Per le vie di Brooklyn le chiamano i “transit deserts”. Questi deserti sotterranei sono in realtà le stazioni della metropolitana che proprio a Brooklyn vantano il triste record di essere tra le più inaccessibili al mondo. Mancanza di scale mobili, ascensori inesistenti, servizi e infrastrutture per i disabili assenti.
Un problema che non riguarda solo il borough che si affaccia sull’East River dove il 68% delle stazioni della metropolitana è di fatto escluso ai portatori di handicap e ai soggetti più fragili (anziani e bambini), ma l’intera New York City Subway, tanto da obbligare di fatto la MTA (la Metropolitan Transportation Authority, la società che gestisce la rete metropolitana newyorkese) a promettere di portare a termine quella che, per caratteristiche e portata, assomiglia a una sfida infrastrutturale tra le più complesse.
Sono infatti 472 le stazioni attive sotto la superficie della Grande Mela. Di queste, appena 126 sono interamente accessibili ai viaggiatori, mentre la maggior parte resta un miraggio per molte persone, in particolare per i portatori di handicap.
Un ritardo che la MTA ha accettato di colmare al termine di un lungo negoziato con una serie di legali che hanno presentato delle class action contro l’Authority che gestisce la metropolitana proprio per la discriminazione di fatto dovuta alle condizioni dell’infrastruttura, definita da molti una delle metropolitane più inaccessibili al mondo.
Da qui l’accordo, siglato nei giorni scorsi, che prevede una serie di interventi massicci destinati a modernizzare il 95% delle stazioni e ad essere completati interamente solo nel 2055, quando la metro di New York City potrà davvero essere accessibile per chiunque.
Stazioni della metro di New York: un percorso a ostacoli verso l’integrazione
Il piano di interventi sulle stazioni della metro di New York City non si limita all’inserimento di ascensori o rampe elettriche per i portatori di handicap, ma richiede interventi profondi di manutenzione nella struttura stessa delle stazioni.
La MTA dichiara che sta già investendo 5,2 miliardi di dollari (questa la dotazione prevista per il quinquennio 2020-2024), che prevedono tra l’altro la modernizzazione di 81 stazioni. Oltre a questo stanziamento l’obiettivo è quello di trovare altri fondi per rispettare l’accordo condiviso: gli interventi sulle prime 81 stazioni si concluderanno entro il 2025. Entro il 2035 saranno interessate dai lavori altre 85 stazioni; altre 90 entro il 2045 e le ultime 90 entro il 2055.
Nel complesso si tratta di interventi monumentali se si considera che nel 2020 erano stati portati a termine progetti di accessibilità in appena 15 stazioni, con un ritmo rallentato anche dalla crisi finanziaria dovuta al Covid-19 che per più di un anno aveva ridotto in modo considerevole il numero degli utilizzatori della metropolitana. Oggi si è tornati ai trend precedenti, ma soprattutto – alla luce delle ripetute denunce e segnalazioni inviate alla stampa – la MTA ha confermato l’intenzione di lanciare il piano straordinario per ammodernare una volta per tutte una delle infrastrutture più importanti di New York City.
New York, una metro non per tutti
La questione dell’accessibilità della metro di New York City non è nuova. Il tema viene dibattuto da anni e le prime cause contro la MTA risalgono al 2017. Un Report del 2018 realizzato dall’ufficio del “New York City Comptroller” (l’ufficiale incaricato di controllare il corretto funzionamento delle agenzie municipali rispetto ai bisogni dei cittadini) ha rivelato che in città vivono almeno 200.000 newyorkesi con disabilità varie ai quali è negato l’accesso alle stazioni della metropolitana.
Gli interventi adesso previsti per l’ammodernamento della linea assicureranno un beneficio diretto anche a centinaia di migliaia di anziani e di famiglie con bambini molto piccoli che oggi faticano a utilizzare il trasporto pubblico in città.
Il tema è ancora una volta economico e su questo è intervenuto sui media anche il Danny Pearlstein, Direttore di Riders Alliance & Communications (l’Associazione che riunisce e rappresenta gli utenti del trasporto pubblico statunitense).
«Dipende dal governatore dello stato di New York e dagli uffici federali – ha dichiarato Pearlstein – applicare tasse alle forme di mobilità che creano inquinamento permettendo di accumulare risorse per finanziare la piena accessibilità delle stazioni. Con l’inquinamento crescente e l’aumento delle emissioni nocive che rendono più difficile lo sviluppo sostenibile di New York, è ora di investire in infrastrutture che favoriscano la mobilità green come appunto la metropolitana».
Un invito che anche il governo federale ha raccolto nei mesi scorsi. Lo scorso anno l’Amministrazione Biden ha infatti votato l’All Stations Accessibility Prorgram Act, un piano di investimenti inserito all’interno del più ampio “Infrastructure Investment and Jobs Act” che prevede un investimento federale di 350 milioni di dollari l’anno fino al 2026. È sicuramente un punto di inizio ma non ancora sufficiente per rispondere al bisogno di modernizzazione delle grandi infrastrutture di trasporto americane come appunto la metropolitana di New York City.