Trasformare un’area industriale abbandonata in una nuova centralità urbana. Riqualificare un intero quartiere che il tempo e l’incuria avevano relegato a grande magazzino del porto cittadino. Rivalutare quello che rimaneva del letto di un fiume che negli anni Cinquanta era stato deviato per scongiurare il rischio di pericolose esondazioni.
Dietro la bellezza e il valore artistico della Città delle Arti e delle Scienze di Valencia c’è la storia di un grandioso progetto di riqualificazione urbana, che risponde all’ambizione delle metropoli mondiali di riscrivere il loro volto in nome della sostenibilità e della qualità della vita.
Questo è stato ed è tuttora l’obiettivo dell’opera progettata dall’architetto Santiago Calatrava, l’incredibile struttura che occupa una superficie di 350.000 metri quadrati completata nel 2009.
Una città nella città, che diventasse un attrattore mondiale per il turismo, ma anche per gli studiosi di scienze e gli appassionati di architettura, e rimettesse Valencia sulle mappe mondiali.
Era questo l’intento di Calatrava, architetto nato a Valencia e conosciuto in tutto il mondo, per le sue opere innovative, caratterizzate dal bianco come colore dominante e dalle forme sinuose e moderne.
La Città delle Arti e della Scienza è forse l’esempio più rappresentativo della sua architettura perché unisce la bellezza delle forme alla grandiosità della struttura. L’opera sorge sull’antico letto del fiume Turia, non troppo lontano dal mare e si divide in cinque aree all’interno delle quali è possibile fare praticamente di tutto: assistere a un’esibizione dell’opera, ascoltare musica, visitare un museo, appassionarsi di fronte all’acquario più grande d’Europa, o anche semplicemente passeggiare nell’Umbracle, l’enorme giardino che circonda la Città.
L’ideazione e la nascita della Città delle Arti e delle Scienze
La Città delle Arti e della Scienza non è solo il prodotto di un grande architetto, ma anche un’opera infrastrutturale vera e propria, complessa e innovativa. Per capire il suo impatto anche economico sulla città di Valencia, nel 2019 il governo locale ha calcolato che ogni anno la struttura assicura un giro d’affari di 113 milioni di euro dando lavoro a 3.509 persone.
L’idea di dar vita a un’opera del genere, venne nel 1989 al presidente del Governo Autonomo di Valencia, Joan Lerma, dopo una visita presso la Città della Scienza e dell’Industria di Parigi.
Il primo progetto ufficiale fu commissionato nel 1990 con un costo di 556mila euro e affidato in collaborazione all’Università di Valencia, mentre il progetto definitivo fu presentato da Santiago Calatrava nel maggio del 1991.
Per la sua realizzazione, commissionata nel 1996, sono stati stanziati inizialmente 300 milioni di euro con l’idea che l’opera diventasse un simbolo della città come il Museo Guggenheim di Bilbao, progettato dall’architetto Frank Gehry. E così è stato, anche se – durante la sua costruzione il budget necessario per la sua realizzazione è cresciuto a dismisura arrivando a 1,2 miliardi di euro.
Dopo la catastrofica inondazione del 1957 in cui proprio il Turia esondò, il corso del fiume venne deviato dando così vita a un’area lunga un chilometro che divenne il luogo ideale dove far sorgere un grande parco internazionale.
La sua realizzazione fu abbastanza travagliata. La costruzione iniziò nel luglio del 1996 e il primo edificio, l’Emisfero, fu inaugurato il 16 aprile del 1998. Ci vollero però venti anni per portare a compimento l’intero progetto. Le ultime parti della struttura a vedere la luce furono il Palazzo delle Arti Reina Sofia, inaugurato i l9 ottobre del 2005, e l’Agorà, che chiuse definitivamente i lavori nel 2009.
Gli edifici che compongono il complesso architettonico
La città delle Arti e della Scienza è una vera e propria città dentro la città di Valencia, composta da una serie di edifici diversi tra loro, ognuno con la sua funzione e le proprie peculiarità.
Il Palazzo delle Arti Reina Sofia
È questo l’edificio più grande del complesso architettonico progettato da Santiago Calatrava, immaginato per ospitare il teatro dell’Opera di Valencia. Il progetto iniziale prevedeva al suo posto una torre di comunicazione, poi l’architetto lo cambiò disegnando una struttura alta 70 metri che ricorda quella del cranio umano e che rispondesse alla necessità di dar vita a un luogo che fosse destinato esclusivamente alla divulgazione e all’ascolto della musica, delle arti teatrali e della danza.
Proprio come l’Auditorium Parco della Musica di Roma e lo Stavros Niarchos Foundation Cultural Center di Atene, entrambi realizzati dal Gruppo Webuild, anche questa struttura mette al centro della sua ragion d’essere la bellezza intesa come la forma migliore per dare volto ed espressione all’arte.
Emisfero e il Museo della scienza
L’emisfero ha una forma che si ispira a quella dell’occhio umano e si riflette su un lago di 24.000 metri quadrati. All’interno della struttura è presente un cinema con uno schermo di 900 metri quadrati e un planetario a forma di globo. La struttura ospita inoltre una biblioteca, un ristorante e un altro auditorium.
Il museo della Scienza e della Tecnica Principe Felipe ricorda invece per alcuni la forma di un’onda, per altri lo scheletro di una balena. L’intera struttura si affaccia proprio sull’acqua attraverso una lunga galleria vetrata.
Il museo è il luogo delle esposizioni in tema tecnologico e scientifico: 40.000 metri quadrati suddivisi su tre piani, la cui fruizione avviene sempre e soltanto attraverso la sperimentazione diretta.
L’Agorà e l’Oceanografico
L’Agorà è l’ultimo edificio costruito all’interno della grande struttura immaginata dall’architetto Calatrava. La sua funzione è quella di rappresentare una grande piazza coperta e a forma ellittica messa al servizio delle esigenze più disparate, dalle rappresentazioni teatrali alle proiezioni.
Non troppo lontano dall’Agorà sorge invece l’Oceanografico, uno dei parchi naturali più grandi d’Europa dove è possibile ammirare i più importanti ecosistemi del Pianeta: 45.000 esemplari appartenenti a 500 specie marine differenti che vivono in 9 aree diverse del pianeta. Il tetto dell’Oceanografico, a differenza del resto della struttura, è stato progettato dall’architetto Felix Candela.
Valencia e le sue infrastrutture
La Città delle Arti e delle Scienze è ormai un simbolo per Valencia, centro vitale e moderno nonché una delle più grandi città della Spagna.
La deviazione del fiume Turia, dalla quale è stata bonificata l’area dove sorge la Città, è un elemento chiave della storia infrastrutturale di questa città. Il tema – aperto ancora oggi – è quello delle infrastrutture idriche, inadeguate rispetto alle caratteristiche del luogo e alle piogge copiose che colpiscono la regione. Gli ultimi casi risalgono al dicembre del 2019 e ai primi mesi del 2020 quando si è abbattuta sulla città la Tempesta Gloria causando danni ingenti alla città.
Per comprendere l’impatto di questi fenomeni sulla città, l’EIB (European Investment Bank) ha stanziato nel mese di settembre 100 milioni di euro da destinare alla Regione Valenziana proprio per ripristinare i danni causati dalle recenti inondazioni. Oltre a creare infrastrutture più efficaci contro le inondazioni, gli investimenti daranno vita entro il 2025 a 1.500 posti di lavoro.
«La regione di Valencia – ha dichiarato il ministro delle Finanze valenziano, Vicent Soler – assisterà nei prossimi anni a un aumento di siccità e piogge torrenziali, così come all’aumento delle temperature e all’innalzamento del livello del mare. Investire su infrastrutture che rispondano a questi cambiamenti climatici è quindi una priorità per il prossimo futuro».
Il futuro: la Città della Scienza un cantiere aperto
Dopo venti anni di lavori la Città delle Arti e della Scienza non sembra ancora conclusa. Proprio quest’anno l’amministrazione cittadina ha annunciato la realizzazione del CaixaForum Valencia, una nuova struttura che sarà costruita negli spazi dove oggi sorge il complesso progettato da Calatrava. Secondo il progetto, edificio sarà adibito a centro culturale, con una superficie di 6.500 metri quadrati e al suo interno la presenza di due grandi sale espositive e un auditorium capace di ospitare 300 persone.
Per realizzarlo è stato previsto un investimento di 19 milioni di euro e due anni di lavori, a dimostrazione che il processo di riqualificazione urbana di Valencia iniziato due decenni fa non è ancora concluso.