Un luogo sperduto tra le montagne del New South Wales, una morfologia ideale per produrre energia dall’acqua, e una TBM lunga 137 metri incaricata di scavare un tunnel di 2.660 metri con una pendenza in discesa del 9%.
È questa la cronaca di Snowy 2.0, il mega progetto che prevede la costruzione di nove impianti idroelettrici nell’ambito di quello che è conosciuto come lo Snowy Mountains Hydro-electric Scheme. Il progetto, commissionato da Snowy Hydro alla joint venture Future Generation guidata dal Gruppo Webuild, che ci sta lavorando insieme alla controllata statunitense Lane e al partner australiano Clough, prevede la costruzione di un impianto di pompaggio capace di generare 2.000 MW di energia, arrivando a coprire il fabbisogno energetico di tre milioni di abitazioni per oltre una settimana.
Una grande opera, la più grande nel suo genere per la storia australiana, strumento essenziale per una transizione energetica che sostenga anche lo sviluppo economico.
Snowy 2.0, le talpe al lavoro
La prima delle tre tunnel boring machine è sbarcata a Port Kembla a luglio, trasportata a bordo della nave AAL Shanghai. Una enorme fresa meccanica divisa in singole parti pesanti fino a 174 tonnellate che è stata trasportata in cantiere e lì riassemblata. Proprio le sue caratteristiche tecniche permettono alla TBM di scavare questo tunnel lungo 2.660 metri che corre ad una pendenza del 9% arrivando fino alla camera sotterranea dove sarà costruita la power station. È questo il cuore dell’impianto di pompaggio che sfrutta l’acqua per creare energia.
Per realizzarlo il Gruppo Webuild e i suoi partner (compreso il contractor australiano Leed Engineering) hanno messo sul campo già circa 500 persone, impegnate da oltre 12 mesi nei lavori di costruzione esplorativa. Una volta completato questo tunnel, la fresa meccanica sarà messa al lavoro sul secondo tunnel Tailrace, lungo 5.800 metri.
Lo Snowy 2.0 rappresenta l’evoluzione dello Snowy Mountains Hydro-electric Scheme, il sistema di centrali elettriche alimentate dall’acqua che già oggi genera circa un terzo dell’energia rinnovabile del NEM, il Mercato Nazionale dell’Elettricità australiano.
Portare energia rinnovabile al resto del paese
Nelle ultime decadi l’idroelettrico si è confermato la prima fonte di energia rinnovabile in Australia. Secondo l’Arena (Australian Renewable Energy Agency), il settore hydro produce tra il 5 e il 7% dell’energia consumata ogni anno nel paese e rappresenta il 40% del totale prodotto da fonti rinnovabili.
Ad oggi sono 100 gli impianti idroelettrici attivi sul territorio nazionale, la maggior parte dei quali situati proprio nelle regioni più a Sud, come ad esempio lo Snowy Mountains Hydro-Electric Scheme.
Secondo l’Agenzia proprio gli impianti idroelettrici sono il punto di partenza e la chiave per portare a termine con successo il processo di transizione energetica dalle fonti tradizionali alle rinnovabili.
Nello specifico, l’Arena indica per il futuro del paese gli impianti di pompaggio, come lo stesso Snowy 2.0, che funzionano attraverso due bacini idrici posizionati ad altitudini differenti e collegati da lunghe tubature all’interno delle quali scorre l’acqua. Quando la domanda di energia aumenta, l’impianto si mette in moto pompando acqua dal bacino superiore a quello inferiore, l’acqua in movimento muove le turbine di un generatore creando elettricità.
Il ruolo di Webuild nello sviluppo delle infrastrutture sostenibili
La costruzione di Snowy 2.0 rientra nell’impegno profuso dal Gruppo Webuild su scala mondiale per sostenere lo sviluppo di opere infrastrutturali improntate alla sostenibilità.
Non solo energia elettrica prodotta dall’acqua, ma anche mobilità sostenibile (attraverso la costruzione di linee metropolitane e treni ad alta velocità) finalizzata alla riduzione del congestionamento e dell’inquinamento.
Solo in termini di energia pulita proveniente dall’acqua, il 51% dei nuovi ordini acquisiti da Webuild nel 2019 è relativo proprio a progetti di clean hydro energy. Grazie alla sua posizione di leadership nel settore, le opere realizzate dal Gruppo sono in grado di assicurare ogni anno un abbattimento delle emissioni di Co2 pari a 14,5 tonnellate.
Una strategia industriale che risponde agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile indicati dalle Nazioni Unite, nella convinzione che proprio le infrastrutture sostenibili possano essere la strada per creare benessere e crescita in un futuro tutt’altro che lontano.