete stradale la capitale dell’Argentina ha ricostruito e sta ricostruendo oggi il suo sistema di mobilità, con l’obiettivo di ridurre il congestionamento e rendere la città più vivibile. Un obiettivo che la città insegue da molti anni con progetti pionieristici come la cosiddetta Autostrada “Accesso Nord” di Buenos Aires, in tutto 120 chilometri di vie ad elevato scorrimento che circondano la metropoli al fine di ridurre il flusso di veicoli che entrano nel centro urbano e di agevolare l’esodo dalla città per il fine settimana. Un’opera imponente, per la quale sono stati realizzati 80mila metri quadrati di ponti, quasi 7mila piloni e tralicci, 52mila metri di condotti di scoli pluviali.
La realizzazione dell’Accesso Nord a Buenos Aires segna la storia infrastrutturale di una città che è tuttora al centro di una serie di importanti iniziative come ad esempio la costruzione di una nuova autostrada per la quale il governo ha annunciato a luglio un investimento di 262 milioni di dollari. Adesso l’appuntamento è al 5 e 6 dicembre prossimo quando proprio nella capitale si terrà la terza edizione del “Argentina Infrastructure Summit”, nel corso del quale sarà presentato un piano di progetti infrastrutturali strategici per la modernizzazione di Buenos Aires e dell’Argentina intera.