È forse uno dei più grandi cantieri di Parigi insieme a quello del Grand Paris Express (la nuova linea metropolitana che collegherà i comuni della Ile de France). Ma soprattutto è il cantiere che dovrebbe far rinascere uno dei luoghi più iconici della capitale francese. Dalla notte del 15 aprile del 2019, quando le fiamme bruciarono il tetto e la guglia della cattedrale, danneggiando la volta interna e distruggendo numerose opere d’arte, Notre-Dame de Paris combatte per rinascere.
Il suo cantiere imponente, in funzione giorno e notte, è visibile da molte parti della città e rappresenta oggi una delle sfide più ambiziose non solo di Parigi ma di tutto il paese. Il presidente francese Emmanuel Macron, durante una sua recente visita di Stato in Germania ha ufficializzato che la cattedrale di Notre-Dame de Paris riaprirà al pubblico il prossimo 8 dicembre: «Tutti potranno venire a visitarla – ha dichiarato il capo dello Stato francese – perché Notre-Dame sarà ricostruita.»
Ricostruire un monumento unico
Ci sono volute poche ore per stilare un bilancio dei danni causati dal terribile incendio che ha colpito la cattedrale di Parigi. Le fiamme hanno distrutto la guglia, inaugurata nel 1859, tre importantissime reliquie (un pezzetto della corona di spine, una reliquia di
Saint-Denis e un’altra di Santa Genoveffa) e “la foresta”, ovvero l’intrico di travi di quercia creato nel 1220 da una delle falegnamerie più antiche della città e considerato
uno dei gioielli architettonici della cattedrale. Oltre a questo, sono rimasti danneggiati il grande organo con le sue cinque tastiere, 8.000 canne e molte delle vetrate.
In questi anni i lavori si sono concentrati sul recupero di questo incredibile patrimonio artistico. Oltre 1.000 persone in media hanno lavorato nel cantiere della cattedrale, alcune di queste impegnate negli interventi strutturali, altre nella ristrutturazione di oggetti preziosi come il Grande Organo. Per farlo, Établissement Public, l’agenzia statale incaricata di gestire la ricostruzione, ha indetto gare specifiche in base alle esigenze. E così, imprese specializzate negli interventi architettonici hanno lavorato accanto ad archeologici impegnati nel recupero delle opere d’arte danneggiate. Un lavoro di squadra complesso e altamente rischioso, che ha tenuto con il fiato sospeso non solo la Francia ma il mondo intero, come accade sempre quando in pericolo sono quelle opere d’arte patrimonio dell’umanità.
Da Notre-Dame ad Abu Simbel: salvare i monumenti per salvare la storia dell’uomo
Il salvataggio di Notre-Dame de Paris, la cattedrale simbolo della cristianità colpita da un incendio devastante, ricorda quello dei templi di Abu Simbel in Egitto. Altre epoche, altre civiltà, eppure anche allora (nel 1960 quando presero il via le operazioni sotto la guida dell’Unesco) l’attenzione del mondo si concentrò sul futuro di quel patrimonio che tutti consideravano vitale per la sopravvivenza della storia stessa dell’uomo.
In quell’occasione, i templi di Abu Simbel costruiti da Ramses II nel XIII secolo a.C., avrebbero rischiato di rimanere sommersi dalle acque del Nilo a seguito della costruzione della diga di Assuan. Per evitare quel disastro intervennero 113 paesi e alcune tra le migliori aziende di costruzioni al mondo. Tra queste anche il Gruppo Webuild che portò in Egitto alcuni tra i migliori minatori e marmisti d’Italia, impegnati nel difficile compito di dividere in blocchi i due templi, smontarli, trasportarli altrove e rimontarli nella loro nuova dimora preservandone l’integrità.
I templi furono sezionati in 1.030 blocchi, venne costruita una collina artificiale come loro futura sede e poi furono ricostruiti fedelmente 65 metri più in alto e 280 metri più all’interno, conservando però il loro orientamento originario verso gli astri e il sole.
Il salvataggio dei templi di Abu Simbel rimane ancora oggi un progetto unico al mondo, frutto dell’impegno condiviso di grandi imprese e governi, sotto il cappello internazionale dell’Onu. Un’impresa lanciata per salvare un patrimonio dell’umanità, la stessa impresa condotta oggi per riportare Notre-Dame de Paris al suo antico splendore.